TECNICA MININVASIVA PER OPERARE LE VALVOLE DEL CUORE

Su un milione di donne che hanno il prolasso della valvola mitrale, il 3-4%, soprattutto dopo i 75-80 anni, presenta un’insufficienza valvolare molto grave che, fino a pochi anni fa, richiedeva un intervento chirurgico invasivo. Lo stesso per i casi di insufficienza valvolare aortica, meno frequenti (un terzo rispetto all’insufficienza mitrale), ma più gravi. In molti casi però questi interventi sono troppo rischiosi per l’età avanzata. Da oggi queste persone possono essere sottoposte a nuove tecniche mininvasive percutanee, sicure e ben tollerate anche in pazienti in condizioni critiche. Ne hanno parlato gli specialisti intervenuti al Congresso della Società Italiana di Cardiologia, a Roma, dall’11 al 14 dicembre.

«Questi pazienti, in assenza di intervento, avrebbero un’aspettativa di vita di 1-2 anni», dichiara il professor Francesco Romeo, presidente della Società Italiana di Cardiologia. «Oggi abbiamo evidenze scientifiche che le tecniche interventistiche percutanee mininvasive rappresentano un’opzione terapeutica salvavita, in alternativa all’intervento chirurgico convenzionale. Purtroppo però in Italia queste procedure non godono ancora di un pieno riconoscimento da parte del SSN: mancano DRG specifici e la decisione di eseguire queste tecniche è lasciata a discrezione delle singole Regioni. Il risultato è che in Italia si effettuano solo 3.200 procedure valvolari mininvasive all’anno, contro una richiesta stimata di almeno il doppio».

Oggi le patologie valvolari rappresentano una “nuova epidemia” di tipo cardiovascolare che interessa il 12% della popolazione sopra i 75 anni. Le due patologie più frequenti sono la stenosi aortica e il rigurgito mitralico, entrambi fattori che possono causare uno scompenso cardiaco che, se non trattato in tempi brevi, può portare a morte. Da oggi queste nuove procedure interventistiche mininvasive potrebbero salvare molte vite.

Come vengono effettuati questi interventi? «Si entra con un catetere attraverso l’arteria del braccio o dell’inguine e si raggiunge la valvola interessata sulla quale viene posizionata una clip (Mitraclip per la mitrale, TAVI per la valvola aortica) che permette di correggere il problema, favorendo così il fisiologico movimento valvolare», spiega il professor Antonio Bartorelli, del Centro cardiologico Monzino, nonché docente all’Università di Milano. «Con questo intervento si è dimostrato un netto miglioramento della qualità e degli anni di vita di questi pazienti che, se trattati con la sola terapia farmacologica, non risolvevano problemi, come la mancanza di fiato o gli svenimenti improvvisi (sincope) provocati da questi difetti valvolari».

Per incrementare la conoscenza e la pratica di questi interventi mininvasivi percutanei, la Società Italiana di Cardiologia ha presentato, in occasione del Congresso il programma “One Valve One Life” per favorire una corretta informazione e diffusione di queste terapie transcatetere nelle valvulopatie, e poter garantire l’accesso a queste procedure salvavita nei Centri di alta specializzazione presenti sul territorio nazionale.

 

di Paola Trombetta

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