ALLO STUDIO UN LATTE PER NEONATI ALLERGICI

L’allergia al latte in Italia colpisce lo 0,8% dei bambini. Per risolverla, è necessario trattarla nel modo giusto. Come fare? Ne hanno parlato specialisti e pediatri in occasione dell’incontro: “L’allergia alle proteine del latte vaccino”, che si è svolto all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Tre sono le tappe per gestire l’allergia al latte: sospettarla, diagnosticarla, proporre una dieta adeguata. Ma questo non avviene ovunque: negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono bambini che vengono curati per allergia al latte, senza avere seguito un appropriato percorso diagnostico. In Italia sono pochi i centri che seguono un iter completo ed i test non sempre vengono eseguiti allo stesso modo. Negli USA si utilizza il latte di soia come sostituto, in Europa si ricorre principalmente agli idrolisati di latte. In Italia va per la maggiore l’idrolisato di riso; in Arabia il latte di cammella. Insomma, Paese che vai, latte che trovi.
Per dare un indirizzo comune, l’Organizzazione Mondiale dell’Allergia (WAO) ha promosso le linee-guida globali sull’allergia al latte, soprattutto sui metodi diagnostici.
Nel frattempo si stanno studiando nuove formulazioni di latte. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Università La Sapienza di Roma stanno sperimentando una nuova formula idrolisata di proteine del latte che potrebbe offrire sensibili vantaggi. 
<Non ci si può affidare a metodiche alternative per la diagnosi: solo il dosaggio delle IgE specifiche, il test cutaneo e soprattutto il test da carico sono in grado di smascherare una allergia al latte>, sottolinea Alessandro Fiocchi, responsabile del Dipartimento di Allergologia dell’Ospedale Bambino Gesù.
<Non si deve avere il sospetto dell’allergia al latte solo davanti a reazioni gravi, ma anche quando un bambino ha diarrea frequente, eczema, scarsa crescita, asma persistente. Inoltre, quando si elimina il latte dalla dieta, è necessario togliere anche i formaggi, i dolci e i gelati. La malattia non è banale. Deve essere affidata agli specialisti e non alla gestione della mamma che, lasciata sola, può soltanto fare tentativi e imparare dagli errori. Gli specialisti si dovranno coordinare col pediatra per trovare la via terapeutica migliore per ciascun bambino>. (P.T.)