VACCINAZIONI IN CALO: TROPPI I FALSI MITI

E’ cronaca dei mesi scorsi: una bambina di 4 anni muore a Roma per un’encefalite causata dal morbillo. A Bologna, una neonata di soli 28 giorni muore di pertosse. E ancora, a Roma, tre lattanti di 2, 3 e 5 mesi sono stati colpiti da meningite da Haemophilus Influenzae di tipo B. Sono alcuni dei casi italiani che hanno portato alla ribalta della cronaca malattie infettive considerate pressoché sconfitte grazie alle vaccinazioni, ma che sono ricomparse in tutta Europa. La comunità scientifica è compatta nell’individuare la causa: l’Italia è tra i Paesi dove le vaccinazioni sono in preoccupante calo. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, le coperture vaccinali per malattie come poliomielite, tetano, difterite ed epatite B, oggi sono al di sotto del 95% (la soglia di sicurezza) e la copertura scende sotto la soglia dell’86% per morbillo, parotite e rosolia, patologie per cui, secondo i dati diffusi dalla Società Italiana di Pediatria, oltre 358 mila bambini non sono stati vaccinati negli ultimi 5 anni.
«La vaccinazione rappresenta uno degli interventi di sanità pubblica più efficaci e sicuri», spiega Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. «Anche i non vaccinati, infatti, beneficiano degli effetti positivi della vaccinazione, purché la copertura sia superiore alla soglia del 95%, al di sotto della quale l’agente patogeno continuerebbe a circolare. Il calo delle vaccinazioni costituisce un grave pericolo per la salute: la mancata vaccinazione antinfluenzale di tanti anziani, dopo un falso allarme sui rischi del vaccino, è stata una causa del “boom” di mortalità nel 2015».
Secondo l’Oms i vaccini sono in grado di salvare 2,5 milioni di vite l’anno, eppure il valore della prevenzione vaccinale non è adeguatamente compreso e rischia di essere in pericolo a causa della disinformazione e di falsi miti che riescono ad “attecchire” sull’opinione pubblica. Esperti del settore si sono confrontati in occasione del Corso di formazione: “La corretta informazione a tutela della salute di tutti: il ‘caso’ vaccini, tra falsi miti e pregiudizi”, organizzato dalla Sapienza Università di Roma con il supporto incondizionato di Sanofi Pasteur MSD. Una cattiva informazione può far leva sull’emotività e vulnerabilità dei genitori, instillando dubbi e sollevando timori, inducendoli a non vaccinare i propri figli.
«Le vaccinazioni in età pediatrica sono indispensabili poiché riguardano malattie per le quali le cure disponibili non sono efficaci», dichiara Alberto Villani, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS di Roma. «Un esempio è la meningoencefalite per la quale, nonostante i progressi per le terapie intensive, la mortalità è rimasta invariata. Bisogna superare l’ignoranza e la diffidenza e per questo è necessario avvalersi di fonti certificate e autorevoli. Quanto ai medici e ai pediatri, la Società Italiana di Pediatria sta facendo il possibile perché la cultura vaccinale sia sempre più diffusa».
Anche in età adolescenziale le vaccinazioni sono fondamentali: un esempio è il vaccino contro il Papilloma Virus (HPV) che è in grado di proteggere ragazzi e ragazze da vari tipi di cancro, come il tumore del collo dell’utero, il cancro anale, le lesioni precancerose di cervice, ano, vulva e vagina e i condilomi genitali.
«Nel piano vaccinale è prevista la vaccinazione contro HPV per le femmine di 12 anni, ma alcune Regioni hanno ampliato a più classi d’età (17 e 25 anni) e hanno anche previsto i maschi di 12 anni», spiega Michele Conversano, direttore del Dipartimento Prevenzione dell’Asl di Taranto. «Tutto questo è stato facilitato dalla riduzione del costo del vaccino e dalla semplificazione della somministrazione (due dosi invece di tre). Allargando ai maschi questa vaccinazione, oltre a prevenire le malattie da HPV, si interviene riducendo il serbatoio infettivo. Adesso attendiamo il nuovo Piano Nazionale Vaccini nel quale la vaccinazione dovrebbe essere offerta a maschi e femmine gratuitamente in tutte le Regioni».
La pratica vaccinale in età adulta è legata principalmente ai vaccini antinfluenzali, verso i quali spesso c’è scetticismo, anche da parte degli operatori sanitari. «La vaccinazione nell’adulto-anziano rimane una strategia sanitaria sottoutilizzata, anche verso la vaccinazione antinfluenzale fortemente raccomandata», sottolinea Graziano Onder, ricercatore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica di Roma. «Anche altre patologie invalidanti, in grado di ridurre la qualità di vita in una persona anziana, come herpes zoster e polmonite pneumococcica, sono prevenibili con vaccini testati, validati e sicuri. Se l’influenza causa, in Italia, circa 8 mila morti l’anno, si stima che l’infezione da polmonite pneumococcica, per la quale la vaccinazione è poco diffusa, provochi 1,6 milioni di vittime ogni anno. Decessi evitabili con un vaccino da somministrare dopo i 65 anni».
Attenti alle “bufale” del web. La comunicazione in ambito vaccinale ha sempre rivestito un ruolo cruciale nel processo di accettazione o resistenza verso le pratiche vaccinali, ma negli ultimi anni l’avvento del Web ha moltiplicato la velocità e la quantità delle informazioni disponibili, facilitando la pubblicazione di dati spesso errati e privi di base scientifica. «Molti siti internet sono contrari alle vaccinazioni e rappresentano il 35% delle fonti informative sul web quando si utilizzano le parole chiave “vaccino/i” e “vaccinazione/i”», spiega Antonio Ferro, direttore Sanitario dell’Azienda ULSS 22 di Bussolengo (VR) e responsabile del sito web VaccinarSì. «Questi siti, utilizzando “bufale mediatiche”, catturano l’attenzione di persone e famiglie che cercano risposte in merito alla sicurezza, ai calendari vaccinali e ai nuovi vaccini. Per questo è fondamentale che i mass-media facciano rete con gli operatori sanitari e si diffonda una corretta informazione sulle vaccinazioni».
Spesso invece, soprattutto su social network, blog e forum, dove i genitori condividono dubbi, perplessità e diffidenza, le informazioni non sono verificate e viaggiano senza filtri. «La cattiva informazione relativa alla sicurezza, all’efficacia delle vaccinazioni e all’incontrollata diffusione di tesi senza alcuna base reale è un chiaro esempio della natura di Internet, che pone sullo stesso livello qualunque fonte», spiega Roberto Burioni, professore ordinario della Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «L’avversione alle pratiche vaccinali è antica quanto i vaccini, ma le nuove modalità di comunicazione fanno emergere problematiche complesse riguardo alla libertà di opinione, in presenza di affermazioni riconosciute false in modo unanime dalla comunità scientifica, ma capaci di indurre comportamenti pericolosi per il singolo e per la società».
Non vaccinare contro una malattia prevenibile rappresenta inoltre un costo rilevante, non solo in termini di salute pubblica, ma anche economici: un recente studio ha evidenziato come il costo complessivo per l’influenza, sia pari a circa 2,86 miliardi di euro; vaccinando tutta la popolazione maggiore di 18 anni, i costi complessivi si ridurrebbero a 1,56 miliardi.
«L’utilizzo dei vaccini per prevenire malattie in bambini, adulti e anziani si traduce in un numero minore di visite mediche, esami diagnostici, trattamenti, ricoveri ospedalieri, con notevoli risparmi sui costi sanitari», spiega Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria e Direttore del Centre for Economic Evaluation del CEIS, Università di Roma Tor Vergata. «La vaccinazione ha un ruolo importante anche nella prevenzione dei tumori. E’ il caso dei vaccini contro l’HPV: a causa delle patologie correlate, costa al Ssn 291 milioni di euro all’anno».

di Paola Trombetta

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