ENDOMETRIOSI: COME AFFRONTARLA PER RECUPERARE IL PROPRIO BENESSERE

«I primi sintomi risalgono a quando avevo solo 21 anni, nel 2005: fortissimi dolori durante la mestruazione che si estendevano in particolare a una gamba, tanto che facevo molta fatica a camminare». Così Annalisa Frassineti (nella foto), oggi presidente dell’Associazione A.P.E. Onlus, che compie 10 anni, ricorda gli esordi della sua malattia: l’endometriosi. Questa patologia sarà al centro del Convegno nazionale A.P.E. Onlus del 7 marzo a Carrara. Dal 2 all’8 marzo si svolge infatti la Settimana della consapevolezza sull’endometriosi, con incontri e dibattiti in molte città italiane.

«I sintomi sono spesso subdoli, quasi sempre sottovalutati: nel mio caso sono stata fortunata, perché sono stata tenace finché ho trovato una ginecologa di Forlì che, dopo un anno, ha fatto la diagnosi. Persino al Pronto Soccorso dell’Ospedale, dove mi avevano ricoverata per dolori fortissimi all’addome, avevano scambiato la mia malattia per un attacco di appendicite. Purtroppo ancora oggi ci sono casi di ritardi diagnostici anche di dieci anni. Per questo come associazione insistiamo perché ai primi sintomi di dolore, ma anche quando la donna per diverso tempo non riesce a rimanere incinta, consigliamo di rivolgersi a Centri specializzati, il cui elenco è pubblicato sul nostro sito: www.apeonlus.com. Quando si soffre di endometriosi, ci si sente “donna a metà”, anche perché alla sofferenza che provoca la malattia si affianca lo spettro dell’infertilità. Oggi l’approccio medico e assistenziale, che viene garantito nei centri specialistici, offre alla donna quel supporto scientifico, ma anche psicologico, che l’aiuta a superare le ansie legate alla malattia e a riacquistare il proprio benessere».

Il 10% delle donne in età fertile soffre di endometriosi, spesso causa di infertilità: complessivamente coinvolge circa tre milioni di donne italiane, il 30% delle quali ha anche difficoltà a concepire. I progressi nella diagnosi, la maggiore informazione delle donne e l’attenzione da parte di medici e ginecologi, hanno cambiato negli ultimi dieci anni l’approccio alla malattia. Un tempo sottovalutata, viene oggi studiata e approfondita e si cercano approcci nuovi di cura. «Ai tradizionali farmaci a base di estro-progestinici (pillola contraccettiva) o agli analoghi del GNRH, si affiancano oggi nuove terapie, come il dienogest, l’unico farmaco riconosciuto dall’AIFA per il trattamento specifico di questa malattia», conferma la dottoressa Lucia Lazzeri, ginecologa e dirigente medico al Policlinico Le Scotte di Siena. «Si tratta di farmaci che devono essere assunti per lunghi periodi e la cura deve essere sempre personalizzata alla risposta della donna. Con questi nuovi farmaci si è ridotto il ricorso alla chirurgia, che un tempo era forse eccessivo e non sempre necessario. E questo era molto spesso motivo di stress».

Un recente studio su 204 donne con endometriosi, coordinato dal Policlinico Le Scotte, con il supporto dell’associazione A.P.E. Onlus, ha valutato la relazione tra la malattia e lo stress che nella maggior parte delle donne (70%) risulta essere molto elevato. «Lo stress è indubbiamente correlato al dolore e alla preoccupazione di compromettere la vita di coppia e la fertilità», commenta la dottoressa. «Le donne con sintomatologia dolorosa, sottoposte a più interventi chirurgici, rivelano un maggiore stress percepito, con una conseguente riduzione della qualità di vita».

 

di Paola Trombetta

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