UNA CURA “NATURALE” PER L’OVAIO POLICISTICO: E VIVIANA DIVENTA MAMMA!

«Quando mi sono sposata, cinque anni fa, sapevo di avere problemi di cisti ovariche. Ma non potevo certo immaginare di avere un’ovulazione solo un paio di volte all’anno. Motivo per cui non riuscivo ad avere figli. Finchè l’incontro con il professor Vittorio Unfer, dell’Università di Alta Formazione di Chiasso che ha individuato il mio problema: si trattava di policistosi ovarica. E mi ha proposto di assumere per un certo periodo un integratore, l’inositolo, che in breve tempo mi ha regolarizzato il ciclo. E dopo qualche mese di mestruazioni finalmente regolari, ha avuto un ritardo. Pensavo di avere di nuovo problemi di irregolarità mestruale e anovulazione. E invece, con mio grande stupore, ero incinta! Ed è arrivata Sofia». A raccontare la sua storia è Viviana che oggi è intenzionata a riprendere la cura con inositolo, interrotta dopo la gravidanza, perché sta cercando di dare un fratellino alla piccola Sofia.

Che cos’è in realtà l’inositolo? E come può curare l’infertilità causata da ovaio policistico, una patologia che colpisce il 5-10% delle donne in età fertile? Ne hanno parlato gli specialisti intervenuti al recente Congresso di Firenze “World Pediatric and Adolescent Gynecology”.

«Si tratta di una sostanza, simile a uno zucchero, presente in natura nei cereali, frutta secca, avena, orzo, lecitina di soia, e negli agrumi: nell’organismo si trova in elevate quantità nell’ovaio, nella forma di Myo-inositolo (MI) che, su azione dell’ormone ipofisario FSH, promuove lo sviluppo del follicolo e la conseguente ovulazione», spiega Vittorio Unfer, professore di Ostetricia e Ginecologia all’Università IPUS, Istituzione di Alta Formazione di Chiasso in Svizzera, che ha approfondito gli studi su questa sostanza, già iniziati dal professor John Nestler della Virginia University Commonvealth.

«Si è visto che, nelle donne con policistosi ovarica (PCOS dall’inglese PolyCystic Ovary Syndrome) il Myo-inositolo scarseggia perché viene trasformato dall’insulina in un altro polimero, il D-chiro-inositolo (DCI), che interferisce con la maturazione del follicolo. Pertanto le donne con PCOS sono caratterizzate da una carenza di Myo-inositolo e da un eccesso di D-chiro-inositolo responsabile della produzione di androgeni. Per questo motivo nelle donne con policistosi ovarica compaiono spesso acne, irsutismo, a volte alopecia, a causa dell’eccesso di androgeni. La conseguenza è anche la mancata ovulazione, con assenza di mestruazioni (amenorrea) o ciclo di durata superiore a 28 giorni (oligomenorrea). Abbiamo dunque pensato di risolvere questo “paradosso ovarico”, con la somministrazione di Myo-inositolo e D-chiro-inositolo nel rapporto fisiologico di 40 a 1, per poter così ripristinare i parametri metabolici normali che controllano anche l’eccesso di insulina. Uno studio da noi condotto su….. donne e pubblicato sulla rivista Gynecological Endocrinology ha dimostrato come, con questo regime terapeutico, l’88% delle donne trattate ripristina il ciclo mestruale dopo tre mesi; il 70% torna ad avere il ciclo regolare e il 55% riesce ad avere una gravidanza spontanea».

Ma l’utilizzo della combinazione Myo-inositolo/D-chiro-inositolo non si ferma qui. Altri studi, condotti presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Modena/Reggio Emilia, ne confermano i benefici nelle donne obese gravide, per prevenire il diabete gestazionale. «Un recente studio pubblicato sul Journal of Obstetric and Ginecology e condotto su 200 donne obese in gravidanza ha dimostrato che si è dimezzato il rischio di insorgenza di diabete gestazionale, utilizzando la combinazione Myo-inositolo/D-chiro-inositolo nel rapporto 40 a 1», puntualizza il professor Fabio Facchinetti, direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Modena/Università di Modena e Reggio Emilia. «Stiamo anche valutando l’ipotesi di usare questa combinazione di sostanze per stimolare l’ovulazione nelle donne che ricorrono alla fecondazione assistita, in associazione alle gonadotropine. La scommessa è di poter ridurre il dosaggio di gonadotropine e di FSH per la stimolazione ovarica».

di Paola Trombetta

Articoli correlati