Il Premio Rita Levi Montalcini va a tre ricercatrici impegnate per la SM

Nella giornata in cui va in onda su Rai 1 un film per ricordare Rita Levi Montalcini, donna e studiosa che ha consacrato la sua vita alla scienza, è stato conferito il premio a lei intitolato a tre neurologhe e ricercatrici, durante il Congresso annuale dell’Associazione AISM, in corso fino a venerdì 27 novembre. Tutte e tre sono impegnate ogni giorno con i pazienti nei rispettivi Centri clinici per la Sclerosi Multipla e si occupano di ricerca nei tre ospedali che hanno visto i più grandi numeri di ricoverati per Covid-19 dell’intero territorio nazionale.

Sono Cinzia Cordioli, Lucia Moiola e Marta Radaelli e provengono rispettivamente da ASST Spedali Civili di Brescia, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e ASST Papa Giovanni XIII di Bergamo. AISM, con la sua Fondazione FISM, ha deciso di premiarle per il loro impegno nel tradurre la ricerca in risposte per le persone con SM, in particolare durante la pandemia da COVID-19 e per la loro partecipazione attiva allo sviluppo della piattaforma internazionale per la raccolta dati Covid-19 e sclerosi multipla (SM), il MuSC-19 (www.aism.it/MuSC-19). In un anno unico come questo il Premio intitolato a Rita Levi Montalcini, assume un significato particolare:

«Nel lontano 1999 ero presente quando la professoressa Rita Levi Montalcini venne al San Raffaele a consegnare per la prima volta, al professor Gianvito Martino, il Premio a lei intitolato. Il mio impegno ventennale è nato anche dalla spinta di quel giorno e il fatto che il Premio intitolato a Rita Levi Montalcini, nell’anno del Covid-19, vada a tre “api operaie”, a tre neurologhe donne molto impegnate nell’attività clinica, oltre che nella ricerca, ha veramente un grande valore», afferma Lucia Moiola.

Cinzia Cordioli riassume così il significato di questo Premio: «È uno dei momenti più importanti della mia vita, un grandissimo onore. Ho sempre guardato con incredibile ammirazione a questa piccola gigantesca donna, che ho incontrato di persona nel mio primo anno di specializzazione. A 47 anni, dopo oltre vent’anni di impegno quotidiano con le persone con SM, questo Premio mi rinnova nella tenacia, nella necessità di non mollare mai e nella consapevolezza che anche nel quotidiano, nelle piccole scelte che facciamo ogni giorno, c’è una grande responsabilità di cura che si può tradurre in qualcosa di veramente efficace per il bene delle persone che affrontano una malattia impegnativa come la sclerosi multipla, soprattutto in questo anno così drammatico».

Marta Radaelli aggiunge: «Questo Premio rappresenta un grande onore, per il quale mi sento in difetto rispetto al vero eroismo che ho visto in tanti miei colleghi medici e in tanti infermieri dal mese di marzo. Per questo lo voglio condividere con tutti i medici e gli infermieri di questi nostri territori martoriati che, negli ospedali, hanno lottato con le unghie e con i denti contro il Covid-19. In un anno drammatico per tutti, per noi medici, per i cittadini, per le persone con SM, questo è un grande riconoscimento e ci dà ancora la forza di andare avanti in questi momenti difficili».

Paola Trombetta

 

 

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