PMA: i criteri per valutare il centro a cui affidarsi

All’incirca 80 mila coppie in Italia si rivolgono alla procreazione medicalmente assistita (PMA) per avere un bambino: 14 mila, pari a più del 3% del totale, sono i piccoli che ogni anno vengono al mondo con queste tecniche, avanzatissime e sicure, secondo i dati presentati nella Relazione al Parlamento sulla PMA 2020. Merito dell’avanzamento della scienza e dell’evoluzione socio-culturale. A fronte del successo di molte gravidanze che vanno a buon fine, molte altre coppie si scontrano con difficoltà, speranze illusorie, informazioni non validate che fanno leva sulla fragilità emotiva delle coppie con problemi di infertilità, pronte a credere anche a una “soluzione dietro l’angolo” che li renderà genitori. Percorsi spesso frutto di sofferenze e con effetti collaterali, di impatto importante, che la Società italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione (Sifes-Mr) intende contrastare, innanzitutto con messaggi scientificamente corretti, trasparenti, informativi: un obiettivo che si è concretizzato nella messa a punto di un Decalogo per pazienti e medici e l’istituzione di un Osservatorio che monitorerà sul campo il panorama italiano della PMA, accogliendo anche le segnalazioni da parte di donne, coppie e pazienti sul proprio sito web (www.sifes.it).

«Obiettivo di queste due iniziative – spiega Filippo Maria Ubaldi, presidente Sifes-Mr – è fare corretta comunicazione sul tema della PMA e offrire alle coppie con problemi di infertilità strumenti per potersi difendere da messaggi a volte ingannevoli». Ad esempio non affidarsi alla pubblicità: la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con sentenza del 4 maggio 2017, ne ha limitato l’utilizzo da parte dei professionisti sanitari, sulla base di un ponderato bilanciamento di interessi contrapposti, quello del libero mercato e quello della tutela della salute, in merito alla quale in molti Paesi europei, Italia inclusa, non esistono controlli di autorità terze.
«Circolano promozioni di centri di fecondazione in vitro sul territorio nazionale e in altri Paesi europei, come Spagna, Grecia, Cipro, Malta – aggiunge Carlo Bulletti, consigliere della Sifes-Mr – che promettono risultati del 70%, con il trasferimento di un solo embrione, indipendentemente dalle caratteristiche anagrafiche e cliniche delle coppie, o l’80% di successo al primo tentativo di PMA. Altre che promuovono su cartellonistica stradale che nove coppie su 10 avranno un bambino nel loro centro, senza altra specifica. Altre ancora assicurano un tasso di gravidanza di oltre il 90%». Evidenze che hanno reso importante la definizione di 10 regole (5 dedicate ai pazienti e 5 ai medici) che guidino nella scelta del Centro PMA a cui rivolgersi. Sifes-Mr informa che:

  • Una clinica che pubblicizza risultati clamorosi, superiori agli altri e al di fuori degli standard internazionali – in Italia o all’estero – vuole attrarre, promettendo quanto altri non hanno saputo dare. La consapevolezza delle proprie possibilità non fa leva su ciò che sa di non potere realizzare, né promette grandi numeri come risultato.
  • Una clinica affidabile, oltre a trattamenti efficaci, mette a disposizione dei pazienti professionalità, prezzi chiari, processi amministrativi senza soluzione di continuità e supporto emotivo.
  • Dopo 8 cicli completi, l’optimal CLBR (Cumulative Live Birth Rate) è stato computato nell’82,4%. Occorre mantenere le distanze da chiunque prometta risultati migliori in pochi cicli o con tecniche mirabolanti.
  • È bene cercare referenze sul medico che dirige il centro prescelto. Se ha una buona produzione scientifica (consultabile sul sito del National Center for Biotechnology Information di Bethesda con oltre 2.000 riviste, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/) è un valore aggiunto.
  • È utile farsi fare una prognosi di risultato dal centro scelto, per confrontarla con quella offerta dall’algoritmo studiato da Scott Nelson (http://www.ivfpredict.com), su un database di migliaia di coppie. Ciò vi consentirà di capire se è la strada giusta per poter stringere un bimbo fra le braccia.

Ai medici e ai professionisti, ovvero agli esperti di medicina riproduttiva, le 5 regole del decalogo Sifes-Mr, raccomandano in sintesi di non promettere ciò che non possono mantenere, per serietà e formazione scientifica; di prospettare alla coppia solo soluzioni offerte da tecniche e procedure che hanno dato risultati certi; di indirizzare la coppia anche a un supporto psicologico laddove necessario; di offrire la possibilità di colloqui al di fuori dei momenti di visita, anche solo per attenuare ansie e dolori; di non promettere tecniche non validate scientificamente o prescrivere esami o farmaci di non provata efficacia.

Le probabilità di riuscire a portate a termine una gravidanza con la PMA oggi sono buone, anche grazie a soluzioni e tecniche innovative. Tra queste la crioconservazione degli ovociti: una procedura, sicura e standardizzata, che consiste nel prelevare e congelare gli ovociti in azoto liquido, per conservarli nel tempo, mantenendone inalterate le condizioni e preservare in questo modo la fertilità. Opportunità che offre così a ogni donna che lo desidera di non accantonare il progetto di maternità, anche quando questa debba essere procrastinata nel tempo per mancanza del partner ideale o a causa di trattamenti specifici per malattia, ad esempio chemioterapie. La crioconservazione non influisce né sulla fertilità, né sulla qualità degli ovociti e preserva le medesime probabilità di generare una gravidanza come gli ovociti freschi. «La crioconservazione – dichiara Alessandra Vucetich, membro dell’équipe medica del Centro PMA della Casa di Cura “La Madonnina” di Milano, del Gruppo San Donato, che opera in partnership con Clinica Eugin – è fortemente consigliata a donne con meno di 36 anni e comunque entro i 39 anni, e prevede il congelamento di un minimo di 9 ovociti, sul totale di cui la donna dispone, che sono all’incirca 300 mila in età fertile. La gravidanza che si ottiene attraverso un trattamento di riproduzione assistita è esattamente uguale a quella ottenuta in modo naturale, tanto nello sviluppo dell’embrione, quanto nei sintomi durante la gestazione o per quanto riguarda lo sviluppo del bambino, concepito in modo naturale, senza rischi per la sua salute».

Un’ulteriore opportunità è offerta dalla medicina rigenerativa: ovvero microiniezioni di plasma e staminali. «Il sangue viene prelevato dalla paziente – aggiunge Eugenio Caradonna, presidente SIMCRI (Società Italiana di Medicina e Chirurgia Rigenerativa Polispecialistica) – e trattato per ottenere un concentrato ricco di piastrine e cellule, tra cui appunto le staminali, fondamentali nel processo. Poi, attraverso delle microiniezioni, viene inserito nell’ovaio, aumentando le possibilità di concepimento in quanto favorisce l’ispessimento dell’endometrio. Questa tecnica può essere applicata anche a diversi ambiti: garantisce per esempio buoni risultati nella risoluzione dei disturbi causati dalla sindrome urogenitale tipica della menopausa».
Dunque informazione e affidabilità del centro fanno la differenza, anche nel caso di PMA.

di Francesca Morelli

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