AL VIA LA CAMPAGNA “VIVI CON IL CUORE”

Dolore al petto, come fosse stretto in una morsa, respiro affannoso, sudorazione. In presenza di questi sintomi non bisogna esitare a rivolgersi al Pronto Soccorso. Una raccomandazione che vale soprattutto per le donne, che spesso trascurano questi campanelli d’allarme, dietro cui si potrebbe anche nascondere un infarto. Ogni anno in Italia più di una donna su 3 muore a causa di un attacco di cuore, ma la maggioranza non sa che queste malattie sono la prima causa di morte e sottovaluta i sintomi dell’infarto.

Per questo è partita la prima Campagna d’informazione rivolta alle donne “Vivi con il Cuore” (www.viviconilcuore.it), per riconoscere e prevenire l’infarto, con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza delle patologie cardiovascolari e incentivare le donne ad adottare strategie salva-cuore. L’iniziativa, promossa da Abbott, ha ottenuto il patrocinio di SIC, Società Italiana di Cardiologia, ARCA, Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali, SIPMeL, Società Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio e SIBioC, Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica. La campagna Vivi con il Cuore utilizza come supporto tecnologico un portale web (www.viviconilcuore.it) e una App disponibile gratuitamente su AppStore e Google Play per tablet e smartphoneiOS e Android. All’interno del portale, le donne potranno trovare una miniera di informazioni sulle malattie del cuore, riconoscere le differenze di genere, scoprire i sintomi dell’infarto e le specificità nella donna, tanti consigli per attuare efficaci strategie salva-cuore e un test per valutare il proprio stile di vita.
«Le donne sono meno consapevoli del loro rischio cardiovascolare e tendono spesso a trascurare i sintomi», fa notare il professor Francesco Romeo, Presidente della Società Italiana di Cardiologia. «Eppure l’importanza della conoscenza del rischio cardiovascolare è stata dimostrata scientificamente e si traduce, nella pratica quotidiana, in una più accurata azione preventiva. Ridurre, anche di poco, i fattori di rischio potrebbe dimezzare l’incidenza delle patologie cardiovascolari consentendo di utilizzare meglio e con maggiore efficienza tutte le risorse che la medicina può mettere in campo per salvare un numero maggiore di vite».
Le malattie cardiovascolari e l’infarto sono la prima causa di morte nelle donne e superano la mortalità per tumore, causando oltre il 41% di tutti i decessi contro il 34% degli uomini (75mila donne muoiono ogni anno di tumore mentre 124mila muoiono per le malattie cardiovascolari), ma la maggioranza non ne è consapevole e spesso sottovaluta il rischio. E’ ormai assodato che donne e uomini differiscono per sintomi, presentazione clinica, diagnosi, prognosi e terapia.
«Nella donna l’infarto può presentare caratteristiche differenti per sede e tipologia, con maggiore presenza di sintomi non specifici, spesso ignorati», puntualizza il dottor Giovanni Battista Zito, presidente ARCA, Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali. «Questo è uno dei motivi per cui le donne si recano in ospedale più tardi rispetto agli uomini. Anche se il dolore toracico rimane un sintomo cruciale, nella donna l’infarto si può presentare, ad esempio, con dolore alle spalle, alla schiena, alla mandibola oppure con respiro corto e affannoso, stanchezza profonda, nausea e vomito».
«E’ fondamentale che la donna si rivolga subito al Pronto Soccorso: se arriva tardi, il rischio di mortalità aumenta», aggiunge la dottoressa Anna Sonia Petronio, responsabile del Laboratorio di Emodinamica dell’Azienda ospedaliera pisana. «In questi casi la donna muore più degli uomini perché non viene rivascolarizzata in modo tempestivo e anche perché ha le coronarie più ristrette e le manovre di rivascolarizzazione (angioplastica) sono più difficoltose. Al ricovero è fondamentale eseguire il test della troponina, un enzima che si altera quando è in corso un’ischemia».
Ma quanto sanno le donne di tutti questi potenziali rischi? A questo proposito Eikon Strategic Consulting ha intervistato un campione di un migliaio di donne tra i 40 e i 60 anni, statisticamente rappresentativo della popolazione italiana femminile di questa fascia d’età, per comprendere le percezioni delle donne in relazione alle malattie cardiovascolari. Otto donne su 10 (il 76%) non sanno che le malattie cardiovascolari e l’infarto sono la prima causa di morte, mentre il 68% ritiene che siano un problema tipicamente maschile. Il sintomo cruciale dell’infarto, il dolore toracico, è correttamente indicato dal 71% delle intervistate, ma la maggioranza delle donne non sa che i segnali d’allarme possono essere diversi dall’uomo e meno della metà è in grado di riconoscere gli altri sintomi non specifici. Il risultato è che mediamente solo quattro donne su 10 si sono rivolte a un medico, pur avendo accusato una serie di sintomi che potrebbero essere classificati come possibili segnali d’allarme dell’infarto. Infine, le donne intervistate dichiarano di riuscire a tenere sotto controllo molti di quelli che ritengono fattori di rischio per l’infarto, come ad esempio la pressione arteriosa, il colesterolo e il fumo. Più difficile controllare lo stress, il carico di lavoro e le responsabilità.
Il riconoscimento delle differenze di genere gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione della malattia cardiovascolare.
«Ogni donna, soprattutto dopo la menopausa, dovrebbe conoscere il proprio profilo di rischio e fare più attenzione ai segnali del proprio corpo», raccomanda la professoressa Maria Penco, ordinario di Cardiologia all’Università dell’Aquila e vice-presidente della Società Italiana di Cardiologia. «Non dimentichiamo che il 51% delle donne italiane in menopausa soffre di ipercolesterolemia, il 58% è ipertesa, il 12% è diabetica, il 67% è in sovrappeso o risulta obesa e il 18% è fumatrice, fattori di rischio che, associati a una cattiva alimentazione e allo scarso movimento, possono predisporre a malattie cardiovascolari. Per questo sono fondamentali campagne di prevenzione rivolte in particolare alle donne, per sensibilizzarle a queste problematiche e indurle a rivolgersi subito al Pronto Soccorso, in caso di sintomi sospetti di un infarto. E, soprattutto dopo un evento ischemico, la donna dovrebbe essere particolarmente attenta all’assunzione di farmaci per la prevenzione secondaria e allo stile di vita, adottando sane abitudini alimentari e di stili di vita».

di Paola Trombetta

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