I bambini mangiano solo quello che a loro piace?

I bambini non sarebbero “schizzinosi” a tavola per partito preso: come gli adulti non mangiano ciò che non gradiscono. Almeno questa è la tesi emersa da uno studio condotto da ricercatori americani della University Park, negli Stati Uniti, e pubblicato su Appetite, una rivista scientifica specializzata sull’argomento. Un piccolo gruppo di bambini, all’incirca una sessantina, tra 4 e 6 anni, sono stati coinvolti in un “esperimento mangereccio” durante il quale i ricercatori intendevano valutare se la preferenza degli alimenti serviti al momento del pasto corrispondeva anche alla loro effettiva assunzione. Così hanno invitato i bambini a partecipare a un “gioco” nel quel venivano loro presentati su un vassoio 7 cibi: pollo, crocchette, ketchup, patatine, uva, broccoli, pomodorini, biscotti e 2 bevande: latte e succo di frutta. In relazione a ciascun alimento i bambini dovevano esprimere un indice di gradimento su una scala da 0 a 5, cioè da super cattivo a super buono.

In relazione ai punteggi dati, i ricercatori hanno poi valutato se la preferenza espressa dal bambino verso un determinato cibo ne aveva condizionato anche il consumo: al contrario non si è evidenziata una stretta relazione di causa-effetto. Insomma, preferenza non significava per forza l’assunzione di quel cibo. Avrebbero fatto però eccezione patatine, uva, pomodorini e succo di frutta dove i ricercatori hanno notato un’associazione positiva con il quantitativo consumato.

«Questi dati – affermano i ricercatori – sono coerenti con la nozione che i bambini non mangiano solo ciò che a loro piace», come a dire che le scelte alimentari dei bambini vengono influenzate dai genitori e dai coetanei. I bambini sicuramente ascoltano e “assorbono” tutto quanto accade intorno alla tavola. Fattore che potrebbe dunque condizionare la loro percezione verso uno specifico cibo. Uno spunto per i genitori, concludono i ricercatori, che vogliono sapere come migliorare l’alimentazione dei propri figli, come far loro provare a mangiare alcuni cibi o perché non ne consumano altri.

Francesca Morelli

 

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