La radiologia nella diagnosi delle malattie femminili

La radiologia, con le nuove applicazioni nella diagnostica per immagini e nell’interventistica, nonché l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sono stati gli argomenti più discussi in occasione del 50°Congresso nazionale di Radiologia, promosso a Roma dalla SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica), “La Radiologia: dalla diagnosi alla terapia. Conoscenza e competenza”, al quale hanno partecipato più di 5 mila persone, tra cui 690 relatori, 334 moderatori, con più di 200 tra corsi di aggiornamento e tavole rotonde.

Per fare il punto sulle novità radiologiche nella diagnosi delle patologie più strettamente femminili, abbiamo intervistato la professoressa Nicoletta Gandolfo, coordinatrice della Commissione “Donne Radiologo” della SIRM e direttrice del Dipartimento Diagnostica per Immagini dell’ASL 3 di Genova. 

Quali sono le novità nella diagnostica per immagini in senologia, ad esempio riguardo la mammografia digitale?

«E’ una metodica ormai consolidata da tempo. A differenza della mammografia tradizionale, che utilizzava un fascio di raggi X, imprimendo l’immagine su lastra, la mammografia digitale permette innanzitutto l’acquisizione delle immagini della mammella su un dispositivo elettronico. Le immagini vengono infatti trasferite su monitor dedicati alla visualizzazione. Grazie a questa nuova apparecchiatura si ottengono immagini di ottima qualità con 1/3 in meno della dose rispetto a quella analogica che si aveva un tempo. Il mammografo digitale ha un più alto potere di risoluzione, una migliore definizione e un maggiore contrasto. Inoltre i mammografi digitali  possiedono un’ ulteriore evoluzione tecnologica: l’esecuzione dell’esame mediante tecnica di tomosintesi, cioè l’analisi strato per strato di tutto il volume di ciascuna mammella. Questo ha consentito un netto miglioramento della diagnosi del tumore al seno».

Per quanto riguarda invece l’apparato genito-urinario, quali strumenti diagnostici si utilizzano?

«In questo campo, per valutare gli organi dell’apparato genito-urinario la prima indagine diagnostica utilizzata è l’ecografia, che consente, specialmente nelle donne in età fertile, di studiare con buona sensibilità gli organi e le loro eventuali alterazioni senza l’utilizzo di radiazioni ionizzanti. La TC e la Risonanza Magnetica sono indagini diagnostiche di approfondimento successivo per la loro panoramicità e  per un miglior dettaglio anatomico fornito. In età fertile è preferibile utilizzare la Risonanza Magnetica per l’assenza di impiego dei raggi X. In particolare la Risonanza Magnetica ha un ruolo determinante per le stadiazioni loco-regionali della patologia tumorale uterina o per la tipizzazione di masse  ovariche a struttura  complessa. Alla TC spetta invece sempre un ruolo stadiativo a distanza,  per capire cioè il grado di infiltrazione del tumore oltre la pelvi, e quindi agli altri organi, vasi e linfonodi addominali o toracici. Nonostante i progressi fatti in questo campo, con apparecchiature sempre più sofisticate e con minor dose di radiazioni al paziente, a monte del processo diagnostico c’è comunque sempre un medico radiologo, figura cardine nell’interpretazione dell’imaging. Anche quando esistono protocolli standardizzati, il radiologo può proporre variazioni in base alle caratteristiche della patologia e del paziente da studiare. Il medico radiologo è un clinico; il suo compito maggiore consiste infatti nell’interpretare le immagini e saper cogliere i segnali di alterazione o modificazioni, che, correlate ad eventuali sintomi clinici, consentono di valutarne il significato patologico . Ma occorre anche parlare e fornire spiegazioni ai pazienti, rispondendo  ai loro quesiti e indirizzandoli  ad altri specialisti di settore, oltre al doveroso coinvolgimento del proprio medico curante,  per la terapia del caso.

Nell’individuazione di patologie gravi, ad esempio i tumori, come si procede per la diagnosi? Ci sono protocolli standardizzati?

«Innanzitutto occorre distinguere due tipologie di paziente: quella asintomatica e quella sintomatica. La prima sta bene, non ha sintomi e, facendo i controlli preventivi, viene individuata casualmente un’anomalia, ad esempio un nodulo al seno dalla mammografia o un alterazione cellulare del Pap-test. Nel caso di patologia tumorale mammaria o ginecologica maligna la paziente entra spesso in un percorso diagnostico-terapeutico, composto da più specialisti; le patologie a maggiore complessità vengono infatti valutate da un team che comprende, l’oncologo, il chirurgo dedicato, il radiologo senologo o il ginecologo, nel caso della patologia ginecologica, comunque dedicato al settore, il radioterapista ecc. In base alle linee-guida o raccomandazioni delle Società Scientifiche, consolidate dai risultati  clinici, concordano il  percorso terapeutico  più adatto per quella patologia, tenendo conto soprattutto della stadiazione della malattia, determinata sia dagli esami istologici che dalla diagnostica per immagini. La paziente sintomatica, cioè che presenta un sintomo evidente,  viene indirizzata  generalmente direttamente dal medico di base o si rivolge spontaneamente  al medico radiologo o al chirurgo,  dedicati alla senologia, o al ginecologo, in caso di disturbi ginecologici. Si procede  anche in questo caso con la metodica più semplice: l’ecografia per la parte ginecologica o la mammografia, dopo i 40 anni e l’ecografia mammaria  prima, per quella senologica. Se vengono riscontrate anomalie, si seguono prelievi bioptici sul reperto sospetto evidenziato,  per accertarne la natura. In caso di positività tumorale possono essere effettuare ulteriori indagini diagnostiche di approfondimento  come la TAC o la Risonanza».

Nel caso di tumore queste metodologie diagnostiche per immagine sono d’obbligo?

«Si ricorre a queste metodiche di imaging per stadiare e visualizzare la diffusione della malattia. La TC è una metodica più “panoramica” ed è in grado di visualizzare meglio non solo gli organi, i vasi e i linfonodi  intorno al tumore, ma anche a distanza del tumore se sono interessati e compromessi, come nel caso di un tumore ovarico. La Risonanza magnetica fornisce per contro un miglior dettaglio anatomico e  più informazioni sulla stadiazione del tumore in sede pelvica; informazioni preziose che, insieme alla diagnosi istologica, sono determinanti per decidere la terapia più adatta».

di Paola Trombetta  

 

 

 

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