Come salvaguardare i nonni dall’ansia da pandemia

L’isolamento da pandemia ha avuto un sensibile impatto psico-emotivo sugli anziani con demenza. E i nonni pagano oggi lo scotto: sono comparse per la prima volta, si sono aggravate o diventate più frequenti agitazione e aggressività (21%), ansia (15%), apatia e indifferenza (13%), irritabilità (12%), secondo uno studio su 100 pazienti senior dello “Stroke & Dementia Lab”, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “Luigi Sacco” dell’Università di Milano, reso possibile  dal contributo dell’Associazione per la Ricerca sulle Demenze ARD Onlus. In particolare tra i nonni con disagi mentali, si sono manifestate anche depressione (10%), disturbi del sonno, allucinazioni, delusione (6%), con necessità, in un caso su quattro, di consultare il medico per la gestione dei disturbi psico-comportamentali o per rimodulare farmaci già in uso. Fenomeni che hanno interessato anche i caregiver, quasi sempre familiari e nel 68% dei casi donne. Un quadro che ha reso gli anziani con demenza ancora più fragili, essendo già esposti a un rischio maggiore di contrarre Covid-19 con esiti e/o complicanze più gravi, anche neurologiche.

«Solo il 7% dei nostri pazienti prima della pandemia non aveva alcun sintomo psico-comportamentale riconducibile alla demenza – dichiara Leonardo Pantoni, coordinatore della ricerca e direttore dell’Unità Complessa di Neurologia dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano. – Il lungo periodo di isolamento, nonostante il 77% ricevesse le visite di familiari e il 23% potesse uscire all’aperto, ha comportato per molti un peggioramento dei sintomi o la comparsa di nuovi disturbi».

Eventi che, secondo gli esperti, si possono contenere con l’attuazione di un decalogo “protettivo”:

  1. La casa “Covid-free”. Per cercare di limitare il pericolo di contagio, mantenere il domicilio dei nonni, soprattutto dei più fragili, “zona sicura”, lavandosi le mani e cambiando gli abiti quando si rientra, sanificando cellulari e borse, lasciando fuori le scarpe.
  2. Fare movimento indoor. Se non è possibile uscire in sicurezza, prevedere attività fisica casalinga come stretching, cammino e impegni cognitivi stimolanti quali lettura, giochi di carte, lavoretti manuali.
  3. Riunioni virtuali. Queste possono includere incontri con altri caregiver o gruppi per esercizi, attività ricreative e chiacchierate, ma anche sessioni di tele-riabilitazione cognitiva e fisica con i terapisti.
  4. Monitoraggio “mirato”. È bene tenere sempre sotto controllo alcuni parametri vitali, come pressione (che può impattare sull’aggravamento della demenza), frequenza cardiaca, temperatura, saturazione dell’ossigeno, glicemia.
  5. Test di valutazioni della funzionalità cognitiva. Da effettuarsi periodicamente, anche sfruttando test online indicati dal medico.
  6. Individuazione degli stimoli ansiosi. Con l’aiuto degli operatori sanitari è bene valutare le situazioni che generano sintomi come aggressività, ansia, irritabilità, così da evitarle.
  7. Rilevare episodi e comportamenti di difficile gestione. Questi vanno comunicati agli operatori sanitari di riferimento, al fine di ricevere consigli personalizzati per poterli affrontare al meglio.
  8. Numeri utili. È bene avere a disposizione i contatti di infermiere, medico di famiglia, geriatra da poter sempre raggiungere e consultare in caso di problemi psico-comportamentali.
  9. Non sottovalutare il delirium. Può essere una delle prime manifestazioni di Covid-19 in pazienti anziani con demenza.
  10. Numero di emergenza. Da tenere sempre a portata di mano e chiamare in caso di disturbi psico-comportamentali che non si riescono a gestire da soli, come gesti violenti o autolesionisti.

Francesca Morelli

 

 

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