Cosa fare se l’influenza mette ko i bambini

Bisogna essere pronti perché, nonostante sia il pieno della stagione, il picco influenzale non è ancora arrivato. È atteso fra la fine di questo mese e gli inizi di febbraio e perdurerà con minore intensità  trascinandosi fino alle code dell’inverno. Intanto però sono in brusco aumento le sindromi simil-influenzali esplose, dicono gli esperti, nella settimana dal 6 al 12 gennaio con una prevalenza fra gli adulti e i giovani rispetto ai bambini sotto i 5 anni. Non sono trascurabili neppure i casi di vera influenza, con febbre alta oltre i 38°, dolori muscolari e articolari, affezioni delle vie respiratorie di cui i più colpiti sono i bambini: 11 casi per mille nella fascia più giovane e 7 casi per mille fra i più grandi. «Nei bambini da un anno in poi – puntualizza il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell’IRCCS Galeazzi del capoluogo lombardo – si osservano le manifestazioni più tipiche della vera influenza, mentre prima di un anno questa può in parte mascherarsi sotto false spoglie, con sintomi gastrointestinali, come scariche diarroiche ad esempio, e stati confusionali anche in assenza di febbre».

C’è un responsabile di questi esiti e del fatto che i bambini siano il bersaglio privilegiato dei malanni di stagione: il sistema immunitario ancora “immaturo”, con autodifese più deboli, che aumentano il rischio di esposizione a virus e batteri, con maggiori probabilità dei bambini di essere contagiati e contagiare a loro volta. Su questo aspetto agiscono altri fattori-complici: la più lunga permanenza, spesso quotidiana, in luoghi chiusi, l’abitudine frequente dei bambini di toccarsi, abbracciarsi e stringersi, gesti che sono veicolo di trasmissione di batteri, virus e microbi, ma anche il contatto con altre persone portatrici adulte, insegnanti, fratelli o amichetti fuori dall’ambiente scolastico. Ancora nei piccoli incide la poca cura delle “buone” norme di igiene: starnutiscono senza alcuna precauzione verso altri bambini, si toccano frequentemente bocca e naso senza poi lavarsi le mani “attaccando” i bacilli ai giocattoli che poi useranno con amichetti, soffiano poco (o mai) il naso, si rubano l’un l’altro il succhiotto e il danno è presto fatto. «Questo spiega anche perché i bimbi non hanno solo la vera influenza, quella che ci preoccupa di più – aggiunge Pregliasco – ma anche forme derivanti da altri virus, cugini dell’influenza, meno pesanti, ma da non sottovalutare in termini di danno, dolore e sofferenza, con episodi che si manifestano in media almeno 1,5 volte all’anno».

La prevenzione è certamente un modo per scongiurare il rischio di contrarre queste forme virali e tra queste c’è il vaccino: «Il servizio sanitario nazionale nel piano delle strategie vaccinali – commenta il virologo – offre il vaccino gratuitamente dai 6 mesi in poi; prima di questa età è indicato solo a bambini a rischio, con problemi cardiaci o respiratori cronici o malattie che creano immunodepressione. Mentre non è indicato al bambino “sano”, sebbene ci siano ottime dimostrazioni di efficacia e sicurezza. In Italia, lo screening non è di massa e in bambini non problematici la vaccinazione, che resta comunque efficace anche come strumento per contrastare l’assenteismo scolastico, è a discrezione e a carico del genitore sebbene la quota di influenza nella popolazione pediatrica resti “corposa” in termini di effetti, di pesantezza e febbre, con complicanze come otiti, sovrainfezioni batteriche o problematiche polmonari, talvolta bisognose anche di ospedalizzazione».

Con il vaccino si possono attuare altre strategie preventive, come l’uso di probiotici o di alcuni immunostimolanti che potenziano le difese immunitarie. Se poi l’influenza arriva, la prima opzione è fare ricorso all’automedicazione responsabile con l’uso di farmaci sintomatici da assumere secondo le indicazioni del bugiardino, per attenuare i sintomi. «La febbre va controllata – aggiunge Pregliasco – ma non azzerata, perché è un segno positivo: se si impedisce lo sfogo, c’è il rischio di esporre il bambino a sovra infezioni, facendo il gioco del virus stesso. La raccomandazione è di non usare, nel trattamento dei piccoli, l’acido acetilsalicilico, salvo situazioni particolari, perché può favorire lo sviluppo della sindrome di Reye, un danno epatico-renale importante, ma altri principi attivi come il paracetamolo. Non usare inoltre antibiotici, prescritti dal medico solo in caso di necessità quando l’infezione evolve verso altre problematiche». Come terapie aggiuntive è possibile fare lavaggi nasali, che aiutano a fluidificare il muco e le secrezioni, particolarmente indicati in bimbi non ancora in grado di soffiarlo autonomamente, fare loro bagnetti medio caldi, soprattutto in presenza di febbre, perché l’acqua tiepida ha un effetto calmante, contribuendo anche ad abbassare la temperatura. Ai rimedi terapeutici si uniscono quelli “dietetici”: un’alimentazione leggera in cui non deve mancare il brodo caldo di pollo, che svolge un’azione antinfiammatoria, contribuendo anche a reintegrare i liquidi persi con la febbre e la sudorazione, e un buon apporto di vitamina C e vitamina del gruppo B2. Infine, in termini di idratazione, oltre all’acqua si possono integrare i liquidi con tisane calde di timo ad azione antisettica o eucalipto, emolliente e espettorante, con un cucchiaino di miele o qualche goccia di propoli, efficacissimi rimedi della nonna.

Francesca Morelli

L’acqua, un’efficace prevenzione contro il mal di gola

Per fare prevenzione contro il mal di gola, occorrono norme di buona igiene, come mani sempre pulite e ben lavate, ma anche l’acqua, cioè la corretta idratazione e la giusta umidità degli ambienti. Eppure, quest’ultima, da moltissimi genitori è ignorata fra gli strumenti efficaci per mettere ko il mal di gola e proteggere la salute delle vie aree e respiratorie in genere. Lo rivela un’indagine, “I bambini e il mal di gola”, condotta tra mille genitori italiani di età compresa tra 25 e 55 anni, con figli dai 6 ai 12 anni, mirata a valutare come i grandi trattano il mal di gola nei piccoli. Un disturbo fra i più ricorrenti in età pediatrica che nel 31% dei casi colpisce spesso: una volta o più al mese (13%), ogni 2-3 mesi (18%), secondo quanto dichiarato dai genitori stessi, con maggiori probabilità in autunno e inverno. «Bere la giusta quantità di acqua, idratando correttamente il corpo – spiega Paolo Petrone, Dirigente Medico di Otorinolaringoiatria all’Ospedale San Giacomo di Monopoli (Bari) – ma anche fare gargarismi con acqua e sale o masticare del ghiaccio, così come vivere in ambienti umidificati, rappresentano una buona prevenzione contro il mal di gola». Eppure solo il 6% dei genitori fa bere i bimbi anche in assenza di sete e altrettanti si preoccupano preventivamente della qualità dell’aria, in particolare del tasso di umidità nella cameretta e in casa, trascurando il fatto che un ambiente troppo secco favorisce l’insorgenza di problemi alle vie aeree. «Per alleviare il fastidio del mal di gola nei piccoli – aggiunge Petrone – i genitori ricorrono principalmente ai cosiddetti rimedi della nonna. Prediligono innanzitutto il miele (59%), seguito da spremuta di arancia (41%), bevande calde (35%) e latte (36%), mentre solo il 25% di mamme e papà fa bere ai propri figli della semplice quanto benefica acqua fresca, perché ritenuta un palliativo». Se questi primi approcci non bastassero, i genitori ricorrono a una vera terapia farmacologica che deve avere un sapore gradevole (49%), risolvere efficacemente o comunque attenuare il problema in poco tempo (48%), soprattutto gli stati irritativi associati al mal di gola come raucedine, orofaringiti o tonsilliti, essere maneggevole e di facile assunzione (41%) per i bimbi, come una formulazione spray o le pastiglie gommose. Per sensibilizzare alla migliore conoscenza del problema, il mal di gola è entrato da protagonista in un progetto narrativo educazionale: una raccolta  di avventure dal titolo “Quando la gola fa storie” in cui variopinti personaggi si alternano in storie con al centro una trama gialla da togliere il fiato, rosa per emozioni da cuore in gola, food per farsi prendere per la gola e kids per stupire i più piccini e lasciarli a bocca aperta. La collezione di storie che è stata presentata all’ottava edizione di BookCityMilano, è online su quandolagolafastorie.it, Edizioni Atlantide, illustrata da Martina Messori.  F.M.

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