Depressione in aumento a causa del lockdown

Tre mesi di lockdown hanno peggiorato situazioni già a rischio di vulnerabilità psicologica. Isolamento, solitudine, ansia, timore del contagio, incertezza per il futuro: sono solo alcuni fattori che hanno contribuito all’aumento dei casi di depressione. In questi mesi ne sono stati registrati 200 mila in più in Italia, dove si contano complessivamente 3 milioni di depressi, di cui un milione sono donne e un milione soffre della forma più grave, la depressione maggiore. Lo confermano gli specialisti intervenuti al webinar, promosso da Fondazione Onda, nella tappa milanese “virtuale” dell’iniziativa “Uscire dall’ombra della depressione” che, dopo essere approdata in Campania e Lazio, proseguirà nei prossimi mesi in Sicilia, Piemonte, Veneto, Puglia, Emilia Romagna. L’iniziativa gode del patrocinio di Regione Lombardia, delle società scientifiche SIP (Società Italiana di Psichiatria) e SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), di Cittadinanzattiva e Progetto Itaca ed è stata organizzata con contributo non condizionato di Janssen Italia.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa a riguardo, confermando che l’emergenza Coronavirus ha influenzato molto la salute mentale. «L’emergenza sanitaria ha influito sul benessere psicologico delle persone, con effetti a breve e a lungo termine, i cui esiti si potranno vedere anche nei prossimi anni», puntualizza Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale, Ospedale Fatebenefratelli-Sacco, Milano. «Nell’arco di qualche mese si è verificato, infatti, un aumento dei sintomi depressivi, a causa della concomitanza di più fattori di rischio, quali distanziamento sociale, solitudine, paura del contagio, ma prevediamo anche una crescita delle depressioni dovuta da un lato alle conseguenze dei lutti non elaborati e dall’altro all’imminente crisi economica. Basso reddito e aumento della disoccupazione determineranno un rischio 2-3 volte superiore di ammalarsi. In particolare, la disoccupazione generata dalla crisi economica potrebbe provocare un aumento dai 150-200.000 casi di depressione, pari al 7% delle persone depresse. Con queste prospettive il numero di depressi si appresta a raggiungere quello di malati di diabete in Italia, con impatto della depressione a livello economico e sulla qualità di vita. Da una stima dei dati Istat, in Lombardia oltre 150 mila persone soffrono di depressione maggiore. Tra questi 21 mila non rispondono ai trattamenti, secondo la rielaborazione su base regionale dei dati dello Studio italiano Dory, volto a identificare i pazienti affetti da depressione resistente». In tale contesto, Istituzioni e rappresentati locali a livello medico, assistenziale e sociale si sono confrontati, in modalità virtuale, su come affrontare più efficacemente la malattia, superare lo stigma associato alla depressione, facilitare l’accesso alla diagnosi e alle cure più appropriate. Questo disturbo psichiatrico, inoltre, ha un forte impatto sulla qualità della vita e sui costi sanitari e sociali che risultano molto elevati. A fronte dell’incremento previsto del numero di persone con depressione, in seguito alla pandemia di Covid-19, il peso economico della malattia è destinato ad aumentare. «Oltre ai costi diretti della malattia, i costi indiretti (sociali e previdenziali) la fanno da padrone, rappresentando il 70% del totale dei costi della malattia», fa notare Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. «Basti pensare ai costi legati all’elevato numero di giorni di assenza dal lavoro a causa della depressione maggiore. Anche il costo legato agli assegni ordinari di invalidità e alle pensioni di inabilità, che si aggira intorno ai 106 milioni di euro, rientra tra i costi indiretti legati alla malattia. Questi dati testimoniano che stiamo parlando di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, da molteplici punti di vista. Gestire il paziente in una fase precoce della malattia consente, non solo un miglioramento della qualità di vita, ma anche una riduzione dell’impatto dei costi per il sistema sanitario».

Un altro problema evidenziato è la difficoltà della diagnosi precoce. «Spesso passano anche 6-7 anni prima che la persona si renda conto del suo stato di depressione e si decida a chiedere aiuto», commenta Emi Bondi, Direttore del Dipartimento di Salute mentale Ospedale Papa Giovanni XXIIIdi Bergamo. «Senso di colpa, vergogna, pregiudizio sono ancora molto diffusi tra la gente. Complessivamente riusciamo a intercettare solo il 3% della popolazione con problemi psicologici. Dopo il lockdown da Coronavirus, prevediamo un’ondata di problematiche legate all’ansia che arrivano alla nostra osservazione anche nella fase più estrema dei tentati suicidi. In più stanno emergendo le richieste da parte degli operatori sanitari, che hanno resistito finora allo stress dell’emergenza e ora allentano la tensione e avvertono i primi sintomi di ansia. Molte persone però non arrivano subito a noi e chiedono aiuto al medico di famiglia».

«Effettivamente in questi tre mesi molti pazienti hanno chiesto a noi, medici di famiglia, non solo consigli di tipo farmacologico, ma anche aiuto psicologico, conforto, rassicurazioni, parlando di sintomi di tipo ansioso, depressivo, persino attacchi di panico», conferma Ovidio Brignoli, vicepresidente della SIMG. «Alcuni di questi sintomi sottendevano disagi psicologici veri e propri che hanno interessato almeno il doppio dei pazienti già in cura per questi problemi».

«Per questo abbiamo deciso di promuovere questo ciclo di incontri: oltre a informare le persone su queste patologie, vorremmo “stanare” questo sommerso per poterlo identificare precocemente e curare», commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. «Ad aprile 2019 è stato presentato alla Camera dei deputati il Manifesto “Uscire dall’ombra della depressione” che propone una sorta di “decalogo” per la prevenzione mirata e un accesso tempestivo e facilitato ai percorsi di diagnosi e cura. L’obiettivo che ci proponiamo è declinare i dieci punti del Manifesto a livello regionale, organizzando gli otto incontri in ogni Regione, allo scopo di promuovere la costituzione di gruppi inter-consiliari, superare lo stigma nei confronti di questa patologia e migliorare l’accesso alle cure, a beneficio della qualità di vita dei pazienti che soffrono di depressione. Azioni che si sono rese sempre più necessarie dopo il lockdown e il distanziamento forzato».

di Paola Trombetta

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