INFEZIONI EMERGENTI: SI PUNTA ALLA PREVENZIONE

Le infezioni virali, con particolare attenzione ai virus respiratori emergenti, come il Coronavirus (tre casi in osservazione all’Ospedale Careggi di Firenze), sono stati al centro del Congresso annuale della Società Europea di Infettivologia Pediatrica (www.espid.org) che si è concluso nei giorni scorsi a Milano. Il dibattito si è concentrato sul nuovo Coronavirus, individuato come causa di gravi patologie respiratorie, in grado di causare anche decessi e che, negli ultimi tempi, ha provocato casi di infezioni in sette Paesi nel mondo, tra cui l’Arabia Saudita. Grande attenzione è stata riservata al virus influenzale A/H7N9 che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), negli ultimi due mesi ha provocato 132 casi di infezioni, di cui 33 morti. Sempre in ambito di virus respiratori emergenti, è stato chiarito il ruolo del Rhinovirus, che un tempo si pensava legato soltanto a banali raffreddori, ma che invece si è visto essere in grado di provocare forme, talvolta gravi, di polmonite nei bambini, oltre a essere il principale responsabile della riacutizzazione dell’asma. «Grazie alle acquisizioni degli ultimi anni sulle nuove metodiche di biologia molecolare – ha sottolineato la Prof.ssa Susanna Esposito, Presidente del Congresso e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica(SITIP) – è stato possibile chiarire il ruolo dei virus respiratori e sviluppare, di conseguenza, terapie più tempestive, farmaci più efficaci e nuovi vaccini. In questo congresso è stato dedicato molto spazio alla ricerca di base, fondamentale per comprendere in che modo gli agenti infettivi causino malattie diventate più frequenti negli ultimi anni, come l’asma e la polmonite. Analogamente si è prestata grande attenzione alla gestione clinica di queste patologie e si è sottolineata l’importanza di utilizzare gli antibiotici solo quando realmente si dimostrano efficaci, presentando i dati sul ruolo preventivo di vaccini, probiotici e immunostimolanti».

Un’ampia riflessione da parte degli esperti per una patologia che ancora oggi, nonostante i progressi della medicina, rappresenta una delle realtà più temute: la tubercolosi. Ogni anno, in Italia, ne vengono segnalati circa 4.000 casi, di cui circa il 4-5% in bambini e in ragazzi di età inferiore ai quattordici anni. In aumento l’incidenza della tubercolosi nei bambini di età compresa tra 0 e 4 anni, stimata di 3-4 casi ogni 100 mila. In Italia, la tubercolosi si sta diffondendo sotto forma di piccoli focolai epidemici che si accendono prevalentemente in ambiente scolastico o familiare, dove adulti contagiosi diffondono il bacillo di Koch ai piccoli. Da qui, la necessità di intensificare la sorveglianza sugli adulti la cui sintomatologia può far porre il sospetto di malattia tubercolare, soprattutto se vivono a stretto contatto con i bambini.

Grande attenzione all’infezione da HIV e in particolare, ai nuovi casi di trasmissione ai bambini da madri sieropositive e all’importanza della prevenzione. «Riconoscere l’infezione durante la gravidanza è importantissimo – ha dichiarato il Prof. Carlo Giaquinto, direttore del Dipartimento di pediatria dell’Ospedale di Padova – perché consente di ridurre del 99% il rischio che il nascituro sia portatore dell’infezione. Purtroppo questo non sempre accade e ancora oggi in Italia nascono ogni anno circa 600 bambini con HIV, nel 60% dei casi da donne straniere, per lo più provenienti dall’Africa Sub Sahariana, sfuggite ai controlli e alle cure preventive».

All’unisono, gli esperti presenti al Congresso hanno ribadito il valore delle vaccinazioni, considerate la più grande conquista della medicina moderna, sia per i vantaggi che hanno apportato nel campo della salute e della qualità della vita, sia sull’impatto socio-economico positivo che rappresentano per il Sistema Sanitario Nazionale. «Bisogna assumere una posizione ferma – ha dichiarato il professor Nicola Principi, dell’Università degli Studi di Milano – e contrastare con maggiore forza le barriere culturali che esistono sui vaccini in Italia. Non è possibile che, al giorno d’oggi, si verifichino ancora casi di ospedalizzazione e decessi provocati da meningiti. Altrettanto grave è il ritorno delle epidemie di morbillo e delle possibili e gravi conseguenze della varicella. E’ importante, quindi – ha concluso Principi – la cooperazione di tutti i pediatri di famiglia per migliorare l’adesione al programma vaccinale, considerando che in Italia i vaccini sono “raccomandati” ma non obbligatori, come accade invece in altri Paesi».

di Paola Trombetta

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