Stile di vita sano e dieta corretta contro l’infertilità

Colpisce in Italia una coppia su 4, maschi e femmine, senza distinzione. L’infertilità, ovvero l’assenza di concepimento dopo 12 mesi o più di rapporti sessuali regolari e non protetti, è in progressiva crescita. Una malattia del sistema riproduttivo, come la definisce l’Oms, che può essere legata a cause mediche, ma anche a fattori sociali (come la ricerca di una gravidanza in tarda età o uno stile di vita non corretto) e con un’incidenza importante sulla natalità, tanto da collocare il nostro Paese fra gli ultimi al mondo per le nascite. Basti pensare che secondo dati Istat, solo negli ultimi 10 anni, i nuovi nati in meno sono stati quasi 140mila.
La Medicina della Riproduzione oggi è una possibile via di speranza per tutte quelle coppie infertili che desiderano realizzare il sogno di avere un bambino. Ma il primo grande aiuto per migliorare la fertilità, arriva dalla prevenzione: dal seguire, fin dall’età giovanile, uno stile di vita sano e un’alimentazione equilibrata, comprensiva di tutti gli elementi nutritivi. Di fertilità, infertilità, metodiche di fecondazione avanzate e strategie di preservazione, s’è parlato di recente, nel corso di diversi appuntamenti scientifici che hanno avuto luogo a Milano e Roma.

«L’infertilità va considerata una vera patologia che oggi interessa il 25 % della popolazione, in egual misura uomini e donne, che tendono a posticipare sempre più la decisione di avere un figlio, trascurando la riduzione dell’età ovarica correlata all’aumento dell’età biologica», commenta il professor Giuseppe De Placido, Direttore dipartimento materno-infantile dell’Università di Napoli “Federico II”, Centro di Sterilità. «Le donne in cerca di una gravidanza, specie dopo i 35 anni, dovrebbero sempre sottoporsi al “pap-test riproduttivo”: un semplice esame diagnostico che misura il valore dell’ormone antimulleriano, consentendo di accertare il numero di follicoli, e quindi di effettuare una stima dell’età ovarica, vale a dire del potenziale riproduttivo, così da poter intervenire con una strategia appropriata».
Tenere sotto controllo l’età ovarica non basta a preservare la fertilità. Un errato stile di vita rappresenta un fattore di rischio importante al pari dell’età. Ad esempio, le infezioni contratte attraverso rapporti sessuali occasionali, possono comportare conseguenze negative a lungo termine sulla fertilità. Anche il fumo, l’obesità e l’esposizione a inquinanti ambientali sono fattori in grado di influenzare la salute sessuale e riproduttiva, intervenendo negativamente sulla qualità di ovociti e spermatozoi.

Le potenzialità della dieta Mediterranea

E proprio in merito alla qualità del seme maschile, uno studio scientifico, FAST (Fertilità, Ambiente, Stili di Vita), condotto dal team del dottor Luigi Montano, UroAndrologo dell’Asl di Salerno, esperto in Patologia Ambientale e co-presidente della Società italiana riproduzione umana (Siru), ha dimostrato, per la prima volta al mondo, come la dieta Mediterranea sia in grado di migliorare la qualità del seme maschile e di ridurre i livelli di contaminazione da metalli. Il trial, durato oltre due anni e i cui risultati sono stati presentati al 3° Congresso Nazionale della Società Italiana di Riproduzione umana (SIRU), fa parte del progetto multidisciplinare di biomonitoraggio umano, denominato EcoFoodFertility (www.ecofoodfertility.it) e finanziato dal Ministero della Salute, vede tra i suoi partner l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Brescia, il CNR, l’ENEA e le Università di Milano e di Napoli Federico IILa ricerca ha esaminato circa 400 maschi sani adolescenti, non fumatori, omogenei per età (18-22 anni), massa corporea e stili di vita, residenti in tre aree d’Italia molto inquinate: Brescia – Caffaro, Valle del Sacco nel Frusinate, Terra dei Fuochi. Sono state valutate, per ogni gruppo delle tre aree e confrontate fra loro, la qualità del liquido seminale, parametri epigenetici, proteomici, stress ossidativo e alcuni tossici ambientali come i metalli pesanti, riscontrando differenze statisticamente significative, specie per i tassi di contaminazione fra i soggetti nelle diverse aree.
«Si tratta di uno studio», spiega Luigi Montano, «con un doppio risultato che sembra mettere un punto fermo, sull’efficacia della dieta Mediterranea per la fertilità e per disintossicarsi da un ambiente inquinato, stando a tavola». I primi risultati hanno dimostrato come il gruppo che ha seguito l’intervento per circa 4 mesi, secondo il modello della dieta mediterranea ricca di cibi (verdura, frutta, legumi e cereali) provenienti da coltivazione biologica, ha migliorato in maniera statisticamente significativa tutti i principali parametri del seme (numero, motilità e morfologia), rispetto al gruppo di controllo che, invece, non ha avuto questo beneficio, anzi segnava il segno negativo, con modifiche anche della concentrazione dei metalli, per qualcuno fino al 70 %. «Anche se questi sono i primi dati analizzati», dichiara Montano, «sembrano abbastanza indicativi nel dimostrare non solo il ruolo protettivo della dieta Mediterranea con prodotti Bio sulla salute a partire dalla fertilità, ma anche come sia possibile, in attesa di azioni di risanamento ambientale, adottare misure di “resilienza” individuali con stili di vita e alimentari corretti per controbilanciare gli effetti negativi dell’inquinamento. Aggiungo che, tali misure di prevenzione hanno tanto più efficacia se effettuate proprio nelle età di maggiore plasticità biologica e comportamentale come quella adolescenziale».

Alimentazione e stili di vita hanno un impatto sulla fertilità
In generale, si è portati a pensare che l’alimentazione e gli stili di vita non condizionino la fertilità o che nel Paese ci si alimenti correttamente, seguendo la dieta mediterranea: una credenza che bisogna sfatare. Nel 2019, 23 milioni di italiani (il 46 % della popolazione), risultano obesi.
«La Medicina della riproduzione ha dimostrato da tempo quanto lo stile di vita sia un fattore determinante per la preservazione della fertilità, per ottenere risultati positivi nella riproduzione assistita e per evitare rischi relativi alla salute del futuro bambino», sottolinea il professor Antonio La Marca, Coordinatore Clinico della Clinica Eugin di Modena. «Obiettivo primario della nostra struttura è che ricorrano alla procreazione medicalmente assistita (Pma) solo ed esclusivamente le persone che, nonostante una corretta prevenzione e il rispetto dei tempi giusti della vita fertile, non sono in grado di concepire in maniera naturale. Per questo portiamo avanti da sempre attività di sensibilizzazione sull’importanza di una corretta alimentazione, per aumentare le possibilità della coppia di avere un figlio», sottolinea La Marca. «Anche se si ritiene di seguire una dieta sana, è bene conoscere le componenti di cui il nostro corpo ha bisogno per ottenere un corretto bilanciamento ormonale, base indispensabile per la fertilità, maschile e femminile».

Un’alimentazione in grado di preservare la fertilità e favorire il concepimento dovrebbe basarsi su un equilibrio tra:

  • Proteine. Non sono solo gli ormoni e i neurotrasmettitori del cervello ad avere bisogno di proteine: li richiedono anche ovuli e sperma. Le proteine di alta qualità (carni magre e pollame, pesce, uova, legumi e fagioli di soia), contengono gli 8 aminoacidi necessari per l’organismo. Il nostro corpo non li produce da sé e quindi una dieta corretta deve prevedere proteine per ogni pasto.
  • Grassi. Alcuni grassi, quelli non saturi, sono fondamentali per la fertilità e non possono essere sintetizzati dall’organismo. Questi grassi – come gli Omega-3 – si trovano in pesce, olio extravergine di oliva, noccioline, semi. Gli Omega-3 sono importanti anche per la qualità dello sperma, ma le donne tendono ad avere bisogno di più grassi degli uomini per la produzione di ormoni.  Studi su donne in gravidanza, che consumano da tempo importanti quantità di Omega-3, dimostrano inoltre una predisposizione a prolungare la vita fertile e migliorare la qualità ovarica.
  • Carboidrati. Sani e importanti, si dividono in semplici (zuccheri) e complessi (amidi e fibre). Però gli zuccheri semplici lavorati perdono minerali e vitamine, aumentando i livelli di zucchero nel sangue, senza fornire nutrienti necessari e diventando dannosi per la fertilità. Si dovranno perciò abbandonare zuccheri raffinati, bevande zuccherate, succhi di frutta pronti, dolcificanti e dolci in generale. Legumi, verdure, cereali integrali e agrumi sono invece fonti di carboidrati “buoni”.
  • Fibre. Le fibre aiutano ad alleviare i sintomi di alcune patologie avverse al concepimento naturale, come l’endometriosi e la sindrome dell’ovaio policistico, associate ad alti livelli di estrogeni nel corpo. Le fibre favoriscono inoltre il corretto funzionamento del fegato, impedendo agli estrogeni di essere riassorbiti nel sangue.

Sedentarietà, alcol, fumo e inquinamento, nemici da combattere
Praticare un’attività sportiva moderata, ma costante, eliminare fumo e alcolici sono buone pratiche che contribuiscono fortemente a preservare la fertilità, sia nell’uomo che nella donna. Ed è importante sapere invece che l’inquinamento influisce negativamente sulla fertilità, maschile e femminile. Una ricerca, coordinata dal professor Antonio La Marca e condotta sulla popolazione modenese, ha dimostrato la stretta correlazione tra il calo della riserva ovarica e gli alti livelli di inquinamento dell’aria. Se l’inquinamento, per molti, è impossibile da evitare, è utile sapere che le diossine e altri agenti inquinanti non sono presenti solo nell’aria, ma possono essere contenuti in molte “creme di bellezza”, come nei cosmetici e nei detergenti. Un controllo sulle tipologie di questi prodotti può aiutare a eliminare, almeno in parte, sostanze potenzialmente dannose per la fertilità.

di Luisa Romagnoni

Uno studio internazionale sulle richieste dei pazienti

Per la prima volta al mondo, su iniziativa di Clinica Eugin, è stato condotto uno studio relativo alla fecondazione assistita, firmato da 18 esperti di Pma e che ha coinvolto direttamente i pazienti, per identificare i temi di ricerca più importanti. Al questionario hanno risposto 945 partecipanti che frequentavano gli 11 centri coinvolti nella ricerca in: Spagna, Italia, Danimarca, Brasile e Colombia. A livello mondiale, l’interesse dei pazienti risulta essere per: gli effetti collaterali dei trattamenti farmacologici per effettuare la Pma (51,6%); come affrontare la Pma dal punto di vista psicologico (35,7%); l’impatto dell’alimentazione sulla fertilità e sul successo dei trattamenti (25,9%); i tassi di successo dei trattamenti di Pma (24,8%); stili di vita salutari e prevenzione dell’infertilità (20%); rischi a lungo termine dei trattamenti di Pma (18,5%); terapie alternative per trattare e prevenire l’infertilità (18,5%); impatto dell’esercizio fisico su fertilità e successo dei trattamenti (15,4%); qualità e quantità degli ovociti: come influenzano la fertilità e cause genetiche e condizioni ereditarie che possono causare infertilità (9,5%). Se si osservano i dati aggregati, il risultato più sorprendente è l’interesse più elevato nei confronti delle abitudini, stili di vita, alimentazione e terapie alternative per prevenire l’infertilità: 89,3%.

Il lavoro ha coinvolto 170 pazienti italiani. Analizzando le priorità specifiche per questo gruppo di pazienti, mentre la “qualità e quantità degli ovociti” non sembra rappresentare grande preoccupazione a livello internazionale, per gli italiani l’interesse per questo tema sale alla quarta posizione. Il risultato italiano si discosta inoltre dalla media internazionale per due tematiche prioritarie differenti, assenti nel dato medio internazionale, ossia il mancato attecchimento degli embrioni e la diagnosi precoce di infertilità. Quest’ultimo tema è strettamente legato alla problematica italiana di posticipare troppo a lungo il progetto di famiglia. L.R.

Tre “L” per aiutare un figlio a nascere: Linee Guida, Lea, Legge

La Società Italiana della Riproduzione Umana (Siru) ha individuato e propone tre obiettivi, come soluzione a breve e medio termine, per aiutare le coppie che non riescono ad avere figli. Tre obiettivi sono stati il filo conduttore del 3°Congresso Nazionale, svoltosi a Milano. Spiega il professor Antonio Guglielmino, presidente Siru: «Il primo punto riguarda la stesura di Linee Guida cliniche per garantire qualità e sicurezza alle cure e ai percorsi diagnostico-terapeutici per le coppie che affrontano la Riproduzione Medicalmente Assistita (Rma) al fine di costituire una famiglia con figli. La Siru ha individuato le linee guida del prestigioso Istituto Inglese Nice, come riferimento da adattare alla realtà italiana. Il Ministero della Salute ha approvato questa scelta e nella Siru, entro fine anno, si pensa di consegnarle, in stesura definitiva, agli organi ministeriali».
«Il secondo obiettivo – continua Guglielmino – concerne la possibilità di accesso garantito alle cure a tutte le coppie con problemi riproduttivi. Già dal marzo 2017 in Italia i percorsi terapeutici di Riproduzione Medicalmente Assistita sono compresi nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ma ad oggi sono solo sulla carta. Si perpetua uno stato di disparità tra Regione e Regione, con una crescente migrazione delle coppie, alla ricerca di luoghi in cui i trattamenti vengono offerti dal Sistema Sanitario Pubblico. In Italia, ci sono Regioni che offrono le cure nella Sanità Pubblica, mentre in altre i costi sono interamente a carico dei pazienti». «Il terzo obiettivo – conclude il professore – è quello di riorganizzare con una legge moderna, organica e scientificamente aggiornata tutta la materia della Rma. Sono trascorsi troppi anni dal lontano 2004 con l’approvazione della Legge 40. In questi 15 anni i cambiamenti nella RMA sono stati tanti e importanti, ma la Corte Costituzionale è più volte intervenuta per eliminare le tante e rilevanti incostituzionalità di una legge inadeguata e ingiusta». L.R.

Intelligenza artificiale, la risposta del futuro

Prevedere ovulazione e fertilità, basandosi sui cicli mestruali e i sintomi, per scegliere il periodo migliore della propria “finestra fertile”, e poi usare algoritmi per apprendere i cambiamenti dei modelli ormonali, per una previsione dell’ovulazione personalizzata per ogni donna. Sono tante le possibilità ora in uso con le App per smartphone, che rappresentano un’anticipazione di ciò che ancora di più promette di fare l’Intelligenza Artificiale (IA) contro l’infertilità. Questo è stato uno degli argomenti principali affrontati al sesto European Fertility Meeting, svoltosi a Roma dal 29 al 30 novembre e presieduto dal professor Ermanno Greco, Direttore scientifico Centri Icsi Roma, Medicina della Riproduzione European Hospital e di Villa Mafalda. «Attraverso parametri ben definiti e algoritmi matematici – spiega il professor Greco – si può scegliere l’embrione migliore, con quelle precise caratteristiche idonee all’impianto e rendere oggettiva una scelta che al momento è invece soggettiva, perché legata all’esperienza e alle conoscenze dell’operatore. «Il Congresso vuole fornire una sorta di cambio di direzione. Fino a oggi ci eravamo concentrati solo sugli embrioni, mentre ora si è scoperto che la recettività dell’endometrio è fondamentale per far sì che anche un embrione perfetto, possa esser un bimbo in futuro». Tanti  altri temi sono stati dibattuti al Meeting di Roma, come le sessioni sulla genetica e l’infertilità maschile, i metodi di selezione degli embrioni, inquinamento e fertilità, cure immunoterapiche e rischio di aborto; in particolare nella sessione su “Nutrizione e Infertilità” è stata sottolineata l’importanza di un corretto stile di vita a ogni età, anche per l’impatto negativo che ha l’obesità. L.R.

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