L’impatto psicologico della quarantena nei giovanissimi

Non ci sono etnia, sesso, età che tengano. La quarantena “da Coronavirus” è ed è stata, pesante per tutti. Non contano neppure le capacità di ripresa più reattive, come nel caso dei bambini perché anche loro patiscono la situazione al pari degli adulti o forse anche in misura superiore. Eppure la loro “sofferenza” resta sottovalutata o almeno così scrivono sulla rivista British Medical Journal, un gruppo di ricercatori inglesi del Children’s Department, St George’s University Hospital di Londra. Opinione condivisa anche da una task-force di 20 esperti in pediatria e cura dell’infanzia italiani che ha evidenziato le maggiori criticità della clausura obbligata e le possibili soluzioni. Eccole riassunte.

  •  Mantenere sane abitudini. Non è periodo di vacanza. Eppure i piccoli, complici la chiusura delle scuole e il cambio della quotidianità, hanno assunto durante la quarantena comportamenti poco salutari. Come lo slittamento degli orari dei pasti o dell’andare a letto, con ripercussioni possibili sulla qualità della nutrizione e del sonno. È compito dei genitori, più vicini in questi giorni ai propri figli, educarli a “responsabilizzarsi”, a non eccedere in vizi, concessioni e trasgressioni e assumere qualche dovere salutare come continuare a fare del movimento per contrastare l’obesità. Più a rischio con la sedentarietà obbligata, ora più allentata, grazie alle prime uscite all’aria aperta e a qualche corsetta negli spazi verdi. «Occorre che i bambini continuino a fare movimento “domiciliare” – raccomanda Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria e membro del comitato tecnico-scientifico che supporta la Protezione Civile. «Sono sufficienti anche facili esercizi, da praticare ad esempio su terrazzi e cortili, riducendo i tempi davanti alla Tv e la possibilità di incappare in continue notizie sul Coronavirus che, nei piccoli, possono alzare i livelli di ansia. È importante che i genitori, dentro casa, rivivano con i figli i momenti belli della giornata, a partire dalla sana colazione mattutina fatta insieme, o da nuove routine create per allentare la tensione. Non ultimo, con le prime aperture, è fondamentale che mamma e papà facciano capire ai piccoli, pur senza drammatizzare, l’importanza di lavarsi bene e con frequenza le mani, di mantenere le distanze di sicurezza e di indossare le mascherine quando escono». Queste ultime potrebbero diventare un’occasione di creatività e gioco, adesso che sono concesse le mascherine fai-da-te in stoffa, dando così alla quotidianità una sembianza quanto più possibile normale.
  • Il recupero della socialità. La chiusura della scuola, oltre alle difficoltà didattiche, ha fatto perdere ai piccoli il gusto della socializzazione, del contatto con gli amici, favorito fino a qualche mese fa dalle ore di lezione e dal tempo condiviso in classe, riducendo pure la voglia di uscire. Forse per un recondito timore. «È un effetto collaterale prevedibile – spiega Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma – dato che i bambini sono stati convinti a non uscire per la paura del “mostro Coronavirus” nell’aria. Un effetto tuttavia variabile da bambino a bambino e dipendente da come in famiglia è stata vissuta la quarantena e dalle emozioni che hanno assorbito dai genitori. Ad esempio se queste sono state forti o negative, potrebbero generare nei bambini problemi di insonnia o di sonno agitato o, viceversa, se resi partecipi e correttamente informati, potrebbero al contrario vivere la quarantena con maggiore tranquillità». All’opposto, gli adolescenti sembrano sentire maggiormente il bisogno di uscire e di libertà: uno studio, che ha fotografato le esigenze e il vissuto in lockdown di oltre 600 ragazzi dai 12 ai 19 anni, evidenzierebbe che un adolescente su tre (68% di ragazze e 42% di ragazzi) ha avuto sintomi depressivi, percependo soprattutto la mancanza della scuola, sostituita in gran parte dalla Playstation. «In questa occasione, i video-giochi sono stati i benvenuti – aggiunge l’esperto – acquisendo un ruolo e un valore di socializzazione a distanza che ha permesso ai ragazzi di sentirsi meno soli, pur restando dentro casa. Ciò non significa che è possibile lasciare libero uso agli strumenti digitali e a tempo indeterminato: occorre, anche in questo caso come per la routine quotidiana, fissare delle regole affinché l’overdose della realtà virtuale non diventi surrogato di quella reale».
  • Attenzione ai bambini più fragili. Le conseguenze maggiori della quarantena sono a carico dei piccoli più vulnerabili, con qualche fragilità emotiva, altamente sensibili o con problematiche quali ad esempio mutismo selettivo o fobia. «L’isolamento sociale, già parte della quotidianità di questi giovani – commenta ancora Bianchi di Castelbianco – è stato accentuato dalle necessità di distanziamento sociale del Coronavirus, con possibili ripercussioni sull’aumento di ansia e paura nell’avere relazioni». Un evento, dicono gli esperti, che sarà in crescita nella popolazione più giovane.
  • Il ritorno a scuola. Per i ragazzi e i bambini, rassicura l’esperto, la ripresa scolastica a settembre non rappresenterà un reale problema perché il suo inizio sarà preceduto da alcuni mesi di ritorno alla quasi normalità, di incontri con gli amici e le molte attività che faranno dimenticare loro la quarantena. Più difficile sarà invece per i docenti che dovranno essere malleabili e in grado di modificare l’impronta didattica e per i genitori che dovranno concedere ai figli il tempo per recuperare i ritmi (e i voti) della scuola. «Per i ragazzi non è tuttavia escluso – conclude lo psicoterapeuta – il contraccolpo delle difficoltà subite dalla famiglia per la possibile perdita di propri cari a causa del Covid-19 o delle ristrettezze socio-economiche che ha indotto». Un monito per tutti, dunque, ad avere molta attenzione, pazienza e indulgenza per il tempo che richiederà il superamento della Fase 2 e 3.

di Francesca Morelli

Articoli correlati