E’ ARRIVATO IL FARMACO CHE FA BENE ALLA SESSUALITA’

Come ovviare a questi inconvenienti? «Una soluzione, pur temporanea, viene da gel locali a base di estriolo, un estrogeno leggero o creme vaginali con acido ialuronico che lubrificano la superficie di rivestimento della vagina e favoriscono la penetrazione. Ma non sempre sono graditi, soprattutto al partner e non risolvono il problema a monte». Una soluzione più “terapeutica”, il cui effetto si protrae nel tempo perché è in grado di ricostituire le componenti del tessuto vaginale, viene da un nuovo farmaco non ormonale, ospemifene, da assumere in compresse giornaliere, oggi disponibile anche in Italia.
«Non è un ormone, ma un “Modulatore Selettivo dei Recettori Estrogenici (Selective Estrogen Receptor Modulator, SERM)», precisa la professoressa. «In termini semplici, l’ospemifene si comporta come una chiave che si inserisce nella serratura (“recettore estrogenico”): a seconda dell’organo e del tessuto, gira la serratura in modo da bloccare i recettori degli estrogeni, per esempio a livello della mammella, dove ha un effetto “antiproliferativo” e quindi molto protettivo (si tratta del resto di un “cugino primo” del tamoxifene). E’ questa la ragione per cui ospemifene è indicato e approvato anche per le donne con tumore al seno, che abbiano completato le cure ormonali, e per tutte le donne che hanno paura degli ormoni o non amano le terapie locali. A livello del tessuto vaginale, invece, ospemifene stimola i recettori estrogenici, favorendo il trofismo e la lubrificazione. A differenza degli estrogeni, non stimola la crescita della mucosa endometriale e non ha impatto sul profilo di rischio tromboembolico della paziente».
Dal recente studio EU REVIVE, condotto in 4 Paesi europei tra cui l’Italia, su 1.000 donne italiane in post-menopausa (di età compresa fra 45-75 anni) con almeno un sintomo di atrofia vulvo-vaginale, è emerso che il problema più frequente è la secchezza vaginale (78%) assieme al dolore durante il rapporto sessuale, considerato il più fastidioso (76%). Le donne hanno dichiarato che i sintomi di atrofia vulvo-vaginale hanno un significativo impatto sulla loro vita intima (69%) e sulla capacità di avere rapporti sessuali piacevoli (74%), così come sulla loro sensazione di spontaneità sessuale (70%).
L’EU REVIVE ha evidenziato che il 75% delle donne italiane in post-menopausa con atrofia vulvo-vaginale sono sessualmente attive, ma il loro stimolo/desiderio sessuale è ridotto significativamente in conseguenza del disturbo. «Oggi la donna in menopausa è molto interessata all’universo intimo. Finora si è sempre parlato di invecchiamento sessuale maschile e non c’erano strategie pensate per una coppia che cambia e per una donna che vuole essere “paritaria” all’uomo», puntualizza Rossella Nappi, Professore Associato della Clinica Ostetrica e Ginecologica, dell’IRCCS Policlinico San Matteo dell’Università degli Studi di PaviaUniversità degli Studi di Pavia. «Il trattamento con ospemifene, che non è un ormone, rappresenta un’arma terapeutica importante ed efficace, soprattutto per le donne che hanno timore oppure non possono assumere ormoni, come quelle operate di tumore al seno. Da considerare, inoltre, che l’atrofia vulvo-vaginale non è un sintomo transitorio, come potrebbero essere le vampate, ma permane nel tempo. Una terapia cronica potrebbe allora controllarla definitivamente. Con le soluzioni finora utilizzate, si è osservato che il 40% delle donne abbandona le terapie, l’esposizione agli ormoni preoccupa il 35% delle donne, il 41% di loro esprime timori sull’uso prolungato degli ormoni e il 39% considera le terapie locali molto scomode. Inoltre, con questo nuovo farmaco, la donna si dovrebbe sentire più sicura perché viene acquistato con prescrizione medica. Al medico, dunque, spetterebbe il compito di parlare di sessualità e di eventuali disturbi ad essa legati, argomento che viene affrontato oggi solo dall’11% dei ginecologi. Secondo lo studio EU REVIVE, il 75% delle donne si aspetta che siano i medici a iniziare la discussione sui sintomi menopausali e la salute sessuale».
Per aiutare le donne a conoscere la problematica dell’atrofia vulvo-vaginale e parlarne al proprio ginecologo, è on-line il sito: www.ilmiopiccolosegreto.it, promosso da Shionogi con la collaborazione di Onda. Nella sezione “Trova l’esperto”, le utenti possono individuare gli specialisti a cui rivolgersi per eventuali consigli.

di Paola Trombetta

 

UN DISTURBO CHE COLPISCE ANCHE LE DONNE GIOVANI

La secchezza vaginale rappresenta dunque ancora un tabù per molte donne che tendono a non parlarne col proprio medico e a sottovalutare i sintomi. Benché si presenti più frequentemente nelle donne in post menopausa, può riguardare anche le fasce più giovani: ne soffre infatti il 30% in età compresa fra i 20 e i 39 anni , il 40% fra i 40 e 49 anni e dopo i tre anni dall’ultimo ciclo, ha problemi il 47% delle donne. Sono i dati emersi al recente convegno di Abano Terme, “Gyneconet Meeting. Nuove evidenze per la salute della Donna”, promosso da Fidia Farmaceutici. Il disturbo è legato alla riduzione della lubrificazione vaginale, provocata dalla ridotta produzione di estrogeni in menopausa, ma anche nel periodo dopo il parto e durante l’allattamento, in particolari condizioni di stress e assenza del ciclo, o per l’utilizzo inappropriato di alcuni detergenti intimi aggressivi, o addirittura, in alcuni casi, in conseguenza dell’assunzione della pillola anticoncezionale e di farmaci utilizzati per patologie ormono-sensibili, come il tumore al seno. Quali soluzioni? Esistono opzioni terapeutiche, tra cui le preparazioni a base di estrogeni applicate localmente, oppure soluzioni topiche naturali non ormonali, ad azione idratante e lenitiva a base di acido ialuronico e altri composti. «La terapia non ormonale a base di acido ialuronico, si caratterizza per un’ottima biocompatibilità e potere idratante, che portano all’attenuazione dello stato di secchezza, senza irritare la mucosa vaginale», commenta il dottor Claudio Gustavino, direttore dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCSS San Martino di Genova. «L’acido ialuronico svolge inoltre un’azione coadiuvante nel processo di guarigione delle microlesioni che possono essere provocate da attrito della mucosa vaginale durante i rapporti sessuali. Il gel aderisce alla superficie della mucosa e grazie al rilascio graduale di acqua, garantisce un’azione idratante e continua dell’epitelio vaginale». Della stessa linea anche la lavanda vaginale, utile soprattutto per un rapido sollievo in caso di arrossamenti e irritazioni. In farmacia si trovano altri gel vaginali che contengono glicerolo e composti come sodio, acido cloridrico, policarbofil e acqua purificata, con Ph lievemente acido simile a quello cutaneo. Questi trattamenti locali possono rappresentare una valida alternativa per quelle donne che non desiderano o non possono assumere ormoni. L’importante, ai primi sintomi, è rivolgersi sempre al proprio ginecologo e non sottovalutare il problema che, se non trattato, può causare ulteriori disturbi intimi femminili, tra cui la cistite. (Barbara Bargna)

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