IN ARRIVO NUOVE TERAPIE PER I DISTURBI DELLA MENOPAUSA

Una donna su 2 avverte disturbi durante la menopausa e il 15% ha addirittura sintomi severi. Al primo posto le vampate di calore, associate a sudorazione. A seguire i disturbi del sonno, quelli osteoarticolari, l’aumento di peso. A risentirne è anche la sfera psichica e sessuale. E tre donne su 4 riferiscono problemi nella vita intima: calo di desiderio (38%), secchezza e irritazioni vaginali (28%), dolore ai rapporti (13%). Lo conferma un’indagine curata dall’Osservatorio Nazionale della Salute della Donna (O.N.Da) su un campione di 600 donne tra 45 e 65 anni, presentata in occasione della Giornata mondiale della Menopausa (18 ottobre).

Come affrontare al meglio questo particolare periodo della vita della donna? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Rossella Nappi, docente alla Clinica Ostetrico-Ginecologica dell’Università di Pavia (Policlinico San Matteo).

«Molti sono i comportamenti da mettere in pratica per prepararsi a questo delicato periodo. Anzitutto una sana alimentazione e una costante attività fisica sono le regole basilari. Anche l’assunzione di integratori alimentari specifici (fitoestrogeni, omega-3, vitamina D) potrebbero aiutare a prevenire il rischio di malattie cardio-vascolari o di osteoporosi: il calo degli estrogeni interferisce infatti col metabolismo di grassi e zuccheri, predisponendo al sovrappeso, al rischio di malattie cardio-vascolari, metaboliche e osteoporosi».

A risentire di questi problemi sembrano essere soprattutto le donne che vanno in menopausa precoce (prima dei 50 anni) e che spesso hanno disturbi così severi da richiedere al ginecologo una terapia ormonale che possa compensare il brusco calo degli estrogeni. Quali rimedi consigliare?

«Nei casi di disturbi severi, che interferiscono con la qualità della vita, si consiglia l’utilizzo di preparati ormonali a basso dosaggio, raccomandazione ribadita anche dalle recenti Linee guida pubblicate a metà dello scorso anno. In commercio preparati differenti, a base di estrogeno il più simile possibile a quello naturale, somministrati in pillole, cerotti, o gel. La terapia ormonale deve essere sempre personalizzata e seguita dal ginecologo. Può durare anche cinque anni e più e deve tener conto delle problematiche avvertite dalla donna, ma soprattutto del suo quadro clinico generale».

Dall’indagine di O.N.Da emerge come i disturbi più ricorrenti (tre donne su 4) riferiti riguardano l’atrofia vulvo-vaginale. Si possono consigliare rimedi locali per questi disturbi?

«L’atrofia vulvo-vaginale (VVA) è la problematica riferita maggiormente dalle donne e genera diverse sintomatologie. Non si tratta solo di secchezza vaginale e dolore ai rapporti, ma riguarda una serie di disturbi che vanno dalla vescica iperattiva, alle cistiti e infezioni urinarie ricorrenti. In questi casi si consiglia di utilizzare  estrogeni deboli in ovuli, creme o in forma di gel, per uso locale, a base di estriolo, simile all’estrogeno naturale. Inserito direttamente in vagina, ha un’azione immediata e diretta: può essere usato a dosaggi più bassi rispetto alla terapia ormonale per bocca. In arrivo la novità terapeutica dell’anello vaginale: una volta inserito, rimane in vagina per tre mesi e rilascia localmente estradiolo, lo stesso estrogeno prodotto dalla donna. Il recente studio REVIVE conferma il miglioramento del trofismo vaginale e la netta riduzione di secchezza, dolore ai rapporti, ma anche cistiti e infezioni urinarie, segno questo che agisce sia a livello vaginale che vescicale. Si tratta quindi di una vera e propria terapia e l’assunzione può proseguire per anni».

Oltre alle terapie per la menopausa, si era parlato tempo fa dell’ipotesi di un Viagra Rosa, quale prodotto per aumentare la lubrificazione vaginale e migliorare le performance sessuali. A che punto siamo?

«Arriverà a metà del prossimo anno una pillola che si prenderà per bocca, capace di migliorare il trofismo vaginale e il dolore al rapporto sessuale. Si tratta in realtà di un farmaco vero e proprio (ospemifene) della famiglia dei SERM, ovvero Modulatori Selettivi dei Recettori degli Estrogeni: agisce solo sui recettori degli estrogeni presenti in vagina e non stimola né quelli della mammella, né quelli dell’utero, non interferendo sulla proliferazione di cellule in questi due organi. Per queste sue caratteristiche, altamente selettive, potrebbe essere utilizzato anche dalle donne con familiarità per il tumore al seno. Appartenendo alla stessa famiglia del tamoxifene, che viene utilizzato proprio dopo un tumore al seno, potrebbe avere addirittura un’azione blandamente protettiva sulla mammella. Partiranno a breve alcuni studi, in collaborazione tra l’Università di Pavia e di Torino e molti altri centri, per studiare meglio il problema dell’atrofia vaginale e testare questa nuova terapia. Nel frattempo il farmaco, già commercializzato negli Stati Uniti da più di un anno, dovrebbe essere approvato dall’Aifa entro la metà dell’anno prossimo».

di Paola Trombetta

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