L’ACNE ARRIVA ANCHE A 30 ANNI: RICONOSCERLA PER COMBATTERLA

«L’acne tardiva – spiega Gabriella Fabbrocini, professore associato di Dermatologia e Venereologia dell’Università Federico II di Napoli – è prevalentemente infiammatoria. Questo significa che, a differenza dell’acne giovanile che è di tipo comedonico, nel 90% dei casi presenta papule, pustole, ma soprattutto noduli che si localizzano in particolare nella zona sub-mentoniera, al di sotto della zona del naso, nell’area del mento con un’ulteriore estensione anche al collo».

Non esiste un vero e proprio fattore di rischio per l’acne tardiva, piuttosto alcuni elementi predisponenti, come la componente genetica. «È più probabile che possa manifestarsi in una donna che già in età adolescenziale, tra i 12-13 anni o anche verso i 18-20 anni abbia sofferto di acne – aggiunge la professoressa – ricomparendo o esacerbandosi ad esempio in prossimità del ciclo mestruale, durante o dopo la gravidanza. Ma non sono rari i casi in cui l’acne tardiva si manifesti per la prima volta in età adulta». Ragion per cui è fondamentale sottoporre a screening le donne che presentano questa patologia,  soprattutto in assenza di una storia di acne alle spalle, per disendocrinia. Si tratta di una serie di esami specifici per escludere la possibilità di un ovaio policistico, di una cisti ovarica secernente, di iperandrogenia, cioè la produzione eccessiva di ormoni androgeni: tutte condizioni cliniche che si possono associare a forme di acne tardiva.

Ma nella maggior parte dei casi l’acne tardiva è dovuta a fattori biologici: «Il menarca oggi mediamente anticipato intorno ai 10 anni e mezzo, rispetto a 12 di qualche anno fa – precisa Fabbrocini – o la prima gravidanza spostata intorno ai 30 anni, hanno fatto in modo che la donna continui a produrre ormoni maschili in quantità elevata». A questo si aggiungono anche cattive abitudini: «In primo luogo il fumo, attivo e passivo – fa eco la dottoressa Corinna Rigoni, medico chirurgo specialista in Dermatologia e Venereologia di Milano – che va eliminato, perché  può esacerbare fattori infiammatori locali: è infatti dimostrato un miglioramento dell’aspetto cutaneo già dopo tre mesi di astensione dal tabacco. Occorre poi fare attenzione alla dieta, evitando cibi grassi e cibi spazzatura: è infatti possibile una correlazione tra acne tradiva, sovrappeso e obesità. Mentre è fondamentale praticare una regolare attività fisica che contribuisce a ossigenare meglio i tessuti, compresi quelli cutanei, favorendo un miglioramento della sintomatologia o anche altre attività, come ogni forma di movimento che aiuti a sviluppare endorfine, sostanze positive che stimolano piacere, abbassando i livelli di adrenalina, noradrenalina e cortisolo, l’ormone dello stress». A favore anche di un miglioramento del tono umorale e psico-emotivo, soprattutto nel caso in cui l’acne tardiva possa lasciare esiti sgradevoli sulla pelle come discromie, ipopigmentazioni o cicatrici. «Si tratta di esiti – aggiunge Rigoni – che possono mettere la ragazza o la donna giovane in condizione di disagio permanente, facendola sentire poco attraente per il partner, inducendola a rinunciare a una vacanza con le amiche per non mostrare al mattino o sulla spiaggia il suo volto al naturale, o ponendola in difficoltà in contesti socio-relazionali o nell’ambiente lavorativo con un impatto generale sulla qualità della vita». Esiti estetici e psicologici che possono essere prevenuti ed evitati anzitutto con il giusto approccio medico, considerando cioè l’acne, tradizionale o tardiva, come una patologia (e non un inestetismo) che va adeguatamente trattata dal dermatologo. Questo specialista deve essere la figura referente fin dalle prime manifestazioni e non ricorrervi dopo cure e tentativi fai-da-te falliti. Soprattutto in caso di forme di acne tardiva, dove la manifestazione nodulare rende la problematica meno rispondente ai trattamenti topici locali e meritevole di trattamenti più importati, anche in funzione della sua persistenza nel tempo: può infatti mediamente durare 2-3 anni o nelle migliore delle ipotesi risolversi in 5-6 mesi. «L’acne tardiva – raccomanda la professoressa Rigoni – va trattata con un’antibioticoterapia sistemica e con un’antibioticoterapia topica in associazione con retinoidi. Negli ultimi anni sono state messe a punto associazioni terapeutiche che a livello locale, anche con una sola crema, garantiscono un potenziamento dell’efficacia terapeutica grazie a un’azione mirata su più target patogenetici». Tra i trattamenti locali più innovativi vi è un gel a base di adapalene/benzoile perossido: studi scientifici hanno dimostrato efficacia e rapidità di azione in forme di acne con papule e pustole, migliorando la sintomatologia infiammatoria già dopo una settimana con l’applicazione giornaliera, alla sera su pelle pulita e asciutta. «Vi sono poi anche nuovi antibiotici – continua la specialista – che, meglio tollerati a livello gastrointestinale, consentono cicli di trattamento più lunghi o, ancora, terapie anticoncezionali che possono andare a ridurre la seborrea e a modificare l’iperandrogenismo senza influire sul possibile rischio di insorgenza del tumore del seno».

Non vanno trascurati , anch’essi a scopo curativo, neppure i cosmetici “camouflage”: «E’ raccomandato – conclude la Rigoni – l’uso di prodotti privi di parabeni, siliconi e composti occlusivi che possono agire da co-fattori sull’insorgenza dell’acne, e che abbiano invece un effetto lenitivo, opacizzato e coprente, in modo che per la donna il “camouflage” acquisti anche un aspetto di glamour». E soprattutto va evitato lo “skin-picking”, la spremitura forsennata davanti allo specchio di papule e pustole, con effetti peggiorativi sia sulla  malattia che sull’umore.

di Francesca Morelli

Articoli correlati