<p style=”text-align: justify; “> E’ in gravidanza che la donna può accorgersi di essere affetta da epatite C, una malattia che interessa più di un milione e mezzo di persone, con 1.000 nuovi casi all’anno in Italia, e interessa sempre più la fascia d’età dai 35 ai 50 anni. <Basta un semplice test del sangue, che dovrebbe essere consigliato dai ginecologi come avviene per altre infezioni ( toxoplasmosi, rosolia, HIV, HPV) per individuare la presenza di anticorpi contro il virus HCV> raccomanda il professor Carlo Federico Perno, ordinario di Virologia e direttore della Scuola di specializzazione in Microbiologia all’Università Tor Vergata di Roma. <In questi casi, per evitare la trasmissione del virus dalla madre al feto, che può avvenire durante il parto, si pratica il taglio cesareo. In presenza di malattia, durante tutto il periodo della gravidanza, devono essere sospesi i farmaci, interferone pegilato e ribavirina, che oggi rappresentano la terapia standard contro l’epatiteC>. Nei prossimi mesi sarà in commercio una nuova molecola (boceprevir) con un meccanismo d’azione ancor più mirato, contro gli enzimi che permettono al virus di replicarsi. <Si sono da poco conclusi due trials clinici> puntualizza il professor Savino Bruno, direttore del Dipartimento di Epatologia dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. <Il primo, SPRINT-2, a cui hanno partecipato pazienti mai trattati; il secondo RESPOND-2 con pazienti che non hanno risposto alla terapia tradizionale con i due farmaci (peginterferone e ribavirina). Aggiungendo la nuova molecola, boceprevir, alla terapia standard, si raggiunge una percentuale di guarigione del 70% nei pazienti con genotipo 1, il virus più difficile da trattare, rispetto al 50% con i soli due farmaci tradizionali (peginterferone e ribavirina). Un passo avanti nella lotta contro questa malattia, in attesa di altre categorie di farmaci, ancor più efficaci, che potrebbero essere utilizzati anche da soli e riuscire veramente a eradicare la malattia>.</p>