PROCREAZIONE ASSISTITA? SI’, MA NON TROPPO TARDI

 

Su tre milioni di coppie infertili in Italia, chi ricorre alla procreazione assistita ha una possibilità su sei di diventare genitore, rispetto a una probabilità su dieci che poteva avere nel 2005. <Nel nostro Paese deteniamo il record di successo di gravidanze “tardive”, con una media di 36,2 anni e con il 28% di donne over-40 che riescono a procreare grazie alle tecniche di fecondazione assistita> afferma il professor Andrea Genazzani, presidente del Congresso di Endocrinologia ginecologica che si è da poco concluso a Firenze.  <E questo nonostante la Legge 40 che pone limitazioni più rigide rispetto ad altri Paesi europei. L’età della donna ovviamente incide sulla capacità procreativa, che si esaurisce un decennio  prima della menopausa: se a 25 anni una donna ha l’80% dei follicoli attivi, a 40 ne ha solo il 10%. L’età ideale per procreare è dunque tra i 20 e 30 anni>. Non a caso proprio durante questo Congresso è stato coniato il termine “Fertipausa” per indicare un periodo in cui la fertilità è ormai in declino, prima della menopausa vera e propria. <Più del 30% delle coppie che si rivolgono, per la prima volta, a un Centro di fecondazione assistita ha più di 40 anni> conferma la professoressa Rossella Nappi, coordinatore delle attività del Servizio di Endocrinologia ginecologica, Fertilità e Menopausa del Policlinico San Matteo-Università di Pavia. <E la maggior parte di queste donne è convinta che, avere ancora le mestruazioni, voglia dire essere fertili. Purtroppo non è sempre così e la donna, che inizia tardivamente un percorso di fecondazione assistita, va incontro a profonde delusioni. Dopo i 40 anni, infatti, l’assetto ormonale subisce profonde mutazioni e alcuni ormoni (come l’ormone anti-Mulleriano) raggiungono livelli molto bassi, indicativi di una progressiva perdita della capacità riproduttiva. In questi casi, a ben poco servono le iperstimolazioni ormonali che vengono praticate durante la fecondazione assistita. E’ auspicabile, dunque, che la donna pianifichi, in età ancor giovanile, la possibilità di avere un figlio e, a tale scopo, segua uno stile di vita adeguato e si sottoponga ad annuali visite ginecologiche. Alcune malattie, come l’endometriosi o la policistosi ovarica, possono interferire sulla capacità procreativa. Per non parlare di patologie più gravi, come quelle oncologiche, per le quali il ginecologo, in accordo con l’oncologo, può proporre alla donna il congelamento degli ovociti. Con le moderne tecniche di vitrificazione degli ovociti, prima dei 35 anni, si possono congelare cellule giovani che vengono utilizzate con successo anche dopo diversi anni>. Non a caso il nostro Paese è leader nelle tecniche di fecondazione assistita con ovuli scongelati (3.284 cicli nel 2008).

di Paola Trombetta 

Articoli correlati