Bocca sana fin da piccoli…..e la tecnologia aiuta!

Il dentista non fa più paura! Spettro per grandi e piccini, oggi andare dal dentista può essere perfino “divertente”. Sarà merito dei nuovi strumenti tecnologici? Certamente fanno la loro parte: scanner intra-orali, modelli e ricostruzioni in 3D sono “aggeggi” che fanno fantasticare la mente del bambino, catturando la sua attenzione e sviandolo dalle proprie paure. Questi ausili di ultima generazione, oltre a rendere le visite meno invasive, consentono agli specialisti di fare diagnosi molto precoci, ancora prima che il dentino spunti, ovvero di valutare in anticipo la futura evoluzione della dentizione, così da intervenire con le adeguate cure laddove necessario.

Qual è l’età giusta per cominciare a educare i bambini sull’importanza della salute orale? Come insegnare loro le buone abitudini per una corretta cura dei denti? E soprattutto come coinvolgere attivamente i piccoli nella visita odontoiatrica? Non c’è un approccio standard. «Bisogna capire soprattutto come farlo con i bambini piccoli – spiega Simonetta Meuli, medico dentista e specialista in ortognatodonzia, consulente di Align, in occasione della Giornata mondiale del sorriso (7 ottobre 2022) – per esempio tra i 6 e gli 8-9 anni e con quelli più grandi, in fase pre-adolescenziale. Con i primi è un più facile perché provano un estremo rispetto per qualsiasi parola detta dal dentista e forse anche un po’ di soggezione verso una figura in camice così autorevole. Con i secondi, invece, è un po’ più complesso: bisogna fare in modo di creare un rapporto diretto tra il medico dentista e il piccolo paziente, senza l’intermediazione del genitore. Ad esempio, per coinvolgere i più piccoli, faccio inserire loro direttamente il nome come paziente, fingendo che ancora non ho capito come usare questa tecnologia. Chiaramente, a loro, nativi digitali viene naturale l’utilizzo. In questo modo si sentono coinvolti: mostro loro cosa faremo e in che modo».

Guardando la digitalizzazione del loro percorso terapeutico, bambini e adolescenti capiscono immediatamente cosa accadrà, facendoli sentire anche “grandi” e responsabilizzati sul proprio trattamento. «Se durante il percorso di cura – conclude la dottoressa – mi rendo conto che non è coinvolto, gli chiedo se vuole portarlo a termine e raggiungere il risultato che ci siamo prefissati o se preferisce interrompere: normalmente accettano di voler continuare». E il primo passo di educazione alla salute orale è compiuto!

Francesca Morelli

 

 

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