Gli effetti del Covid sulla vista

Il Covid ha “intaccato” anche i nostri occhi? No, non ci sono nuovi sintomi o varianti, recentemente scoperte che possono colpire la vista di cui non siete a conoscenza: tuttavia una relazione fra il virus e il visus c’è, almeno consequenziale senza dubbio. Ovvero il Covid sta contribuendo a farci perdere la vista: lo dicono esperti e numeri. È, infatti, in sensibile calo l’attenzione prestata alla vista e agli occhi: a causa della pandemia, oltre 140 milioni di prestazioni ambulatoriali sono state perse o cancellate negli ultimi 2 anni, 750 mila ricoveri programmati sono stati dichiarati non urgenti, 400 mila sono gli interventi da recuperare. Numeri importanti che rischiano di essere ulteriormente aggravati, se non si prendono adeguate misure contenitive, soprattutto nei riguardi delle malattie più importanti: il glaucoma, la prima causa di cecità irreversibile nel mondo che interessa 64 milioni di persone, un milione in Italia, e colpisce tra 40 e 80 anni; la retinopatia diabetica che interessa nel nostro Paese oltre 3,2 milioni di persone su un totale di 422 milioni di individui nel mondo, prima causa di cecità in età lavorativa in Italia; infine la maculopatia, la cui forma più diffusa è la degenerazione maculare legata all’età. Patologie, tutte, verso le quali gli esperti lanciano un allarme.

«Nel 2020 sono stati eseguiti circa 250mila interventi totali – dichiara Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana (SOI) e insignito della medaglia d’oro “Maestri dell’Oftalmologia Italiana”, massima onorificenza per i professionisti del settore – contro 650mila del 2019. E se le terapie per le maculopatie, malattia importante della retina, che se non adeguatamente curata porta alla perdita totale del visus, erano già garantite solo al 30% delle persone, oggi con il Covid siamo scesi a una copertura del 10%: dunque il 90% dei pazienti che richiede un intervento specifico per questa patologia è destinato a non riceverlo, con il rischio di andare incontro a cecità». Complice il fatto che gli interventi di oculistica sono stati equiparati a chirurgia elettiva, dunque non prioritari, non salvavita. «Ma certamente “salvavista”», sottolinea in Presidente, ribadendo così i costi individuali, sociali e assistenziali che comporta il non vedere bene e il non poter vivere la quotidianità, anche nelle sue richieste più “banali”.

Secondo i dati dell’Oms, oltre 2 miliardi di persone, nel mondo, soffrono di problemi alla vista: più di 6 milioni, in Italia, sono i pazienti che a causa di una patologia oculare rischiano di perdere la vista, di cui 500 mila per maculopatie, mentre 40 milioni necessitano di una correzione con occhiali mirati. Oltre 7 mila medici oculisti sono attivi sul territorio: effettuano ogni anno 20 milioni di visite e salvano la vista a 1.300 mila pazienti, grazie anche all’uso di tecnologie raffinate, sicure ed efficaci. Eppure il “problema vista” permane e ancora non se ne fa adeguatamente fronte. Le tecnologie, ad esempio, sono un ulteriore neo: meno dell’1% di strutture pubbliche sono dotate di strumenti all’avanguardia, nonostante si stimi un raddoppio del numero di persone attualmente cieche entro il 2030: da qui la necessità di adottare misure “salvavista”. Prima fra tutte, il rispetto del “calendario degli occhi”: (almeno) tre visite in specifici momenti della vita, una alla nascita, poi a tre e a otto anni, a seguire una visita ogni 2 anni dai 40 ai 60 anni, una all’anno dopo i 60 anni: una calendarizzazione che, da sola, è in grado di ridurre del 95% il rischio di perdere del tutto la vista.

Ma non basta. Per sanare la vista degli italiani, sarebbe necessario un riassetto di strutture e servizi, basato sulla digitalizzazione e sul largo impiego della telemedicina: strumenti fondamentali, come ha insegnato Covid, per il superamento delle molte inefficienze e delle troppe disomogeneità assistenziali, di accesso alle cure sul territorio, compromettendo gravemente il livello delle risposte sanitarie per le malattie oculari, dalla prevenzione alla diagnostica alle terapie. Un obbiettivo che, invece, sembra difficile da raggiungere e realizzare, perché il PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza), ha “perso di vista” l’oculistica e pochi o nulli sono i fondi destinati all’oftalmologia.

Questo è dichiarato dall’Alleanza per l’Equità di Accesso alle Cure per le Malattie Oculari di cui fanno parte 7 organizzazioni civiche, supportata dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia Onlus). «La tecnologia applicata e l’innovazione digitale dei processi sanitari – precisa Marco Verolino, responsabile dell’Oculistica dell’Area Vesuviana e consulente scientifico dell’ Intergruppo parlamentare Tutela della Vista – sono fondamentali per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, creare una maggiore interazione tra paziente e strutture sanitarie, agevolare le procedure amministrative, ridurre le differenze tra i territori, gestire in sicurezza le persone». Occorre dunque investire in infrastrutture, come ad esempio la creazione di una piattaforma informatica gestionale unica, un registro nazionale, capace di offrire e rendere consultabili in tempo reale dati, informazioni, notizie su trattamenti pregressi, fino alle necessità assistenziali dei singoli pazienti. Un insieme di informazioni che consentirebbero di raggiungere l’equità di accesso alle cure, oggi ancora lontana. Tuttavia occorre anche potenziare l’oftalmologia territoriale: «È necessario poter disporre di centri di differenziata gestione territoriale, tecnologicamente ben attrezzati, così da evitare ai pazienti il turismo sanitario, interminabili liste d’attesa, il rimbalzo tra diversi specialisti e il conseguente ritardo diagnostico e dell’accesso a una terapia mirata per bloccare l’evoluzione delle patologie». Ben vengano allora progetti come la Campagna itinerante di prevenzione “Vista in Salute”, finanziata dalla Legge di Bilancio 2019 che attraverso un’unità mobile dotata di strumenti diagnostici ad alta tecnologia, ha consentito di diagnosticare, fra 5.400 screening in 13 regioni italiane e 35 città, 40% di potenziali casi di glaucoma, retinopatia diabetica e maculopatie.

« È assolutamente centrale che, accanto alla prevenzione, il sistema sanitario sia in grado di assicurare una risposta efficace e omogenea su tutto il territorio nazionale anche in termini di accesso alle terapie – conclude l’Onorevole Paolo Russo, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Tutela della Vista –: ciò implica che all’interno del PNRR e delle prossime leggi di bilancio, siano identificate risorse utili alla riorganizzazione del sistema assistenziale oftalmologico, a partire dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie, le uniche in grado di creare i presupposti per una vera democrazia delle cure».

Di Francesca Morelli

Luce blu, un danno per gli occhi degli adolescenti (e non solo)

Secondo una ricerca di Euromedia Research, negli ultimi 6 mesi, oltre l’80% degli italiani è stato a contatto continuo con la luce blu, assorbita dall’uso di videogame, pc, smartphone, tablet e dispositivi elettronici in genere, con effetti potenzialmente dannosi sia nel breve termine, e quindi facilmente risolvibili con un po’ di relax, sia nel lungo termine, causando emicranie, bruciore agli occhi, problemi alla retina.

I più a rischio, secondo l’indagine, sono adolescenti e giovani, affamati fruitori di social sui quali chattano fino a 4 ore al giorno, ma che spendono molto tempo anche davanti a schermi fissi e dispositivi mobili. E non è certo un bene, considerata la naturale propensione degli occhi: «Sono nati per stare all’aperto – spiega Franco Spedale, direttore dell’Unità Operativa Dipartimentale Oculistica dell’Ospedale di Chiari ASST Franciacorta –. La vista si forma quotidianamente grazie agli stimoli luminosi, che non sono quelli della luce blu emessa dagli schermi e dalle luci a led. Anzi questi sono dannosi per la salute degli occhi, in quanto riducono la lacrimazione, possono provocare stress visivo digitale e danni di ossidazione alla retina. Pertanto, indipendentemente dall’avere un difetto visivo, è importante quando si fa uso di strumenti elettronici dotarsi di una protezione con lenti, di ultima generazione, in grado di ridurre la quantità di luce blu che arriva all’occhio».

Ma non solo, favorisce la protezione anche l’adozione di corretti comportamenti:

  • Vivere sano, facendo passeggiate all’aperto per ridurre lo stress visivo e ridare profondità alla vista.
  • Dare ristoro agli occhi, staccandoli dagli schermi a intervalli regolari permettendo alla vista la messa a fuoco a distanze diverse, guardando fuori da una finestra verso un punto più lontano possibile.
  • Scegliere il dispositivo adatto, privilegiando quelli che hanno la funzione filtro luce blu o dotandosi di una lente che possa assolvere a questo compito, con o senza prescrizione.
  • Avere ritmi sonno-veglia regolari, evitando l’uso di dispositivi elettronici prima di andare a dormire.

Inoltre è fondamentale tenere monitorata la vista e la sua evoluzione nel tempo con visite oculistiche periodiche. Tra le opportunità, ZEISS offre la possibilità, collegandosi al sito www.zeiss.it, di effettuare un primo “checkup visivo online” direttamente a casa, per verificare in pochi semplici passi se è tempo di effettuare un controllo della vista, grazie a tre esami specifici: il test dell’acuità visiva, test della visione dei contrasti e test della visione dei colori.  F.M.

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