In Italia, nell’arco di un anno, si è ridotto del 5% il ricorso all’aborto. La conferma viene dalla recente relazione sulla Legge 194/1978, inviata dal Ministero della Salute al Parlamento, in cui vengono presentati i dati definitivi del 2013 e quelli preliminari del 2014. Il trend “virtuoso” non sembra valere però per le donne straniere. <Un aborto su tre in Italia riguarda una donna immigrata e, in alcune Regioni, si raggiunge addirittura una percentuale del 50% sul totale complessivo del 75%>, puntualizza il professor Annibale Volpe, past-president della Società Italiana della Contraccezione (SIC). <E’ dunque essenziale trovare una soluzione. Le comunità di stranieri nel nostro Paese sono tante e hanno tradizioni, religioni e culture diverse. Per questo occorrono figure di mediazione culturale che vadano a parlare di contraccezione direttamente “a casa” degli stranieri, nella loro lingua e con chiarezza. In alcune ASL, come in Toscana, si propongono alle donne sottoposte a IVG, sistemi permanenti di contraccezione (dispositivi intrauterini) gratuiti: quella che può apparire una spesa per la Sanità, è in realtà un risparmio, considerato che di solito la stessa donna si sottopone più volte all’intervento di interruzione che costa da 780 a 1.800 euro>. <Un ruolo importante ha anche l’informazione online>, continua lo specialista. <La SIC sta portando avanti da più di un anno un profilo Twitter e un profilo Facebook, sui quali cerchiamo di spiegare in modo semplice i concetti cardine della contraccezione e di fare chiarezza su tutta una serie di luoghi comuni, ancora molto diffusi>. (P.T.)