Soprattutto le donne soffrono di insonnia o dormono male: perché?

Che notte insonne! “Colpa di questi primi caldi”; “Ieri sera ho mangiato pesante”; “Sono così stressata dal mio capo, tutti i giorni sotto pressione”; “Quante preoccupazioni: prima il lockdown e ora la guerra in Ucraina, tutte fonti di incertezza: certo che ne risente il sonno”. Sono solo alcune delle giustificazioni che, soprattutto le donne, si danno alle notti in bianco: motivazioni possibili se il problema si limita a una sola nottata passata a rigirarsi nel letto. Le cose invece cambiano se il fenomeno persiste da diverse settimane. Alla base, allora, potrebbe esserci un problema di insonnia: ne soffrono 790 milioni di persone nel mondo, oltre 12 milioni in Italia, con probabilità di 1,4 volte superiore nel caso delle donne. Eppure, nonostante i numeri, resta una patologia sottostimata, sottodiagnosticata, sottotrattata, mal interpretata.
Nella gran parte dei casi considerata un disturbo/fastidio notturno, l’insonnia è in realtà un “problema della notte e del giorno”: il cattivo riposo notturno impatta l’indomani e a lungo termine sulla qualità di vita, con costi anche socio-economici importanti. Sottostima che porta a ricorrere spesso a soluzioni fai-da-te o al passaparola; si aspetta a lungo prima di rivolgersi a un medico. Perché non si dorme o si dorme male? «L’insonnia – spiega Luigi Ferini-Strambi, Direttore del Centro di Medicina del Sonno del San Raffaele di Milano – è caratterizzata da una predominante insoddisfazione della persona riguardo alla quantità o alla qualità del sonno, associata a diversi fattori: difficoltà a prendere sonno, frequenti risvegli nella notte, risveglio precoce al mattino, senza riuscire più a riaddormentarsi. Eventi che possono essere condizionati da aspetti non modificabili, come il genere femminile, l’età avanzata, problemi di natura clinica, tra cui le sindromi dolorose, la depressione, la cattiva salute in genere, o dallo status socio-economico basso, ma anche dall’utilizzo di apparecchi elettronici e dalla lettura a letto».

Le più insonni sono le donne, in tutte le fasi del ciclo riproduttivo: questioni prevalentemente biologiche o di maggiore esposizione a fattori di rischio. «L’insonnia – dichiara Rosalia Silvestri, Responsabile del Centro di Medicina del Sonno del Dipartimento di Neurofisiopatologia, Azienda Ospedaliera di Messina – in età più giovanile può essere legata alla disforia premestruale e all’ovulazione, più evidente in caso di sindrome dell’ovaio policistico, mentre in menopausa può dipendere da modificazioni ormonali che interferiscono anche con alterazioni del ritmo circadiano come dell’umore, ed è suscettibile al trattamento ormonale sostitutivo come alla melatonina».

Le disuguaglianze tra i due sessi e l’incremento in specifiche epoche del ciclo riproduttivo, secondo gli esperti, sarebbero il risultato di repentini cambiamenti a carico degli ormoni sessuali femminili che influenzano la neurotrasmissione e la plasticità cerebrale, e di alcune problematiche a prevalenza femminile che correlano con l’insonnia: tra queste la depressione, il maggior rischio di Alzheimer, la sindrome delle gambe senza riposo. Nel “meccanismo” dell’insonnia sono coinvolti diversi centri cerebrali che lavorano di concerto per promuovere il sonno o la veglia, in cui sono implicati ormoni e neurotrasmettitori. È ben noto il ruolo della melatonina, la cui produzione è influenzata dalla luce: «Quando alla sera la luce del sole comincia ad attenuarsi – aggiunge Liborio Parrino, Direttore della Struttura Complessa di Neurologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma – i fotorecettori oculari comunicano alla ghiandola pineale, epifisi, che è arrivata l’ora di secernere melatonina. Si avvia così una fase di graduale salita della concentrazione di melatonina circolante, che raggiunge valori massimi nel cuore della notte, per poi cominciare a scendere gradualmente fino ad azzerarsi in coincidenza con il risveglio. Parallelamente, mentre sale la melatonina, scende la temperatura corporea che tocca valori minimi quando la melatonina è ai livelli più alti; viceversa la curva termica risale specularmente alla discesa della melatonina. In pratica, la melatonina partecipa alla regolazione del ritmo sonno-veglia, raffreddando il corpo. Più siamo freddi, più dormiamo profondamente in una sorta di letargo in miniatura, che non dura tutto l’inverno, ma si consuma nell’arco di una notte».

Più di recente, negli anni 2000, è emerso il ruolo importante svolto anche dall’orexina, un neurotrasmettitore ipotalamico in grado di tenere “sveglio” il cervello. «Da questo momento – prosegue Parrino – abbiamo iniziato a concentrare l’attenzione su come agire con un meccanismo innovativo “anti-veglia”, bloccando l’orexina e, di recente, la Commissione Europea(CE) ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio di daridorexant, il primo antagonista doppio del recettore dell’orexina in Europa per il trattamento di pazienti adulti con insonnia cronica, almeno tre notti a settimana e da un mese o più, e una compromissione della funzionalità diurna. Il farmaco utilizza un innovativo meccanismo d’azione mirato, appunto, a ridurre la veglia iperattiva nell’insonnia. Contano poi il “modello della tre P”: fattori predisponenti l’insonnia, di tipo biologico, psicologico caratterizzati dalla tendenza al ripensamento, alle preoccupazioni sociali, come per esempio il dover accudire i figli piccoli, o avere impegni sociali stressanti; fattori precipitanti, cioè eventi specifici come lutto, divorzio, problemi lavorativi o di salute e fattori perpetuanti riferibili a comportamenti svianti (sonnellini diurni o passare troppo tempo a letto) o convinzioni, aspettative e attribuzioni disfunzionali sul sonno (“se non dormo almeno 8 ore domani non riuscirò a combinare nulla”). E infine anche una componete genetica: essere “allodola”, che vive meglio al mattino o “gufo”, iperattivo la sera.

Dormire bene è salutare non solo al recupero delle energie, ma anche per il benessere in genere e per “l’economia” della vita. «Uno stato di cronica privazione del sonno ha un impatto sulle attività produttive e sullo stato di salute, attuale e futuro, delle persone – chiarisce Luigi De Gennaro, Professore Ordinario di Psicobiologia, Psicologia Fisiologica e Psicofisiologia del sonno normale e patologico presso Sapienza Università di Roma. L’insonnia si associa infatti a rilevanti problemi medici, cardiovascolari, oncologici, neurologici, respiratori, metabolici, e importanti comorbidità in diverse condizioni mediche e psichiatriche, quali i disturbi d’ansia o depressivi. Non sono trascurabili gli effetti dell’insonnia in termini di fatica persistente, irritabilità e difficoltà di concentrazione, che si riversano negativamente sulle attività lavorative, fino a favorire errori umani, a volte causa di eventi catastrofici.

Se è relativamente facile stimare i costi economici dei farmaci e dell’assistenza sanitaria, la valutazione dei costi indiretti può essere solo spannometrica. Le poche indagini empiriche disponibili in tal senso indicano stime di costi che si aggirano intorno all’1% del Pil annuale, con un contributo prevalente dei costi indiretti rispetto a quelli diretti».
Dunque cosa fare per dormire meglio? Assecondare i propri ritmi biologici e, al primo accenno di disturbo del sonno, rivolgersi al medico, per evitare che la deprivazione di ore di sonno si trasformi in insonnia vera e propria, con tutto quel che ne consegue.

di Francesca Morelli

 

Pillole scientifiche online firmate Dorelan Research

Brevi video divulgativi firmati da esperti in ambito medico e sportivo, per spiegare in modo chiaro e utile i benefici di un buon sonno per la salute. Come dormono gli italiani, il sonno nelle donne, negli sportivi, ma anche la correlazione con mente, respiro e ansia: sono questi alcuni temi trattati dai ricercatori di Dorelan Research nel nuovo format di pillole scientifiche, online sul canale Youtube di Dorelan. Obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare le persone sull’importanza e sui vantaggi del riposo notturno per il nostro benessere generale, come migliorare l’umore, la memoria, l’apprendimento e dare energia al nostro cervello.  I contenuti, che saranno in totale 27, fruibili anche sulle pagine Facebook e Linkedin di Dorelan, sono a cura di Jacopo A. Vitale, Direttore del Comitato Scientifico Dorelan Research, Capo Laboratorio e Ricercatore del LaMSS dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, e di altri tre membri del Comitato: Claudio Vicini, Medico otorinolaringoiatra, esperto in Medicina del sonno e Professore presso l’Università di Bologna e di Firenze; Francesca Vitali, Ricercatrice in Psicologia all’Università di Verona e Psicologa dello sport; Carlo Castagna, Professore di Scienze motorie presso l’Università di Tor Vergata. I ricercatori sono al centro del racconto e parlano direttamente al pubblico, fornendo dati e informazioni: se da un lato viene esaminato il problema, dall’altro si propone anche la soluzione.

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