La salute della donna ai tempi di Covid-19

Abitudini e stili di vita delle donne di tutte le età hanno subito cambiamenti a causa della pandemia, con conseguenze sulla loro salute e ritardi nelle diagnosi. Ad affermarlo è una ricerca di Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, condotta in collaborazione con Human Highway e commentata dalla professoressa Rossella Nappi, ordinario di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Pavia – IRCCS Policlinico San Matteo e della Senatrice Paola Boldrini, Vice Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato. Durante lo scorso anno, caratterizzato dalla pandemia e dal lockdown, nove donne su 10 hanno dichiarato di aver sofferto di almeno un piccolo disturbo di salute. Proprio a causa delle restrizioni e delle preoccupazioni conseguenti, della ridotta attività fisica e della forzata permanenza in casa, sono aumentati alcuni disturbi: il 57% delle donne ha sofferto più del solito di problemi legati allo stress (insonnia e tensioni muscolari), il 42% ha avvertito un aumento del gonfiore delle gambe e il 35% del mal di testa, che rappresenta il malessere più diffuso (65,4%), seguito da tensioni muscolari e insonnia (57,9%) e da problemi gastrointestinali (43%). Una donna su 3 dichiara di aver avuto, a causa del lockdown, anche effetti sulla propria intimità. Il dato è particolarmente rilevante tra le giovani donne, che nel 40% dei casi hanno osservato un cambiamento sulla sfera del desiderio o hanno modificato le proprie scelte in tema di gravidanza e contraccezione prestando minore attenzione alla salute dell’area ginecologica.

«La drastica riduzione, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, delle normali attività, come una semplice passeggiata per ridurre il livello di stress a cui si è sottoposti al lavoro o a scuola, ha avuto e ha tuttora un forte impatto sulla salute psicofisica femminile», commenta la professoressa Nappi. «I piccoli disturbi femminili però non vanno trascurati. Il ciclo mestruale e la fertilità sono condizionati anche da fattori esogeni legati alla quotidianità. Stress, abitudini alimentari, peso e attività fisica, sono fattori che hanno un impatto sulla salute delle donne: per questo è fondamentale avere consapevolezza del proprio corpo. La salute femminile nasce da un percorso che inizia dall’età adolescenziale, con l’educazione che viene trasmessa sia dal ginecologo sia dalla famiglia».

«L’educazione e l’informazione sono il primo e fondamentale passo verso una corretta gestione dei piccoli disturbi e un miglioramento della qualità della vita delle donne», aggiunge la senatrice Boldrini. «Questi due capisaldi devono essere resi possibili anche dal lavoro delle istituzioni, sia a livello nazionale che locale, che si devono adoperare per la presa in carico della salute al femminile». Il lockdown non solo ha avuto un impatto diretto sulla salute quotidiana delle donne, ma il 54% delle italiane ha rimandato almeno una visita o un controllo di salute: il 30,8% ha posticipato un solo controllo, mentre il restante 26,2% ne ha rimandato più di uno. Dai dati emerge che sono le donne tra i 35 e i 54 anni ad aver trascurato maggiormente la propria salute nel periodo di pandemia, con un incremento di 7 punti percentuali sulla media. «La Commissione Igiene e Sanità del Senato è al corrente della drammatica situazione che vede coinvolte le donne che, a causa della pandemia, hanno visto peggiorare la qualità della loro salute in tutti gli ambiti, a causa di visite di screening e controllo disattese o rimandate, anche in situazioni in cui erano strettamente necessarie, come in gravidanza», puntualizza la Senatrice. «A questo proposito sussiste anche un problema di tipo informativo, poiché molte donne non hanno avuto accesso ai servizi sia per questioni strutturali, sia per paura del contagio. La rete sanitaria si è adoperata per far fronte a questa problematica ed esistono oggi percorsi Covid-free che permettono di accedere ai servizi di assistenza e cura in totale sicurezza».

«Disattendere i controlli per paura di infezioni da Covid-19 può avere diverse implicazioni per la salute delle donne», aggiunge la professoressa Nappi. «In questo caso l’automedicazione può rivelarsi un valido alleato per la gestione dei piccoli disturbi intimi, come vaginiti e infiammazioni, promuovendo l’educazione all’automedicazione per riconoscere i piccoli disturbi. In ogni caso però, soprattutto se i disturbi si protraggono per un periodo più lungo, non va tralasciata l’importanza di un consulto specialistico, che può avvenire anche in modalità telematica, e, soprattutto, non vanno disattesi gli screening di prevenzione». L’educazione alla propria salute passa, infatti, anche attraverso una corretta gestione dei piccoli disturbi, per quel che concerne la cosiddetta ginecologia delle piccole cose. Il ricorso ai farmaci di automedicazione – riconoscibili grazie al bollino rosso che sorride sulla confezione – rimane il primo rimedio per il 52,9% delle donne. Si conferma come i professionisti della salute, il proprio medico curante (34,4%) ma anche il farmacista (29%), rappresentino per l’universo femminile interlocutori importanti per chiedere informazioni e consigli per la gestione di piccoli disturbi di salute, rispetto al web (16,4% verso il 18,9% del 2018) e ai consigli di parenti e amici, a cui si rivolge una quota minoritaria e in diminuzione di donne (7% contro il 13,2% del 2018).

Per maggiori informazioni: www.semplicementesalute.it

di Paola Trombetta

Articoli correlati