Un’arma innovativa nella lotta contro i batteri resistenti

Una nuova arma nella lotta contro i batteri Gram-negativi resistenti, che sono la causa di molte infezioni soprattutto in ambito ospedaliero, è rappresentata dalla combinazione di due molecole: ceftazidima, cefalosporina di terza generazione con profilo di efficacia e sicurezza consolidato, e avibactam, un nuovo inibitore della beta-lattamasi che protegge la ceftazidima dall’inattivazione da parte degli enzimi. Ceftazidima e avibactam lavorano in sinergia: la reale innovazione terapeutica del nuovo antibiotico è proprio avibactam, capace di ripristinare e ampliare l’azione anti-infettiva di ceftazidima contro i patogeni Gram-negativi. «La disponibilità di ceftazidima/avibactam riveste una fondamentale importanza. – dichiara Claudio Viscoli, Direttore Clinica Malattie Infettive dell’Università di Genova e Policlinico San Martino e Presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA) – Si tratta di un nuovo antibiotico di cui avevamo estrema necessità, perché attivo sulla Klebsiella resistente ai carbapenemici. Rappresenta una prima soluzione a un grande bisogno insoddisfatto di antibiotici e dimostra che la ricerca in questo campo è attiva».

Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici, conosciuta come antibiotico-resistenza, è diventato un problema drammatico, anche perché sono pochissime le molecole scoperte negli ultimi anni, mentre l’utilizzo di antibiotici è in ascesa e spesso se ne fa un uso improprio. Basti dire che negli ospedali dell’Unione Europea oltre il 50% degli antibiotici viene usato senza che sia veramente necessario o in modo inappropriato; a ciò si aggiunge che in Europa il consumo di antibiotici specifici per il trattamento delle infezioni multi-resistenti è raddoppiato tra il 2010 e il 2014. In Italia il problema delle resistenze agli antibiotici è particolarmente critico; la percentuale di Klebsielle resistenti ai carbapenemi, supera il 30%. Le sole infezioni ospedaliere causano ogni anno nel nostro Paese tra i 4.000 e i 7.000 decessi. Tutto ciò ha portato a considerare i batteri Gram-negativi come i “nemici numero uno” della sanità pubblica, in particolare dei pazienti ospedalizzati.

«Al momento i problemi maggiori sono causati da patogeni Gram-negativi multiresistenti, appartenenti alla famiglia degli Enterobacteri, Acinetobacter e Pseudomonas – aggiunge Claudio Viscoli. Le strategie che si possono mettere in atto per controllare la loro diffusione sono fondamentalmente 4: prima di tutto dobbiamo conoscere l’entità del fenomeno, quanto è diffuso e dove; poi dobbiamo controllare la trasmissione da paziente a paziente di questi patogeni, a livello delle strutture sanitarie; terzo punto, l’uso prudente e razionale degli antibiotici, per contrastare le infezioni e ridurre al minimo la pressione selettiva che seleziona i batteri resistenti; quarto punto, migliorare e rendere più rapida ed efficiente la diagnostica microbiologica».

Paola Trombetta

 

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