Il cuore dei bambini, figli di fumatori, è più a rischio di ammalarsi

Non è solo il fumo passivo a minare la salute, anche e soprattutto del cuore dei piccoli, né è sufficiente arieggiare i locali in cui si sono accese la sigarette per attutirne l’azione e gli effetti. Un rischio nascosto e altrettanto importante risiede, infatti, nel fumo di “terza mano”, quello che si deposita su mobili, oggetti, suppellettili e vestiti dove permane a lungo e che viene inalato o assorbito attraverso la pelle da chiunque ne entri a contatto. A farne le spese maggiori sarebbero i bambini, figli di fumatori naturalmente, più esposti a un rischio di sviluppare in età adulta eventi cardiovascolari, e non soltanto infarto. Sono dati recentissimi, emersi da uno studio italiano dell’Università “Sapienza” di Roma, pubblicati sulla rivista internazionale Thorax e presentati al Congresso della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) tenutosi di recente a Milano. Responsabili dei danni al cuore sarebbero due fattori: un aumento dello stress ossidativo e la diminuzione dell’ossido nitrico che svolge una funzione dilatatoria e antiossidante, protettiva per l’insorgenza di aterosclerosi e del rischio cardiovascolare. I luoghi più a rischio per respirare il fumo passivo sono gli ambienti domestici e le auto: «Studi recenti – ha spiegato Lorenzo Loffredo, professore associato del Dipartimento di Medicina Interna presso l’Ateneo romano – hanno dimostrato che, a causa della limitatezza dello spazio, le concentrazioni tossiche in automobile possono essere più di venti volte superiori a quelle di un ambiente domestico. Eppure il 65% dei fumatori italiani fuma in auto regolarmente e di questi il 21% in presenza di bambini». E, anche in questo caso, la convinzione che abbassare i finestrini serva a evitare rischi cardiovascolari e respiratori è errata. Manca dunque la consapevolezza che i danni da fumo si vedono sul lungo periodo. «Una delle missioni principali del pediatra moderno e dei futuri pediatri – conclude Marzia Duse, Presidente SIAIP – è prevenire le malattie dell’adulto che si originano prevalentemente nell’infanzia, anche in funzione dei dati emersi dallo studio. Il quale ha avuto soprattutto il merito di dimostrare lo stretto legame fra esposizione a fumo passivo e rischio cardiovascolare, invitando così a intervenire con misure educazionali, per correggere stili di vita genitoriali e sociali, tra cui smettere di fumare, che possono incidere positivamente sullo stato di salute dei nostri figli. Il danno che possiamo procurare loro con il nostro fumo è anche e soprattutto “nascosto” e silente, ma si renderà evidente in età adulta, nel pieno della loro attività sociale e lavorativa. Abbiamo il dovere morale di esserne consapevoli». Non aspettiamo allora ad agire, quando sarà troppo tardi.

Francesca Morelli

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