Con il coronavirus cresce l’e-commerce: come tutelarsi?

La pandemia da Coronavirus ha “contagiato” anche il modo di fare acquisti degli italiani, facendo esplodere le vendite on-line, con un aumento di oltre il 58% per gli articoli al dettaglio. Una modalità di acquisto favorita dal lockdown dei negozi, ma che si stima potrà continuare ad essere previlegiata finché le attività commerciali non si saranno messe “a norma” con tutte le disposizioni di sicurezza. Ritenuto pratico, comodo, salva-tempo, con consegna a domicilio e anti-contagio, gli italiani acquistano on-line, specie di questi tempi, quasi tutto: alimenti, prodotti per bambini, cosmetici, capi di moda, oggetti di arredo e per la casa, dispositivi elettronici, libri, articoli per il fitness casalingo (questi ultimi in sensibile ascesa), per un valore stimato dall’Osservatorio eCommerce B2c della School of Management del Politecnico di Milano e di Netcomm, pari a circa 31 miliardi di euro, solo per il 2019, registrando +15% rispetto al 2018: l’incremento in valore assoluto più alto di sempre. Un dato positivo per l’economia, ma non (sempre) per i consumatori: un’inchiesta recente, condotta da Altroconsumo, assieme a diverse organizzazioni di consumatori europee, attesta che su 250 prodotti considerati e appartenenti a 18 diverse categorie, tra cui giocattoli e abbigliamento per bambini, make-up, rilevatori di CO (monossido di carbonio) e di fumo, carica batterie USB, acquistabili sulle principali piattaforme di eCommerce quali Aliexpress, Amazon, eBay, LightInTheBox e Wish, la gran parte non è sicura. Due acquisti su tre (il 66%) sono risultati non conformi alla normativa europea, con rischi per la salute e per la sicurezza di chi li utilizza, meritevoli dunque di essere banditi dal mercato. L’indagine, ad esempio, avrebbe riscontrato quantità illegali di ftalati (fino a 200 volte il limite consentito) in 9 giocattoli per bambini su 29 (31%, compresi i palloncini), il mancato rispetto nell’88% dei capi d’abbigliamento per l’infanzia degli standard europei, con possibili rischi per la salute e l’incolumità dei piccoli e indotto a “bocciatura” il 91% dei trucchi per bambini. Invece nei prodotti da grandi, come i dispositivi elettronici, su 12 carica batterie USB, 12 powerbank e 12 adattatori da viaggio, 26 prodotti su 36 sono risultati pericolosi, non a norma con le direttive europee, e tali da poter provocare una scossa elettrica o causare incendi.

Invece nella categoria dei prodotti di bellezza e igiene del corpo, come creme e trucchi, su 39 formulazioni 21, dunque il 56%, non erano in regola con la lista “obbligatoria” di ingredienti, mentre sono stati bocciati al 100% i kit per sbiancare i denti. Non meglio i gioielli, rischiosi al 71% per la presenza in 5 casi su 7 di alte concentrazioni di cadmio, metalli pesanti e nichel, potenziali “produttori” di allergie. Non si salvano neppure i caschi per le moto, non omologati o i binocoli realizzati con sostanze a rischio tra cui ftalati e paraffine. Risultati che l’Organizzazione dei consumatori ha condiviso con il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero della Salute, inviando anche una segnalazione formale per avviare adeguati accertamenti e, se necessario, la messa in atto di provvedimenti per la tutela e la corretta informazione dei consumatori. Il pericoloso fenomeno ha una sua spiegazione: «L’attuale quadro normativo – precisa Ivo Tarantino, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo – non è in grado di dare la giusta tutela in termini di sicurezza ai consumatori: da un lato le piattaforme non riescono a impedire la vendita di prodotti non sicuri e a rimuoverli tempestivamente quando sono già in vendita; dall’altro le autorità non riescono a garantire una sorveglianza adeguata e un’applicazione efficace delle norme». In buona sostanza, le piattaforme di eCommerce ponendosi nella posizione di semplici intermediari, sfruttano spesso una scappatoia legale che li esonera da qualsiasi responsabilità circa la sicurezza dei prodotti che vendono e che ricade solo sul fornitore originale. Dunque le piattaforme sono tenute, a livello normativo, solo a rimuovere “rapidamente” i prodotti non sicuri dai loro cataloghi a patto che ne vengano informati. «La legge resta ambigua visto che non vi è alcun limite di tempo specificato. Dunque, come Altroconsumo – aggiunge Tarantino – chiediamo alle istituzioni che ci sia una presa di responsabilità concreta e congiunta da parte di tutti gli attori coinvolti. Auspichiamo di essere partner di questo processo per arrivare a uno scenario in cui ci sia la maggiore tutela dei consumatori».

E fino a quel momento per cautelarsi quanto più possibile, in caso di acquisti on line, Altroconsumo consiglia: di orientarsi verso marchi conosciuti, dal momento che alcuni prodotti venduti da brand sono inesistenti; di fare attenzione alla contraffazione, controllando le caratteristiche del prodotto che si sta acquistando e valutando anche se il prezzo è eccessivamente basso (un possibile altro indicatore “negativo”); di osservare foto e recensioni che possono essere un utile strumento per capire cosa si sta acquistando; non trascurare di esaminare la confezione, i documenti doganali, le integrità del prodotto alla consegna, ricordando che qualsiasi prodotto acquistato online può essere restituito entro 14 giorni dall’acquisto. Si possono segnalare prodotti acquistati online e risultati pericolosi al link: https://www.altroconsumo.it/prodotti-pericolosi. A salvaguardia della collettività.

di Francesca Morelli

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