La “bella stagione” del cervello comincia da giovani

“Sono giovane e la cosa non mi riguarda”. È la convinzione di ragazzi e giovani adulti quando si parla di malattie neurodegenerative che interessano il cervello: pensano di avere tanto tempo davanti, prima di invecchiare e ammalarsi. Ma, a volte, sbagliano. Lo attestano alcuni studi scientifici e nuovi dati: malattie come il Parkinson o le demenze ad esordio giovanile si stanno sempre più presentando nella fascia di media età. Lo confermano gli esperti della Società Italiana di Neurologia (SIN) in occasione della Settimana del Mondiale del Cervello, la campagna di sensibilizzazione promossa nel nostro Paese dal 14 al 20 marzo, quest’anno dedicata a “Le stagioni del Cervello. Si comincia, infatti, a mantenere un cervello sano da giovani e si prosegue in tutte le età della vita: comportamenti corretti sono preventivi e protettivi del declino cognitivo, sempre più orientato a diventare un problema di salute pubblica e sociale importante.

Nel nostro Paese oltre 1 milione e 200.000 persone sono affette da demenza, di cui 720.000 da Alzheimer; 400.000 sono colpite dal Morbo di Parkinson e i numeri da citare sarebbero ancora più elevati. «Quando si ha a che fare col sistema nervoso – spiega Alfredo Berardelli, Presidente SIN e Professore Ordinario di Neurologia presso l’Università Sapienza di Romaoccorre sempre considerare la sua straordinaria capacità di neurogenesi e di neuroplasticità che si mantiene anche in età avanzata e che, se accompagnata soprattutto da corretti stili di vita, può aiutare il cervello a contrastare e rallentare anche alcune malattie neurodegenerative». Purtroppo però alcune malattie  neurologiche, solitamente associate all’invecchiamento, possono essere anche “giovani”. Ad esempio il Parkinson: sebbene compaia più spesso tra 50 e i 60 anni, i primi sintomi anticipatori possono apparire già 10 anni prima; in casi precoci, giovanili, può esordire anche tra 21 e 40 anni. Un evento non più così raro: negli ultimi 60 anni si è passati da una frequenza dell’1% a punte di oltre il 18%, con media generale del 5% circa. «Una complessa interazione tra fattori genetici e una combinazione di fattori di rischio come esposizione occupazionale, stile di vita, farmaci, abitudini alimentari, comorbidità, e fattori di protezione – continua il professore – tra cui abitudine tabagica, consumo di caffè e attività fisica, possono contribuire, nel bene o nel male, all’insorgere della malattia. Questi stessi fattori sono anche in grado di modulare alcune caratteristiche cliniche: età di esordio, severità dei sintomi motori e non-motori. Si tratta di evidenze emerse da diversi studi scientifici che hanno importanti implicazioni, soprattutto nelle valutazioni di forme pre-sintomatiche su cui è possibile avviare eventuali terapie di neuroprotezione o preventive basate su modifiche dello stile di vita».

Esistono poi anche forme di demenza giovanili, che si chiamano YOD (Young Onset Dementia): possono manifestarsi già dai 30 anni, sono talvolta legate a forme ereditarie di mutazioni genetiche e la loro diagnosi è piuttosto complessa, tanto da essere spesso mis-diagnosticate. «Una volta confermata la presenza di malattia – chiarisce Amalia Cecilia Bruni, Presidente SINdem (Società Italiana di Neurologia per le Demenze) – la persona viene indirizzata a percorsi socio-assistenziali ed eventualmente a trattamenti farmacologici se disponibili. I bisogni delle forme YOD sono molteplici perché, essendo forme giovanili, i pazienti sono in età lavorativa, spesso con figli piccoli e necessitano di attenzioni particolari. Inoltre, nelle forme in cui vengono rilevate mutazioni genetiche, lo strumento di approccio fondamentale è il counselling genetico per paziente e famiglia per avviare, laddove possibile, azioni preventive. La prevenzione è, infatti, più importante di quanto si pensi: molti fattori di rischio biologici, genetici, epigenetici e stili di vita inadatti aumentano il rischio di sviluppare demenza. Nell’età di mezzo vanno combattuti i fattori di rischio cardio-cerebro-vascolari, obesità, abuso di alcool, depressione e sordità; nell’età più avanzata solitudine, inattività fisica, isolamento sociale, fumo e diabete».

In aumento anche l’ictus, a causa del consumo di droghe e alcool

In ultimo fra i giovani di età inferiore a 45 anni, si sta registrando un aumento dell’ictus, attribuibile secondo gli esperti alla maggior diffusione di alcool e droghe. «A ciò si devono aggiungere anche altri fattori di rischio – precisa Mauro Silvestrini, Direttore della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona – quali obesità, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, diabete (“pericoloso” sia per l’ischemia che per l’emorragia), dislipidemia (trigliceridi e colesterolo alti), sedentarietà, disturbi del sonno. L’insorgenza di ictus nei giovani adulti, purtroppo, si associa a un tasso maggiore di mortalità e a un aumento di disabilità permanente, che risulta più grave anche in ragione della più lunga aspettativa di vita». Da qui l’importanza di fare prevenzione: fin dalla giovane età va posta attenzione a uno stile di vita corretto: attività fisica costante (passeggiare, evitare l’uso dell’ascensore, ridurre l’uso dell’auto, privilegiando altri mezzi di trasporto come la bicicletta) che contribuisce anche a contrastare sovrappeso e i maggiore fattori di rischio associati che impattano in maniera importante sulle patologie vascolari, alimentazione sana e equilibrata, buon riposo notturno. E, non ultimo, controlli medici periodici, tanto più importanti quanto più si invecchia. In occasione della Settimana Mondiale del Cervello, anche l’Associazione A.L.I.Ce intende ribadire che seguire piccoli accorgimenti può aiutare a proteggere il proprio cervello, in tutte le sue “stagioni”. «Adottare fin da giovani stili di vita sani – conclude Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv – aiuta a mantenere il cervello in buone condizioni dal punto cognitivo, consentendo di arrivare all’età adulta con un profilo di rischio più basso». Allora è bene approfittare per conoscere di più le “stagioni del cervello”: nella settimana dal 14 al 20 marzo, i neurologi apriranno le porte delle Cliniche neurologiche al pubblico per fare (in)formazione sulla sua complessità e delicatezza, sulle strategie per contrastarne l’invecchiamento e combattere le diverse patologie. Sono moltissime le iniziative gratuite organizzate: incontri divulgativi, convegni, attività per gli studenti delle scuole e open day. Scopri il calendario degli eventi sul sito www.neuro.it  oppure clicca: www.aliceitalia.org.

di Francesca Morelli

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