Meningite: vaccini gratis, ma senza allarmismi

Saranno presto gratis in tutte le Regioni i vaccini contro il meningococco B e C, lo pneumococco, la varicella e l’HPV anche per i maschi (oggi è gratuito solo per le femmine). Il via libera viene dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2016-2018, approvato i giorni scorsi nell’ambito dell’aggiornamento dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). E in un clima di allarmismo, per i recenti e ripetuti casi di meningite, non può che essere una buona notizia! In effetti nel 2016 le vaccinazioni contro la meningite in Italia sono aumentate del 77% rispetto al 2015. Il picco si è registrato tra febbraio e marzo 2016, e soprattutto a novembre, con un incremento record del 172%, dopo i ripetuti decessi per meningococco in Toscana. Un allarmismo che ha causato anche un aumento esponenziale di ricoveri per sospetta meningite, nei Pronto Soccorso, soprattutto in Toscana e nel Lazio, durante le recenti festività natalizie.
Ma esiste un reale pericolo di contrarre questa infezione da richiedere il ricorso alla vaccinazione? Chi in realtà dovrebbe vaccinarsi? Abbiamo rivolto queste e altre domande al dottor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi.
Ecco le sue risposte.

Dottor Pregliasco, siamo in una situazione così allarmistica, da richiedere una vaccinazione a tappeto?
«In realtà sarebbe opportuno vaccinare contro la meningite solo i bambini, gli adolescenti, come previsto dal piano vaccinale, e le persone immunodepresse, con malattie croniche (come tumori, epatiti, diabete) con ridotte difese immunitarie. Per questo non trovano alcuna giustificazione le code di persone che hanno affollato di notte, gli ospedali, soprattutto durante le festività, per sottoporsi alla vaccinazione. In realtà si tratta di un numero di casi di infezioni, e anche di decessi, che rientra nella norma: circa un migliaio di infezioni l’anno, di cui 200 causate da meningococco B e C, il 10-15% dei quali, soprattutto in presenza del ceppo C, non sopravvive (13 decessi su 51 pazienti con infezione del tipo C nel 2016). Un dato epidemiologico da monitorare, senza però allarmismi, riguarda la Regione Toscana, dove si sono verificati più casi. Il batterio sembra infatti essersi radicato maggiormente in questa Regione, perché evidentemente esistono portatori sani più numerosi, che sono in grado di trasmettere la malattia».

È possibile e utile individuare i portatori sani?
«E’ impossibile e soprattutto inutile sottoporre la popolazione generale, o anche solo quella a rischio, al tampone faringeo, unico test di screening per individuare il meningococco o lo pneumococco, che si annida nella gola di persone all’apparenza sane. Anche nei casi recenti delle due studentesse di Milano della Facoltà di Chimica, morte a distanza di quattro mesi a causa di uno stesso ceppo di meningococco C, non sì è ritenuto opportuno alcun accertamento diagnostico sulle persone vicine. E’ stata invece fondamentale e immediata la profilassi antibiotica e la vaccinazione alle persone che sono state più a contatto con queste due ragazze, familiari e compagni di corso, e questo ha impedito altri contagi».

Esistono sintomi specifici della meningite che non deve perciò essere confusa con una banale forma influenzale?
«Effettivamente, la fase iniziale di entrambe le malattie potrebbe essere simile e creare falsi allarmismi. Febbre molto alta e forte mal di testa potrebbero insorgere anche nella sindrome influenzale. Ciò che fa la differenza, rispetto alla meningite, è il rapido peggioramento delle condizioni, a cui si aggiunge rigidità muscolare e problemi di perdita di sensibilità, nel giro di poche ore. In questi casi ci si deve rivolgere immediatamente al Pronto Soccorso, dove verranno tempestivamente somministrati antibiotici mirati. Purtroppo però, nelle forme più gravi, ogni intervento è vano. E il 10-15% delle infezioni, soprattutto da meningococco B e C, ha esiti letali».

di Paola Trombetta

Influenza stagionale: è in arrivo il picco!

Ha già messo KO più di due milioni e mezzo di persone, soprattutto durante le feste da poco terminate. «Eppure non siamo nemmeno a metà del cammino di questa influenza, più “cattiva” della precedente a causa di un nuovo virus (H3 N3 Hong Kong) che avrà il suo picco tra la fine di gennaio e le prime settimane di febbraio, e arriverà a colpire fino a sette milioni di persone», ammonisce Fabrizio Pregliasco. «Per questo occorre stare allerta e, soprattutto per chi non si è ancora vaccinato, non abbassare la guardia. La FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) ha addirittura proposto di prolungare la Campagna di vaccinazione, anche se in realtà ci vogliono almeno 10-15 giorni perchè il vaccino sia efficace. Per scongiurare l’infezione, oltre alle banali precauzioni di lavarsi spesso le mani e non sostare in ambienti chiusi e sovraffollati, si può ricorrere all’ “automedicazione responsabile”, in particolare con probiotici e immunostimolanti, per potenziare le difese immunitarie. E ai primi sintomi respiratori o febbrili, è bene assumere farmaci antipiretici per abbassare la febbre (anche se si tratta di una reazione naturale di difesa del nostro organismo) e decongestionare le vie respiratorie. E nei casi più gravi, soprattutto di persone ricoverate in ospedale, si può ricorrere agli antivirali (zanamivir e oseltamivir), per attenuare i sintomi e accelerare i tempi di guarigione. Solitamente chi è stato vaccinato, anche se contrae i virus dell’influenza o altri tipi di virus para-influenzali, guarisce prima e con minori effetti collaterali».  P.T.

Articoli correlati