Una petizione ai sindaci per la prevenzione del diabete

Più della metà delle persone con diabete, circa 3,3 milioni in Italia destinati a raddoppiare nei prossimi dieci anni, vive nei centri urbani, che non offrono, se non in rari casi, supporti e incentivi per migliorare la quotidianità e contenere le conseguenze della malattia. Per questo, in occasione della decima edizione dell’Italian Barometer Diabetes & Obesity Forum, promosso da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation e dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, con il contributo di Novo Nordisk, è stata proposta ai sindaci italiani la sottoscrizione di una Carta a tutela della salute dei cittadini, adottando misure particolari nelle singole città. A questo programma di salute urbana avevano già aderito, negli anni passati, città come Copenaghen, Houston, Tianjin, Shanghai, Vancouver, Johannesburg, Città del Messico a cui si aggiunge oggi Roma che intende sottoscrivere le proposte di una città che difenda la salute dei cittadini, con particolare attenzione a chi è affetto da una patologia come il diabete.

Per conoscere meglio questo progetto, abbiamo intervistato la professoressa Simona Frontoni, presidente del Comitato scientifico dell’Italian Barometer Diabetes & Obesity Forum e diabetologa presso l’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina di Roma.

Come verrà attuato questo progetto in una città come Roma, che ha da poco aderito al programma Cities Changing Diabetes?
«La Regione Lazio è al terzo posto per incidenza di diabete in Italia e Roma, con il 6,5% di persone con diabete, supera la media nazionale, che è del 5,4, secondo i recenti dati Istat. Inoltre, all’interno della città, c’è una grande variabilità tra le zone centrali e periferiche, più o meno disagiate, con percentuali di malattia che vanno dal 5,9 al 7,3%, segno evidente dell’impatto che l’ambiente ha sullo sviluppo della malattia. Nella capitale si evidenziano le problematiche degli anziani che vivono soli (30% degli over-65) e della sedentarietà, fattori che incidono pesantemente sul una malattia come il diabete, per la quale il movimento e l’attività fisica sono fondamentali. Per questo motivo, il nostro progetto si propone di spostare l’attenzione dalla malattia alla prevenzione. Se vogliamo ridurre l’incidenza di una patologia come il diabete, spesso conseguenza dell’obesità, dobbiamo incentivare iniziative come la creazione di piste ciclabili, di zone verdi dove le persone possano camminare all’aria aperta ed evitare di respirare lo smog delle strade trafficate. L’ambiente cittadino deve creare salute, non causare malattie. Una sana politica di prevenzione, oltre a diminuire l’incidenza di una malattia come il diabete, potrebbe anche contenere i costi per le cure e i ricoveri».

 Ma la politica di prevenzione dell’obesità e del diabete in città dovrebbe forse cominciare dai ragazzi, con iniziative a livello scolastico…
«Effettivamente abbiamo proposto qualche anno fa un progetto pilota “Educagiocando” in alcune scuole primarie di Riccione e della città di Roma, dove gli insegnanti aiutavano i ragazzi a completare un gioco che richiedeva la conoscenza di corretti stili di vita e abitudini alimentari. Un’adeguata educazione dei giovani a stili di vita sani è lo strumento più importante per combattere il dilagante fenomeno dell’obesità, che oggi, soprattutto nella fascia d’età dagli 8 agli 11 anni, registra un incremento del 30-40%, in particolare in Campania e nelle Isole. I ragazzi obesi di oggi saranno, nei prossimi anni, soggetti con diabete».

Un’altra “emergenza diabete” sembra evidenziarsi nelle donne in gravidanza. Come correre ai ripari?
«Il diabete gestazionale ha avuto, negli ultimi dieci anni, un’impennata del 20-30%, soprattutto nelle donne obese, che hanno più di 30 anni. E anche per loro è fondamentale un programma di prevenzione mirato agli stili di vita, con interventi nutrizionali, educativi e psicologici, nell’ambito dei centri di prevenzione specializzati, che la città di Roma si propone di attuare. E’ fondamentale agire su più fronti, coinvolgendo specialisti, istituzioni, realtà politiche, per programmare corsi di preparazione alla gravidanza, con particolare attenzione alle donne obese e diabetiche. In questo senso, risulta di fondamentale importanza il periodico controllo della glicemia ed eventualmente della curva glicemica, prima di programmare una gravidanza e nei mesi/anni successivi. Il diabete gestazionale si associa, infatti, a un eccessivo ingrossamento del feto, con conseguente necessità di parto cesareo ed eventuale predisposizione a sviluppare un’obesità infantile».

di Paola Trombetta

 

 

 

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