TUTTE LE NOVITA’… SOTTO IL SOLE

Sul sole, indiscusso protagonista di ogni estate, sembrava essere tutto già noto o detto, invece la stagione calda 2016 sembra offrire al riguardo almeno tre novità. Recenti studi internazionali ne avrebbero scoperto capacità di allungare la vita, anche di alcuni anni, grazie a un effetto protettivo contro le malattie cardiovascolari e il rischio associato di mortalità; ma non solo, anche la potenzialità del sole di tutelare dal possibile sviluppo di malattie autoimmuni, in particolari reumatiche. E infine di avere compreso che a “schermare” la pelle dal pericolo di scottature, causa potenziale di melanoma, c’è un gene speciale che aiuta a riparare il Dna danneggiato dai raggi ultravioletti.
Ci sono voluti quasi vent’anni di studio, dal 1990 ad oggi, e un largo numero di donne – all’incirca  30mila di origine svedese e di età compresa tra i 25 e i 64 anni – per avere un’ulteriore conferma che il sole fa bene. Anzi, che regala anni di vita in più. «Come dimostrano i risultati della ricerca pubblicata su Journal of Internal Medicine – commenta il professor Giampiero Girolomoni, direttore della Clinica dermatologica dell’Università di Verona e presidente della Società Italiana di Dermatologia – le donne che si espongono correttamente al sole incorrono non solo in un minor rischio di sviluppare eventi cardiovascolari, in modo particolare infarto e ictus, ma aumentano anche la loro sopravvivenza di un tempo variabile tra 6 e oltre 24 mesi». Merito da attribuirsi, affermano gli esperti, a una maggiore produzione di vitamina D, stimolata dagli stessi raggi solari che, oltre alla protezione cardiovascolare, garantirebbero effetti benefici in più: «La vitamina D – continua lo specialista – contribuisce a regolare efficacemente le risposte immunitarie e a proteggere dalle infezioni. Inoltre le cellule della pelle esposte al sole producono più beta endorfine, sostanze che regolano il senso di piacere e di appagamento, rilasciando anche un quantitativo maggiore di ossido nitrico, capace di abbassare la pressione arteriosa».
Dunque il binomio cuore protetto e pressione controllata, spiegherebbe l’effetto longevità esercitato sinergicamente da sole e vitamina D. E’ ormai scientifico, infatti, che la vitamina D sia inversamente correlata con la mortalità per eventi cardiovascolari (ma anche per cancro) e che in caso di carenza sia possibile un’integrazione dietetica con vitamina D3, ottenendo i medesimi obiettivi di riduzione di morte precoce. Ma l’azione del sole favorirebbe anche esiti meno scontati, come quelli sul fumo, un’abitudine voluttuaria crescente anche tra le donne. «La ricerca  svedese – aggiunge Girolomoni – ha anche evidenziato che i non fumatori che non amano esporsi al sole, mostravano aspettative di vita simili a quelle dei fumatori che, per scelta o per ragioni professionali, erano sottoposti all’azione dei suoi raggi». Ovvero il sole sarebbe in grado di compensare i nocivi effetti del fumo sul cuore.
Sole e vitamina D sono però anche espressione di salute delle ossa. Proteggendo anche da alcune malattie reumatiche, in particolare delle articolazioni, di natura autoimmune. «Alcune recenti ricerche – dichiara la dottoressa Palma Scolieri, dirigente medico e specialista in reumatologia, presso l’Uoc di Medicina Interna dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita di Roma – dimostrano che l’artrite reumatoide è maggiormente soggetta a riacutizzazioni, o a una maggiore incidenza o, ancora, a recidivare soprattutto nei mesi più freddi dell’anno, quando la concentrazione di vitamina D nel sangue diminuisce in funzione della scarsa possibilità di esporsi al sole. La carenza di vitamina D è un problema sempre più di salute pubblica, non solo per il crescente aumento della popolazione anziana, più incline a essere carente di questa sostanza, ma anche di un possibile “rischio endemico” che pare interessare tra il 50 e il 60% della popolazione generale, anche nei paesi socialmente più evoluti».

Compresa l’importanza di sole e vitamina D per il benessere dell’organismo, la raccomandazione degli esperti è comunque quella di non andare a caccia eccessiva dei suoi raggi, esponendosi ad altri rischi altrettanto pericolosi, quali l’invecchiamento precoce cutaneo o lo sviluppo di melanoma. Sebbene la scienza sembra aver identificato un gene, già denominato “schermo solare”, capace di riparare i danni del Dna indotti dal sole. Si chiama VRAG e a scoprirlo sarebbero stati alcuni ricercatori della Keck School of Medicine della University of Southern California (US). «Abbiamo dimostrato – spiega il professor Chengyu Liang, autore dello studio pubblicato sulle pagine della rivista Molecular Cell – che il gene VRAG “normale” favorisce la riparazione dei danni ultravioletti al 50%, in tempi molto rapidi, mentre la sua versione difettosa non solo rallenterebbe la rapidità di riparazione, ma limiterebbe anche le probabilità di successo a meno del 20%. Due eventi che a seguito di una scorretta esposizione al sole o alle lampade, depongono per un aumentato rischio di sviluppare un melanoma in soggetti portatori del gene mutato».
Mentre la scoperta americana potrà essere messa al vaglio per l’eventuale creazione di un farmaco che stimoli la funzionalità di questo gene e protegga soprattutto i soggetti ad alto rischio per lo sviluppo di melanoma, non resta che ricordare le buone regole di esposizione al sole. «E’ corretto esporsi al sole in modo graduale – conclude Girolomoni – evitando le ore tra le 11 e le 14 e utilizzando sempre creme solari con filtro protettivo adeguato al proprio fototipo di pelle, anche superiore a 30 o a 50 laddove necessario (perché le cosiddette creme a schermo totale in realtà proteggono solo parzialmente). È fondamentale poi usarle correttamente, rinnovando cioè l’applicazione dopo 2 ore o anche prima se si entra in acqua, ricordando che le creme solari non servono per stare più a lungo al sole ma per proteggere la pelle, soprattutto dei bambini, dalle ustioni solari che rappresentano il principale fattore di rischio per il melanoma. Il più grave tumore della pelle che può insorgere anche a distanza di decenni dall’iniziale bruciatura solare. Se necessario, anche l’uso di magliette colorate possono costituire un ottimo filtro solare. Non ultimo consiglio è di valutare con il proprio medico di riferimento o curante, l’assunzione regolare di vitamina D, soprattutto nei mesi autunnali e invernali, quale azione preventiva efficace a basso costo, ma di elevato guadagno in termini di salute».

di Francesca Morelli

LA PROTEZIONE DAGLI UV SI FA “MEDICA”

Non solo protezione solare “cosmetica”; oggi i più innovativi prodotti che tutelano dall’azione dei raggi solari si avvantaggiano anche di un effetto terapeutico. Preventivo cioè di alcune patologie che sono correlate al sole; tra queste, oltre il melanoma, vi è la cheratosi attinica. Una malattia inclusa dal Ministero della Salute tra i tumori cutanei e che pare dipendere anche dal tipo di protezione solare utilizzata: «Recenti studi – dichiara la dottoressa Ketty Peris, direttore dell’Istituto di Dermatologia Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Gemelli di Roma – attesterebbero che la cheratosi attinica ha una frequenza di insorgenza del 39% tra coloro che non fanno o non hanno mai fatto uso di schermi solari, rispetto a solo il 18% fra chi invece ricorre abitualmente a una crema solare adeguata».
Cosmesi e terapia sono oggi racchiuse in alcuni prodotti solari di ultima generazione, qualificati dalla scienza come dispositivo medico, tra cui Actinica® (di Galderma) la cui formulazione contiene una combinazione di filtri UV chimici molto innovativi, fotostabili con ampio spettro di assorbimento sia dei raggi UVA sia UVB, entrambi dannosi per la pelle, garantendo un fattore di protezione molto alta. Facile, economico e sicuro grazie a un erogatore a dispenser che consente di applicare la corretta quantità evitando sprechi e contaminazioni di prodotto, ma soprattutto la specifica potenzialità terapeutica, rendono questo solare “medico”, adatto a persone a rischio. «E’ consigliato – continua la specialista – a trapiantati, pazienti sottoposti a terapie con immunosoppressori in cui il sistema immunitario è particolarmente compromesso; a persone con malattie reumatiche o infiammatorie croniche; agli anziani che soffrono in generale di una maggiore fragilità; a chi ha familiarità con la malattia o che già presenta cheratosi attinica o altri tipi di tumori cutanei non-melanoma e, infine, a persone che trascorrono molto tempo all’aria aperta per motivi professionali o ludici».
L’indicazione/raccomandazione all’uso di solari “medici”, in caso di predisposizione alla cheratosi attinica è scientifica e deriva dai risultati di uno studio condotto dall’Università di Farmacia di Nantes (Francia), pubblicato sulla rivista Annales de Dermatologie et de Vénérologie il quale, confrontate diverse tipologie di solari, ha evidenziato una superiorità dei dispositivi medici specifici rispetto a formulazioni di protezioni solari topiche cosmetiche. Superiorità dimostrata sia da esperimenti in vitro che su soggetti a rischio per patologia.    (F. M.)

IL KIT OMEOPATICO CONTRO I RISCHI SOLARI

In soccorso del filtro solare adeguato al fototipo di pelle e del cappello – meglio se di colore chiaro, in cotone o di paglia per favorire la traspirazione – utile a proteggere anche la cheratina dei capelli indebolita dall’azione dei raggi del sole e della salsedine, contro  eritemi, scottature, colpi di calore e herpes labiali, da mettere in valigia c’è anche un kit SOS pre e post-sole omeopatico. «Contro ustioni e bruciature – spiega la dottoressa Fulvia Spallino, medico di famiglia e esperta in omeopatia – è possibile iniziare un pre-trattamento, 2 settimane prima dell’esposizione al sole, con  Histaminum 9 CH, 5 granuli 1-2 volte al giorno. In villeggiatura, invece, al rientro dalla spiaggia non bisogna dimenticare un’efficace pulizia della cute da sudore, salsedine, oli solari con un detergente delicato a base di semi di Pompelmo, estratti di Calendula e Hamamelis, seguita da un buon doposole all’Aloe vera, o al burro di Karité e olio essenziale di Limone». Ma se nonostante la prevenzione compaiono i classici segni di una overdose di sole? «E’ bene ricorrere – aggiunge la specialista – a  Apis mellifica 15 CH e Histaminum 9 CH, adatti sia ai grandi che ai piccoli, 5 granuli di ognuno ogni 30 minuti, diradando l’assunzione in base al miglioramento dei sintomi. Mentre Ciderma, è una pomata efficace sul prurito e il fastidio dell’eritema e delle ustioni, da spalmare sulla pelle pulita 1-2 volte al giorno, evitando l’esposizione al sole delle parti interessate per un’azione fotosensibilizzante di alcuni componenti. In seguito, si può procedere idratando la pelle con una crema alla Calendula».
Anche le labbra, spesso dimenticate, subiscono gli effetti del sole, tanto da essere a rischio herpes. Ai primi segnali di pizzicore, il rimedio più indicato è Rhus toxicodendron 15 CH, 5 granuli da ogni 2-3 ore, ma se già compaiono vescicole “a capocchia di spillo”, dolorose e pruriginose, serve Cantharis 9 CH, 5 granuli 3 volte al giorno, o Urtica urens 9 CH, 5 granuli 3 volte al giorno.
Non ultimo, i colpi di sole. Se capitano, mantenere anzitutto la testa allo stesso livello del cuore, distendendosi a terra con un panno bagnato di acqua fredda in fronte per ridurre la temperatura corporea e le gambe sollevate in alto per alcuni minuti. «Nei casi più lievi, in assenza di allucinazioni e convulsioni – conclude Spallino – si può ricorrere Belladonna 5 CH, Glonoinum 5 CH e Aconitum 5 CH,5 granuli di ciascun medicinale ogni 15-30 minuti fino alla scomparsa dei sintomi, che riducono anche la temperatura corporea e la cefalea». (F. M.)

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