La “dieta buona” per l’endometriosi

Soffri di endometriosi? Ti trovi spesso a combattere contro dolori pelvici, sindrome da stanchezza cronica e brain fog, uno stato di annebbiamento cerebrale? Sai che è possibile ridurre sintomi e progressione dell’endometriosi con una “buona dieta”? Occorre puntare su cibi antinfiammatori e a contenuto limitato di  estrogeni, gli “ingredienti” che contribuiscono al peggioramento della problematica, compreso l’aumento dei dolori, con effetto a cascata. «L’ormone fa crescere la malattia – spiega Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi – la malattia provoca infiammazione e l’infiammazione fa produrre più ormoni. Riducendo la presenza di estrogeni nel sangue si limita la percentuale di crescita dell’endometriosi e dunque anche intensità e comparsa dei dolori». Come si struttura dunque una dieta corretta? «Occorre previlegiare cibi con sostanze antinfiammatorie e antiossidanti, come curcuma e zenzero – aggiunge Maria Cassano, biologa nutrizionista della Fondazione – ridurre grassi saturi e zuccheri, consumare quantità adeguate di carboidrati per mantenere l’insulina entro livelli che favoriscono l’equilibrio ormonale. Attenzione anche ad alcune sostanze come i disregolatori endocrini presenti nei cibi in scatola, a plastica e pesticidi che possono interferire sulla produzione degli estrogeni». In “buona sostanza” la ricetta per un buon piatto, utile al miglior controllo dell’endometriosi, prevede:

  • Fibre a go-go che provvedono a ridurre gli estrogeni nel sangue. Dunque sì a verdure e frutta di stagione come broccoli, cavoli, zucca, cime di rapa, verza, arance, mandarini, melograno, mela, pera, a cereali integrali e legumi. Sì anche agli omega 3, contenuti in pesce azzurro, salmone e tonno, olio di oliva, frutta secca, avocado, semi che stimolano la produzione della prostaglandina che tiene a bada l’infiammazione addominale.
  • Cibi di origine animale, con moderazione. Poca carne rossa a favore di quella bianca da allevamento controllato, limitatamente latticini per il contenuto di caseina e lattosio, glutine da farine integrali e grezze.
  • Alimenti industriali da bandire. Fra questi: prodotti in scatola e caseari di origine animale da allevamento non controllato per l’alto contenuto di ormoni; farine bianche e prodotti da forno raffinati. No anche a zucchero bianco e dolci altamente zuccherini, grassi saturi, ad alcuni cereali come avena e segale perché ricchi di estrogeni, ma anche alla soia per il contenuto di fitoestrogeni. Fra le bevande: le bibite zuccherate e contenenti caffeina, alcol.
  • Da “integrare”, sia in forma naturale o di supplemento, per l’apporto fondamentale al controllo della patologia: vitamina D, omega 3, curcuma, quercetina, luteolina, partenio, nicotinamide, metifolato di calcio.

Francesca Morelli

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