Sono i figli ad insegnare ai genitori il corretto stile di vita: l’84% dei ragazzi non salta mai i pasti, che vengono consumati con regolarità fino ai 13 anni (89%), compresa la prima colazione fatta fino ai 18 anni (85%). È quando emerso da una vasta indagine, promossa dall’Osservatorio Nestlé – Fondazione ADI, presentata al recente Congresso Nazionale ADI (Associazione di Dietetica e Nutrizione clinica). Nell’arco di sei anni sono state raccolte 50mila interviste sulle abitudini alimentari e sulla forma fisica della popolazione italiana, allargando l’analisi a un confronto generazionale all’interno del nucleo familiare. I giovani sono al contrario bocciati alla prova della convivialità: lo stare a tavola, per loro, è una necessità fisica (33%) e non un momento di condivisione con i grandi. Colpa anche della tecnologia: mentre pasteggia, 1 ragazzo su 5, con una prevalenza al femminile, utilizza il cellulare; solo 2 su 3 parlano con gli altri commensali, e senza grandi differenze fra adulti (72%) e ragazzi (73%) a tavola si stabilisce un filo diretto con la tv. «Non si tratta solo di cattiva educazione – commenta il dottor Giuseppe Fatati, coordinatore scientifico dello studio e presidente della Fondazione ADI – ma di un’abitudine a stare altrove e a non percepire il gusto, il piacere e la varietà del cibo, con le conseguenze correlate».
L’indagine dell’Osservatorio è stata importante per far comprendere ai genitori come il loro esempio possa influenzare le abitudini dei figli. Dallo studio emerge che è a partire da 17 anni si cominciano a saltare i pasti (almeno due volta alla settimana per il 10%), a perdere l’abitudine allo spuntino e si inizia a mangiare fuori casa, 1 o 2 volte alla settimana (36%). «Non solo si altera il regime alimentare della giornata – aggiunge Fatati – ma vengono modificati anche i bioritmi che coinvolgono funzioni essenziali come quella del sonno. E la riduzione della qualità e della quantità di quest’ultimo è una delle cause del sovrappeso».
Da qui anche l’importanza di una vita fisicamente attiva, verso la quale i genitori sembrano dei buoni educatori tanto che i figli dedicano almeno il doppio di ore allo sport (più di quattro ore alla settimana) rispetto a mamma e papà, seppure ogni due anni la frequenza cali di mezz’ora circa e si scelga di fare palestra (39%) con l’aumentare dell’età. «La palestra, per quanto utile –precisa lo specialista – indica soltanto l’interesse all’aspetto esteriore del fisico, mentre è importante educare i giovani a un concetto di buona salute e benessere più complesso che implica sia il cibo, sia lo stile di vita, sia il tempo libero». A 17 anni, il 32% dei ragazzi è poco o per niente soddisfatto del proprio peso, il 30% delle femmine si ritiene in sovrappeso e solo il 5% in sottopeso, con proporzioni in aumento con il crescere dell’età. «E’ chiaro che la percezione di sé – conclude Fatati – e la volontà di intervenire positivamente non sono guidate da modelli chiari e propositivi». Un esplicito invito quindi ai genitori a mantenere salda la presa e il proprio ruolo, attraverso l’esempio e la costanza, soprattutto quando i figli sono investiti dai cambiamenti della crescita. (Francesca Morelli)