Il parere della Società di Neonatologia sul latte d’asina

È recentissimo il Disegno di Legge presentato da Forza Italia che all’articolo 1 “sostiene la produzione del latte d’asina, non solo come integratore del latte materno per i neonati prematuri, ma anche come alimento alternativo al latte vaccino in soggetti allergici”, suscitando posizioni diverse. Bocciato drasticamente dalla Fnopo, Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, ha riscosso invece posizioni “alternative” di altre società, tra queste la Società Italiana di Neonatologia (SIN), da sempre in prima fila nel sostenere iniziative che riguardano la salute dei nati prematuri, in primo luogo la promozione dell’allattamento materno. La Società sul tema del latte d’asina esprime un parere neutrale, senza schierarsi in maniera netta per il pro o il contro: il disegno di legge, che interessa neonati prematuri ma anche piccoli con allergie, propone il latte d’asina come possibile variante al latte vaccino nella dieta di piccoli e piccolissimi con sintomatologie allergiche. Ciò significa che il latte d’asina non sostituisce il latte materno, bensì può essere impiegato come integratore laddove è necessario soddisfare le aumentate esigenze nutrizionali del pretermine e migliorare la tolleranza. Un primo articolo scientifico, sebbene non si possa ritenere conclusivo, dimostrerebbe nei nati pretermine, pari efficacia del latte d’asina, ma più elevata “accettabilità” rispetto ad un fortificante di origine bovina.

Resta inteso, spiega ancora la SIN, che il latte materno e/o quello umano donato, restano l’alimento per eccellenza nei lattanti e nei prematuri e, pur non essendo contraria al disegno di legge presentato, in attesa di evidenze scientifiche sulla bontà e l’utilità del latte d’asina, la Società ritiene prioritario incentrare sforzi e azioni per attuare misure che facilitino l’allattamento al seno esclusivo, supportare e potenziare le Banche del Latte Umano Donato, ampliandone anche il numero sul territorio (ad oggi sono 38), prevedere agevolazioni nel congedo di maternità e paternità, oltre a un sistema strutturato per il follow-up a distanza. Insomma, rispetto al latte d’asina, quello materno è migliore.

Francesca Morelli

 

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