SOLE SELVAGGIO: MAGGIOR RISCHIO DI MELANOMA

«Sono sempre stata amante del sole e dell’abbronzatura selvaggia. Ma da quando mi è comparso un nuovo neo, vicino alla pianta del piede, mi sono preoccupata. La visita del dermatologo e la successiva dermatoscopia hanno confermato l’origine benigna di questo neo, da tenere però sotto osservazione: potrebbe anche trasformarsi e degenerare in melanoma. Da allora mi cospargo di crema solare, piedi compresi, con fattore di protezione 50. L’idea che un semplice neo, sotto il piede, possa trasformarsi in un tumore mi inquieta. E dopo le vacanze, sto pensando di farlo togliere, così potrò di nuovo espormi senza paura al sole».

Come Marta, il 43% degli italiani si spaventa alla comparsa di un nuovo neo,anche se non sono disposti a rinunciare all’abbronzatura intensa, soprattutto le donne (53%), più attente però all’uso di creme protettive. Sono alcuni dati emersi dall’indagine, condotta da GFK Eurisko per conto di Roche: “Gli italiani, l’ossessione abbronzatura e il melanoma”. Pur coscienti di avere la pelle chiara ed essere particolarmente a rischio melanoma, in loro manca la consapevolezza che il tumore alla pelle possa essere prevenuto, come è riconosciuto invece per altre malattie quali il diabete, l’infarto, l’ictus. Non a caso una persona su due dichiara di non fare nulla per prevenire il melanoma. Solo il 33% degli intervistati conferma di usare creme protettive e il 22% limita l’esposizione al sole. Più del 40% degli intervistati, al contrario, si esporrà al sole durante l’estate in maniera intensiva, per 4/5 ore al giorno e senza le dovute precauzioni.

Nonostante le tante campagne informative, ancora scarsa e superficiale è la conoscenza dei pericoli dei raggi solari e delle lampade abbronzanti, il cui utilizzo è stato vietato in Italia due anni fa nei ragazzi sotto i 18 anni e nelle donne in gravidanza.

Per questo le associazioni scientifiche internazionali sono concordi nel celebrare l’Euromelanomaday (27 maggio), la Giornata d’informazione sul melanoma e i tumori della pelle, promossa nel nostro Paese dalla SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie sessualmente trasmesse- www.sidemast.org). 

Senza dover abbassare la guardia contro questa malattia, una buona notizia viene da uno studio, in corso di pubblicazione, realizzato dalla Clinica dermatologica dell’Università dell’Aquila, che ha dimostrato come nei giovani i nei che compaiono sul palmo della mano o sulla pianta dei piedi sono nel 60% dei casi benigni. Più rischiosi sembrerebbero invece quelli sulla schiena e sulle gambe che richiedono perciò maggiori e più frequenti controlli, soprattutto se cambiano forma, contorni e colore.

Nuove armi per la cura

Il 64% degli italiani non ha mai fatto una visita dal dermatologo per il controllo dei nei e uno su 5 non conosce il melanoma e non sa che potrebbe causare metastasi ad altri organi (fegato, polmoni, cervello). Eppure questo tumore colpisce 8000 persone l’anno in Italia, con 1500 morti e si sta diffondendo soprattutto nelle donne sotto i 40 anni, essendo diventata la seconda neoplasia più frequente dopo il tumore al seno. Nel mirino in particolare le scottature solari e le lampade abbronzanti. Uno studio recente dell’IARC (International Agency of Cancer Research) attesta un aumento del 75% del rischio di melanoma nelle donne che si sono esposte al sole senza protezione e hanno utilizzato per molto tempo le lampade abbronzanti, paragonandone l’effetto addirittura al fumo delle sigarette, principale causa del tumore al polmone. «Se un tempo il melanoma metastatico era difficilmente curabile, oggi sono disponibili nuovi farmaci biologici, che hanno permesso la sopravvivenza di pazienti, prima destinati a morire», conferma il professor Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma (www.fondazionemelanoma.org) e responsabile del Dipartimento Melanoma dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli. «Tra questi ipilimumab, un anticorpo monoclonale che stimola il sistema immunitario a distruggere le cellule tumorali: da pochi mesi ha ottenuto l’approvazione e la rimborsablità dall’AIFA (Agenzia Italiana per l’Approvazione dei Farmaci). Ancora in fase di sperimentazione, ma già riconosciuto dall’Ente americano (FDA), è un altro anticorpo (lambrolizumab) che provoca la morte programmata delle cellule tumorali. Ma la novità della terapia personalizzata viene da un nuovo farmaco, vemurafenib: agisce nel caso specifico di melanoma con la mutazione della proteina BRAF che causa la proliferazione incontrollata del tumore – puntualizza il professor Ascierto. “Spegnendo” questa proteina, automaticamente si blocca la crescita delle cellule tumorali. In questi tumori (50% del totale), che vengono riconosciuti da un apposito test, i benefici per il paziente sono immediati e la sopravvivenza media raggiunge i 13-16 mesi, la più alta mai riscontrata finora nel melanoma con metastasi. Ai promettenti risultati ottenuti si associa la migliore compliance dei pazienti: il farmaco viene assunto in compresse, a differenza degli altri che vengono somministrati per endovena e sono ancora utilizzati per curare i tumori che non contengono la proteina mutata BRAF».

di Paola Trombetta

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