Ben arrivata primavera ma… è allerta allergie!

La primavera piace alle donne. La stagione più mite e le lunghe giornate influenzano positivamente l’umore, più sereno e ottimista, e il fisico riacquista il pieno vigore, merito anche della maggiore attività fisica o del tempo libero spesso trascorso all’aria aperta. Una sensazione condivisa da molte donne ma non da tutte, perché per oltre il 30% la primavera, con le sue fioriture e pollinazioni, è sinonimo anche di allergia, il secondo evento stagionale più temuto, dopo l’estiva prova costume. Lo rivela un’indagine condotta a febbraio tra mille italiani, di cui il 46% circa di donne, di età compresa fra 18 anni e over 55, equamente distribuiti sul territorio. Dalla ricerca emerge che l’allergia non causa solo fastidiosi starnuti, prurito e lacrimazione agli occhi –  i disagi più denunciati dalle donne – o bruciori al palato, a cui si accompagnano anche stanchezza, asma o senso di soffocamento, ma impatta anche in modo importante sulla quotidianità e la vita familiare o sociale. Per la donna, in particolare, allergia significa calo del tono umorale, irritabilità, diminuzione della qualità e delle ore di sonno, difficoltà di concentrazione e attenzione.

«Questo condizionamento negativo nel riposo notturno limita il rendimento dell’allergico – spiega il Professor Giorgio Walter Canonica, Presidente SIAAC (Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica) – cioè riduce drasticamente la produttività lavorativa per gli adulti e dello studio nei giovani o bambini». A cui si aggiunge anche una limitazione della socialità: si esce meno con le amiche, si fa meno attività fisica, in compenso ci si scontra di più con il partner e i figli perché si abbassa la soglia di tolleranza dato il cattivo umore generale. Insomma, l’allergia rende la vita familiare più difficile, e ancor più se si hanno figli piccoli… Un problema, quest’ultimo, destinato a crescere perché secondo le stime più recenti, l’allergia è sempre più “giovane”. «Il calcolo riferisce di un 30% di adolescenti con rinite, con un trend in crescita – dichiara il professore – che potrebbe infatti arrivare al 50% nel 2020». Del resto tra gli intervistati under 30 uno su 4 si dichiara allergico e, in linea generale, il numero degli allergici che soffre della tipica sintomatologia –  spesso o in tutte le stagioni in funzione di uno o più allergeni a cui si è sensibili (pollini, ma anche peli di animali o acari), è passato da poco meno del 17% del 2014 al 19% attuale. Con una percentuale globale di allergici che si aggira intorno al 40%, seppure i sintomi e i fattori scatenati possono essere di varia entità e natura. Complici diversi fattori: una predisposizione genetica su cui agisce una componente ambientale, dai cambiamenti climatici che hanno allungato il periodo della pollinazione, come nel caso della parietaria che ha acquistato 85 giorni di pollinazione in più in circa 20 anni, agli inquinanti outdoor, quali lo smog, e indoor come i derivati epidermici animali o le muffe, fino allo stile di vita occidentale e all’alimentazione.

Il meccanismo di sviluppo della reazione allergica, indipendentemente dall’allergene scatenante è sempre lo stesso: «È mediato dalle immunoglobuline E-IgE – precisa Canonica – che legandosi alle cellule effettrici della reazione allergica (mastociti e basofili) fanno rilasciare sostanze come l’istamina che inducono i sintomi». Tuttavia i rimedi ci sono e gli italiani hanno imparato a usarli, meglio e di più, con un incremento di +9% rispetto al 2014: il primo trattamento a cui si fa ricorso, con una percentuale del 56% specie tra chi soffre di allergia tutto, sono i farmaci da banco tra cui antistaminici per via orale o topica nasale, corticosteroidi nasali, cioè farmaci già indicati dalle linee guida internazionali e nazionali, come decongestionanti, vasocostrittori. Il 32% si affida invece al consiglio del medico, specie con l’avanzare dell’età, in funzione anche di possibili interferenze farmacologiche con altre terapie in corso, a cui segue nel 16% dei casi l’impiego di cure naturali come l’omeopatia, preferita dai 40-50enni, fino al 18% che non fa nulla, aspettando che i sintomi passino da soli. Soltanto il 6% circa degli italiani ricorre al vaccino che, invece, rappresenta la prima cura e la più efficace per l’allergia. «L’AIT o Immunoterapia Allergene Specifica – aggiunge lo specialista – mirata ai meccanismi biologici dell’allergia può modificare la storia clinica e il decorso della malattia, a patto che venga utilizzata nel paziente giusto, sottoposto a un’attenta diagnosi molecolare e test allergologici in vivo e in vitro. Dall’AIT possono beneficiare soprattutto i giovani».

Non solo farmaci. Si possono attuare anche pratiche misure cautelative o preventive, evitando di uscire nelle ore centrali e più calde (a più alta concentrazioni di pollini) o in giornate ventose, per passeggiare o per fare jogging specie nei giardini e parchi, ma neppure nelle fasi iniziali di un temporale o di una pioggia intensa, perché la pioggia facilita la liberazione di allergeni dai pollini. Ancora è bene cercare di respirare con il naso piuttosto che con la bocca (attraverso il naso infatti l’aria viene depurata di alcune particelle), stando lontano da fumi, profumi e polveri che vanno a stimolare l’insorgenza di starnuti, prurito e tosse; poi viaggiare in auto con i finestrini chiusi, facendo uso dei climatizzatori che in genere sono dotati di filtri antipolline e che vanno sostituiti periodicamente. Se invece ci si muove in bicicletta o in motorino, è consigliato indossare mascherina e occhiali da sole, meglio se avvolgenti.
Agli allergici è infine raccomandato di monitorare la presenza dei pollini nell’aria, consultando i calendari pollinici per conoscere per tempo la fioritura di erbe come le graminacee e poter così adottare i giusti accorgimenti nei periodi indicati. Riguardo all’igiene personale, è consigliato fare la doccia e lavare i capelli ogni giorno per contrastare i pollini e gli altri allergeni che si depositano tra gli abiti e i capelli, avendo anche cura di detergere palpebre, ciglia e sopracciglia e di effettuare lavaggi delle cavità nasali che funzionano da filtro e trattengono i pollini. E in casa? È consigliato sostituire frequentemente le lenzuola e lavare spesso il pavimento, evitando l’uso dell’aspirapolvere se non è dotato di specifici filtri, ma anche il contatto con tappeti, moquette, tappezzerie e giocattoli di peluche e tutti quegli arredi su cui possono depositarsi pollini e altri allergeni. Come ultima raccomandazione, ma non meno importante, tenere le finestre il più possibile chiuse durante la giornata, ricambiando l’aria al mattino presto o alla sera tardi, quando la concentrazione pollinica è più bassa.

di Francesca Morelli

 

Con la bella stagione cresce anche il rischio asma

L’Asma è un problema mondiale. Secondo l’OMS ne sono affetti tra i 100 e i 150 milioni di individui, di cui oltre 30 milioni in Europa. Molti interessati da una forma d’Asma Allergico Grave (AAG), anche fra gli italiani dove si contano all’incirca 50mila casi, tra adulti e bambini, su circa tre milioni di asmatici “normali”. L’asma, in primavera, può subire una recrudescenza con la complicità anche di pollinazioni sempre più precoci che favoriscono l’acuirsi degli attacchi. «La gran parte dei pazienti con AAG è poli-sensibilizzata – chiarisce Canonica – ovvero è sensibile a più allergeni, anche a più pollini contemporaneamente. Per questo motivo è importante somministrare una terapia adeguata: un farmaco biologico monoclonale anti IgE (Omalizumab) diretto su un bersaglio mirato (IgE) che non distingue tra allergene e allergene, tra acaro e polline, ma che agisce a monte della cascata infiammatoria con uno spettro molto ampio». I dati dello studio Proxima, presentati al recente Congresso Nowair, evidenziano che il trattamento con anti-IgE è tanto più efficace se si tiene conto delle comorbilità presenti e che interessano all’incirca il 60% dei pazienti con AAG. «Rinosinusite e poliposi nasale – dichiara ancora il Professore – sono le problematiche prevalenti, contro il 20% affetto da gastroreflusso. I dati dello studio Proxima confermano, come già attestato da studi decennali condotti in real life, che Omalizumab è efficace e sicuro, favorendo la riduzione degli attacchi (esacerbazioni) con un impatto notevole sulla qualità di vita in questa classe di pazienti».  F. M.

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