La Sin lancia l’allarme e la sfida alla denatalità

È allarme denatalità in Italia. Lo lanciano gli esperti della Società Italiana di Neonatologia (SIN) in funzione del decremento di nuovi bebè. Oltre 6.800 in meno nei primi tre mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018. E ora staremo a vedere nei primi tre mesi del 2020… È necessario comunque attivare iniziative e supporti, dicono gli esperti, per contrastare questa tendenza al negativo, destinata a peggiorare secondo le stime Eurostat. Attualmente il tasso di fertilità è di 2,5 figli per donna a livello mondiale, ma scenderà a 1,9 nel 2100, sotto la soglia del 2,1 che secondo i demografi consente a una popolazione di rimanere stabile. Mentre l’Italia, fanalino di coda in Europa, conta 1,34 figli per donna in età fertile, con previsioni che parlano di appena 375 mila bambini nel 2050. «Se vogliamo sperare in un cambio di rotta – dichiara Fabio Mosca, Presidente della SIN – i neonati e i bambini devono essere al centro di ogni iniziativa politica, a livello nazionale e locale. Sostenere oggi i nuovi nati (e non solo) incentiverà le coppie ad avere bambini».

Sono diversi i fattori che inducono ad avere uno o più figli: non dipende solo dalla condizione economica, ma anche e principalmente dalla qualità di vita. A bassi tassi di occupazione femminile, ad esempio, corrispondono bassi tassi di fecondità (in Italia solo il 49% di donne in età fertile lavora, contro una media di oltre il 62% dell’Unione Europea). Non è un caso che al Nord la prolificità sia maggiore rispetto al resto del Paese, soprattutto nella provincia di Bolzano, in cui tutti gli indici di benessere sono al top e ricade sul numero medio di figli per donna più alto d’Italia. «La denatalità – aggiunge il Presidente – contrasta anche con misure di sostegno alla famiglia nei primi sei mesi di vita: come poter conciliare i tempi di vita e lavoro, sostenere i papà oltre alle mamme, portando anche il loro congedo a 30 giorni come in Francia. Ancora, prevedere facilitazioni per le famiglie e per le mamme, prima e dopo il parto: iniziative e obiettivi che sono raggiungibili lavorando tutti insieme a sostegno delle giovani coppie, genitori e famiglie».  Evitando così l’involuzione della famiglia: tre quinti dei bambini non avrà fratelli, cugini e zii, ma solo genitori, nonni e bisnonni. «Già oggi – conclude Mosca – per 161 persone di età maggiore di 64 anni, ci sono solo 100 bambini di età inferiore a 15 anni. Di questo passo il welfare diventerà insostenibile».

Francesca Morelli

 

 

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