Problemi visivi e Covid19: Linee guida e indicazioni della SOI

L’emergenza Covid-19 ha avuto un forte impatto sui problemi visivi degli italiani, perché molti hanno dovuto rimandare visite e interventi, sia nel pubblico che nel privato, anche per paura di contrarre l’infezione. Lo rileva la Società Oftalmologica Italiana (SOI) che in questi giorni ha riunito i suoi specialisti al Congresso virtuale (29-31 maggio). Durante gli ultimi tre mesi infatti molti pazienti, a causa del blocco da Covid 19, non hanno avuto accesso alle visite programmate e non si sono potuti recare ai Pronto Soccorso per le normali necessità o imprevisti. Una difficoltà che riguarda non solo il settore ospedaliero, ma tutta l’oculistica: la paura del contagio ha impedito ai pazienti di frequentare studi medici o ambulatori chirurgici dove era possibile la commistione tra pazienti potenzialmente positivi e soggetti sani.

«E’ urgente ritornare alla possibilità di poter curare normalmente i cittadini, altrimenti assisteremo al raddoppio delle persone che rischiano la perdita della vista», dichiara il dottor Matteo Piovella, Presidente SOI. «Per questo è necessaria la riorganizzazione dell’attività assistenziale oculistica. In questi pochi mesi in Italia non si sono potute eseguire 3 milioni e mezzo di visite oculistiche e 250 mila interventi chirurgici. È necessario riprendere la normale programmazione per evitare che tante malattie vadano fuori controllo: Glaucoma, Degenerazione Maculare Senile, Cataratta, Retinopatia Diabetica, Cheratocono, ma anche le normali congiuntiviti o la correzione dei difetti di vista non devono tornare ai livelli di 20 anni fa. Tante persone, se non curate adeguatamente, sono infatti a rischio di perdere la vista. E’ necessario rasserenare tutti circa il proprio stato di salute e in modo specifico individuare le persone potenzialmente contagiose per poterle proteggere e impedire che la malattia torni a diffondersi. La conoscenza del proprio stato di salute è un diritto inalienabile per permettere a tutti le giuste azioni da attivare a protezione di sè stessi e dei propri cari».

Per questo la SOI ha diffuso le Linee guida e le indicazioni per riattivare l’attività ordinaria in oculistica, nonostante le difficoltà causate dal distanziamento e dal conseguente allungamento dei tempi necessari per effettuare 15 milioni/anno di visite oculistiche, che hanno caratterizzato il cambio di passo dell’oculistica al servizio dei pazienti. «Da rispettare precise norme igieniche per le visite oculistiche», raccomanda Piovella. «Al paziente viene illustrata un’informativa sui dispositivi di protezione individuali necessari per l’accesso allo studio, mascherina compresa.Viene controllato il rispetto delle norme di distanziamento, la riduzione e corretta programmazione delle visite e degli interventi chirurgici e vengono date informazioni circa l’applicazione delle sanificazione dell’ambiente e delle apparecchiature tra un paziente e il successivo. In tutte le fasi della visita, dove la distanza tra paziente e operatore risulta inferiore a un metro, si prevede che il paziente rimanga in silenzio per contenere l’espulsione di droplets ovvero le goccioline di saliva. SOI ha evidenziato che molti Ospedali del SSN hanno introdotto l’obbligo di esecuzione di tampone per i pazienti da sottoporre a chirurgia oculistica e a terapia intravitreale. Per questo SOI ha chiesto al Ministro della Salute la stessa possibilità d’accesso all’esecuzione dei tamponi da parte dei pazienti che si rivolgono agli studi medici e agli ambulatori chirurgici privati, come avviene nelle strutture pubbliche. A questo proposito SOI ritiene indispensabile consolidare la possibilità di potersi sottoporre su base volontaria a tampone anche in strutture pubbliche o private a pagamento».

In occasione del Congresso, la SOI ha anche divulgato il “Manifesto del cambiamento”, un documento con precise indicazioni per la richiesta di risorse dedicate all’Oftalmologia. «Chiediamo al Governo di aumentare i fondi a sostegno dell’Oculistica per diffondere innovazioni tecnologiche che possono salvare la vista a molti pazienti», aggiunge Piovella. «Con 100 milioni di euro all’anno sarà possibile curare le criticità che hanno colpito centinaia di migliaia di pazienti, soprattutto quelli con maculopatia legata all’età, oggi prima causa della perdita della vista. In più sarebbe necessario incrementare di un migliaio le assunzioni di nuovi oculisti al servizio dei cittadini. Da promuovere anche i sistemi informatizzati per la raccolta e condivisione dei dati. Abbiamo introdotto in questi mesi le visite online che si sono rivelate molto utili. Si dovrebbero potenziare i sistemi informatizzati per migliorare la comunicazione con i pazienti, l’aderenza alle terapie e consentire la condivisione dei dati per estendere l’assistenza di alta qualità a tutti i pazienti».

di Paola Trombetta

Cataratta: da operare appena disturba la vista

L’emergenza sanitaria ha ridotto molto gli interventi di chirurgia oculare, rimandando in particolare quelli di cataratta, considerati non strettamente urgenti. In Lombardia, negli ultimi tre mesi, non si è registrato alcun intervento di cataratta, rispetto ai 330 dello scorso anno. Si sta ora cercando di ritornare alla normalità, con tutte le precauzioni del caso, compresa la proposta di fare tamponi prima di sottoporsi a qualsiasi intervento oculistico. Quando ricorrere a questo intervento? «La cataratta va operata appena disturba la vista e impedisce alla persona che ne è affetta di svolgere normalmente le attività visive quotidiane». Lo conferma il dottor Lucio Buratto, presidente del CAMO (Centro Ambrosiano Oftalmico). «Con i risultati che la chirurgia attuale consente di ottenere, la cataratta può essere rimossa durante un qualunque stadio di evoluzione. Non è necessario attendere la sua “maturazione”: conviene operare subito e questo semplifica l’intervento, ma soprattutto evita al paziente di dover convivere a lungo con molti disturbi visivi». Esistono diverse tecniche per operare la cataratta in base alla situazione clinica e alle apparecchiature disponibili; la più utilizzata, e anche la meno traumatica, con i migliori risultati operatori e visivi, è la facoemulsificazione ad ultrasuoni, soprattutto se associata al femtolaser .

«L’operazione si compone di due parti: la rimozione della cataratta vera e propria e la sostituzione con un cristallino artificiale», spiega Buratto. «Attraverso un’ incisione di 2,2 o 2,5 mm viene rimosso prima l’involucro anteriore, poi viene frammentata in piccolissimi pezzi la parte centrale della cataratta e infine viene aspirata la parte periferica: viene poi inserito un cristallino pieghevole (non c’è quasi mai necessità di sutura). La tecnologia delle lenti intraoculari ha fatto, in questi ultimi anni, notevoli progressi. L’uso della facoemulsificazione, del laser a femtosecondi, di sostanze viscoelastiche protettive e l’isolamento del cristallino dentro il “sacco capsulare” rendono l’intervento sicuro e duraturo nel tempo. L’obiettivo non è soltanto di far recuperare ai pazienti la visione da lontano con un cristallino monofocale, ma di migliorarne la capacità visiva riducendo al minimo la dipendenza dagli occhiali, inclusi quelli da lettura. Sono disponibili lenti intraoculari in grado di fornire  visione a tutte le distanze: sono i cristallini “multifocali” che consentono una buona acuità visiva, sia da lontano che da vicino, eliminando la necessità di utilizzare gli occhiali».

P.T.

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