Ricerca biomedica: è fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato

Senza la ricerca in campo biomedico non saremmo in grado di proteggere la nostra salute. E i dati delle vaccinazioni contro il Covid-19 lo confermano. Come, del resto, hanno dimostrato l’importanza della collaborazione tra le aziende private che hanno garantito il finanziamento di progetti nati nei centri di ricerca pubblici. Il caso dei vaccini a m-RNA lo conferma: gli studi condotti da istituti di ricerca americani sulla possibilità di estrarre l’m-RNA della proteina spike di membrana del virus sono stati poi utilizzati dalle aziende per produrre i noti vaccini Pfizer e Moderna. Lo stesso è avvenuto, qualche anno fa, per lo studio dell’acido trans-retinoico, scoperto in alcuni laboratori cinesi, e utilizzato da aziende private, in questo caso Roche, per ottenere un farmaco molto efficace contro la leucemia promielocitica.

Se ne è parlato in occasione della presentazione del Libro Bianco “La ricerca biomedica e il rapporto tra pubblico e privato” che si è tenuta presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico a Roma, curato da Fondazione FADOI (Fondazione Ricerca-Formazione) e Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con Fondazione Roche.

<E’ la ricerca in campo biomedico che ci consente ogni giorno di ottenere nuovi risultati per il benessere e la salute delle persone>, ha puntualizzato Mariapia Garavaglia, presidente di Fondazione Roche. <La ricerca ha anche un grande impatto sulla società perché le scoperte dei ricercatori incrementano la produttività e la ricerca è “vita” per la comunità. In questo caso pubblico e privato devono collaborare e agire in sinergia: molti progetti nati negli istituti pubblici, che spesso hanno scarse risorse economiche, vengono poi realizzati da aziende private che mettono a disposizione i loro investimenti che ricadono a beneficio della salute pubblica. La ricerca sulle malattie nasce dai pazienti e ai pazienti ritorna come possibilità di cura. E per questo la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale. La pandemia è stata la conferma dell’importanza di questa collaborazione!>.

<Nel pubblico, oltre alle scarse risorse economiche, ci sono anche lunghe procedure burocratiche per l’approvazione e la produzione dei farmaci, che nel privato sono molto più agili e veloci>, aggiunge Dario Manfellotto, presidente FADOI. <La ricerca viene fatta in tutti i nostri ospedali, che si avvalgono di personale qualificato. Ma la realizzazione dei progetti è spesso affidata alle big-pharma che hanno disponibilità finanziarie e tecnologie più moderne e all’avanguardia. Per questo la sinergia tra le due realtà deve essere garantita>.

Dello stesso avviso è Carlo Nicora, direttore generale Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, che ha concorso alla stesura del Libro Bianco. Ricordiamo che, proprio in questo laboratorio, è stato diagnosticato il primo caso di infezione da SARS-CoV 2. <Nel 2020 la Fondazione IRCCS San Matteo è stata in prima fila nella lotta alla pandemia, sia dal punto di vista dell’assistenza, che della ricerca, con 282 lavori dedicati a Covid-19. Grazie a un finanziamento dell’ENI abbiamo cercato di creare le condizioni per creare una struttura d’avanguardia per la gestione di questa e di future emergenze infettivologiche>.

<Non bisogna dunque demonizzare i contributi privati, poiché l’obiettivo è la scoperta e la realizzazione di nuove cure per i pazienti a beneficio dell’intera collettività>, conclude Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca. <La ricerca biomedica fa da apripista, ma è indispensabile costruire un ponte tra università, ospedali, enti vigilanti come l’Istituto Superiore di Sanità, per accedere ai finanziamenti in maniera equilibrata e omogenea, tenendo conto delle priorità dei pazienti ai quali è rivolta la potenziale cura>.

Paola Trombetta

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