“Oltre il mare”: il volto nascosto del tumore al polmone

«Ho iniziato a fumare a 19 anni e a 43, quando mi è stato diagnosticato un tumore al polmone “squamoso infiltrante”, ho buttato via definitivamente le sigarette», racconta Carlotta 53 anni, architetto che lavora nell’amministrazione della Casa Teatro dei Ragazzi di Torino. «Oggi sono passati 10 anni dalla diagnosi: sto bene e ho sospeso anche i controlli che prima facevo ogni anno. Ma è stata una dura e faticosa battaglia: una lotta contro un nemico che si espande come un polipo, nel tuo corpo e non ti lascia tregua. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco, oltre al mio amato cane Poldo, un angelo in carne e ossa: Stefania Vallone dell’Associazione WALCE (Woman Against Lung Cancer), che è stata in questi anni la mia guida, il mio caregiver e mi ha aiutato a superare i momenti di sconforto e solitudine che la malattia ha comportato. All’inizio, dopo la diagnosi, ho subito l’asportazione di un polmone all’Ospedale San Luigi di Orbassano e poi diversi cicli di chemioterapia che mi hanno costretta a letto per otto mesi, con tanti dolori alle ossa. Ma Stefania è sempre stata presente e mi ha sostenuto e incoraggiato. E negli anni successivi mi ha “arruolato” nell’associazione WALCE come testimonial di questa malattia, facendomi parlare ai vari congressi in giro per il mondo. Una testimonianza vivente che il tumore al polmone si può sconfiggere e guarire».

«Il caregiver è una figura chiave e mia moglie Sonia lo è stata in questi difficili mesi di malattia», conferma Aldo, 54 anni, di Bari, dipendente di banca, anche lui affetto, da pochi mesi, da un tumore polmonare (microcitoma). «È stata mia moglie a incoraggiarmi ogni giorno ad affrontare le dure prove che questo tumore comporta. E grazie alla sua vicinanza ho superato momenti di grande sconforto, al punto che volevo davvero chiudere con la vita. Ma grazie a lei, mi sono ripreso e ho affrontato le cure necessarie per superare tutti gli scogli che sembravano voler far incagliare quella barca che era la mia vita. E insieme abbiamo viaggiato e ci siamo ritrovati “oltre il mare”». Lo stesso viaggio di rinascita dalla malattia viene descritto da Roberto: anche per lui il supporto della moglie è stato determinante e gli ha permesso di superare tanti ostacoli e continuare a vivere, nonostante questa malattia.

Sono tre persone con lo stesso tumore. che si sono incontrate, conosciute e insieme hanno deciso di raccontare il vissuto della loro malattia in un film documentario, che è stato girato a gennaio e ha come titolo “Oltre il mare”. Realizzato da Sanofi insieme a WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer) in Europe e a RUFA, Rome University of Fine Arts, l’Accademia di Belle Arti di Roma, questo docufilm punta i riflettori sul delicato tema del tumore al polmone, attraverso uno stile narrativo inconsueto e punti di vista originali, personali, veri. Il tumore al polmone è ancora oggi una delle forme di cancro più aggressive, tra le prime cause di morte, fortemente legata al fattore di rischio primario, il fumo, e colpisce ogni anno 2 milioni di persone in tutto il mondo, con oltre 43mila diagnosi solo in Italia nel 2022. Da qui l’importanza di iniziative di sensibilizzazione sulle corrette abitudini e sulla prevenzione per incentivare la diagnosi precoce, fattore fondamentale nell’evoluzione della malattia. È così che nascono racconti come questo, che utilizza lo strumento del film-documentario per mostrare come questa patologia impatti sulla vita quotidiana di chi ne soffre e di chi gli è accanto, aprendo una preziosa ed intima finestra sul mondo di Carlotta, Aldo e Roberto, i tre protagonisti della pellicola.

Tre esperienze, tre percorsi, tre vite diverse, ma simili, che a un certo punto hanno dovuto fare inevitabilmente spazio a incertezze, paure e speranze. “Oltre il mare” racconta come il tumore al polmone sia entrato prepotentemente nella vita di Aldo e Roberto, tuttora affetti dalla patologia, e Carlotta che, sebbene ne sia guarita, testimonia come un avvenimento del genere non possa mai veramente smettere di influenzare ogni parte della propria esistenza. “Oltre il mare” dà, inoltre, voce anche a coloro che vivono ogni passo della malattia assieme ai tre protagonisti: i loro caregiver, che offrono il proprio supporto e vivono anche sulla propria pelle l’impatto del tumore di una persona cara. Molto spesso sono i familiari; a volte sono le associazioni dei pazienti. Come WALCE Onlus, l’Associazione partner del docufilm, che dal 2006 supporta persone con tumore al polmone e le loro famiglie. «WALCE nasce in particolare per sensibilizzare sull’aumento di incidenza del tumore al polmone tra le donne, ma oggi ci confrontiamo con tutti gli interlocutori e offriamo supporto alle persone che soffrono di questa malattia e i loro cari su molteplici livelli e differenti punti di vista», puntualizza Silvia Novello, Presidente WALCE, Professore Ordinario di Oncologia all’Università di Torino  Responsabile dell’Oncologia Polmonare dell’A.O.U. San Luigi di Orbassano (TO). «È stato naturale fin da subito sostenere questo progetto e farne parte, grazie anche alla partecipazione di Stefania Vallone, il segretario dell’Associazione e caregiver di Carlotta. I pazienti che si rivolgono a noi, con cui siamo in contatto costante, sia nei loro momenti di dolore che in quelli di gioia, sono parte della nostra realtà, e poter trasmettere le loro e le nostre sensazioni sulla pellicola è stata un’opportunità davvero preziosa che ci ha permesso di fare luce su questa tematica in un modo originale e toccante».

Per raccontare al meglio queste tre storie, è intervenuta la professionalità di RUFA, Rome University of Fine Arts, l’Accademia di Belle Arti di Roma che ha dato vita a una troupe costituita da alcuni talenti promettenti, tra quelli che hanno recentemente concluso il proprio percorso universitario. «Questa scelta è stata presa al fine di raccontare un tema così complesso e delicato attraverso un occhio diverso, capace di cogliere sfumature peculiari e offrire una prospettiva inedita sulla convivenza con la malattia», ha precisato l’architetto Fabio Mongelli, diirettore di RUFA. «La nostra mission formativa prevede un coinvolgimento diretto degli studenti in attività progettuali e produzioni artistiche, ideate e realizzate con i docenti e partner esterni. Questo consente ai talenti in formazione di entrare subito in contatto con il mondo delle professioni culturali e soprattutto di confrontarsi con i protagonisti delle realtà produttive. La collaborazione che si è venuta a creare in questa particolare occasione non è rilevante soltanto dal punto di vista formativo e artistico, ma anche per quanto concerne gli aspetti etici e sociali: un elemento che conferisce all’iniziativa un valore aggiunto particolarmente apprezzato dal gruppo di lavoro nella fase di realizzazione».

di Paola Trombetta

Novità nelle cure: approvato un nuovo farmaco orale

Negli ultimi anni la ricerca ha permesso di identificare diversi biomarcatori molecolari che hanno consentito una caratterizzazione sempre più precisa dei sottotipi di tumore al polmone, in base al profilo delle mutazioni genetiche. Ciò ha portato a un cambiamento nell’approccio terapeutico, più mirato e personalizzato, caratterizzato da un maggior beneficio clinico. In particolare nel tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC), gli inibitori della tirosin-chinasi (TKI) del recettore del fattore di crescita (EGFR) hanno aperto la strada a una nuova era della medicina oncologica di precisione. Ulteriori marker oncogenici, come il gene MET, sono stati recentemente identificati come bersagli di un trattamento specifico. Tepotinib è un inibitore orale altamente selettivo della proteina prodotta dal gene MET, ovvero il recettore del fattore di crescita che, quando mutato o prodotto in maniera eccessiva, contribuisce alla trasformazione tumorale, essendo coinvolto nei processi che inducono metastasi, oltre all’angiogenesi del tumore stesso. L’efficacia e la sicurezza sono state valutate nel corso di uno studio multicentrico (Vision), pubblicato su The New England Journal of Medicine e hanno mostrato risposte durature, sia in pazienti adulti senza preventivi trattamenti, sia in pazienti già trattati. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha appena approvato la rimborsabilità di questo farmaco orale, che richiede una sola somministrazione al giorno, per il trattamento dei pazienti adulti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, con alterazioni genetiche legate a METex14.

«Negli ultimi anni l’immunoterapia (da sola o in combinazione con la chemioterapia) e le terapie a bersaglio molecolare su geni alterati sono diventati strumenti fondamentali nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule metastatico», conferma il professor Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia e Presidente AIOT, Associazione Italiana Oncologia Toracica. «Tra i farmaci a bersaglio molecolare, tepotinib consente di disegnare un nuovo percorso terapeutico mirato per i pazienti con alterazioni genetiche MET, particolarmente difficili da trattare»

«La qualità della vita nei pazienti con questo tumore è altamente compromessa, sia per quanto concerne la sfera emotiva (in particolare depressione e ansia), sia per quanto attiene la funzionalità fisica. L’impatto è più sfavorevole per i pazienti con tumore in stadio avanzato, o in progressione, e per quelli che ricevono linee di trattamento successive», aggiunge la professoressa Silvia Novello, Ordinario di Oncologia medica, Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino e Presidente di WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe). «Tepotinib rappresenta un’opportunità importante per i pazienti con alterazioni genetiche di METex14, in quanto consente di ottimizzare il beneficio clinico senza impatti negativi sulla qualità della vita».    P.T.

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