Presentato in Senato il Manifesto per l’emergenza da fragilità ossea

Le fratture da fragilità colpiscono in Italia 3,2 milioni di donne e 0,8 milioni di uomini over 50, con un costo complessivo di 9,4 miliardi l’anno, che nel 2030 diverranno quasi 12 miliardi (+ 26%). Nel 2017 sono stati evidenziati 560 mila casi di fratture da fragilità, senza contare le numerose fratture vertebrali che solo in parte vengono evidenziate. Sono i dati pubblicati dalla International Osteoporosis Foundation, che consegna un quadro molto preoccupante con una vera e propria emergenza di salute pubblica. Per contrastare questa situazione, su iniziativa della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, 6 società medico-scientifiche e 15 associazioni di pazienti hanno promosso FRAME, un’alleanza finalizzata al coinvolgimento della classe politica e delle istituzioni, affinché adottino scelte di politica sanitaria e adeguate iniziative che consentano di prevenire e contrastare efficacemente le fratture da fragilità. Un’alleanza che ha anche prodotto un Manifesto Sociale, presentato al Senato della Repubblica, nel quale sono state raccolte istanze di tipo sanitario e le proposte organizzative di pazienti e società medico scientifiche.

E’ importante considerare che per un paziente che abbia subito una frattura da fragilità, la possibilità di subirne una seconda entro due anni è di cinque volte superiore.

«Attualmente mancano linee guida aggiornate, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione e modelli organizzativi per la gestione e la presa in carico dei pazienti sul territorio», fa notare la professoressa Maria Luisa Brandi, Ordinario in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, all’Università degli Studi di Firenze e Presidente FIRMO (Fondazione Italiana Ricerca Malattie dell’Osso). «Ad aggravare la situazione si aggiunge l’ aumento della popolazione anziana e il fatto che la fragilità ossea è spesso associata ad alcune patologie croniche o indotta da trattamenti farmacologici che possono determinarla, complicando il quadro clinico che coinvolge così diversi ambiti specialistici. Una condizione patologica per la quale è necessario un protocollo diagnostico-terapeutico-assistenziale per la gestione delle persone a rischio fratture che, oggi, devono confrontarsi con una complessità di regole per l’accesso alle terapie».

«La percentuale delle morti conseguenti alle fratture da fragilità è assolutamente sovrapponibile alle morti da infarto», ha dichiarato il professor Francesco Falez, Presidente della Società Italiana di ortopedia e Traumatologia. «Da notare che di prevenzione dell’infarto si parla spesso a livello istituzionale, mentre della necessità di fare prevenzione per le fratture da fragilità non si parla affatto. Se non si provvede subito, ci aspettiamo che nel 2030 si fratturino i tanti bambini che sono nati a cavallo degli anni ’50-’60 perché anche loro entreranno nell’età critica. Una situazione che creerà enormi problemi a livello di costi per la riabilitazione, per le protesi e per le case di riposo per gli anziani. Dobbiamo agire, anche perché abbiamo farmaci che in quest’area prevengono con successo le fratture fino al 70 per cento».

Nel Manifesto Sociale, clinici e pazienti, oltre a porre in evidenza la dimensione del disagio prodotto da quella che potrebbe essere definita come la “pandemia delle fratture da fragilità”, hanno declinato in 5 punti le azioni indifferibili: riconoscerne la priorità e definirne le dimensioni, organizzare modelli di presa in carico, aggiornare le linee guida, semplificare i criteri per l’accesso ai trattamenti farmacologici e monitorare gli outcome: ecco la ricetta di clinici e pazienti per affrontare l’emergenza osteoporosi.

È partita la campagna: #failaprimamossa

Attrice e regista famosa, Laura Morante è testimonial di una grande iniziativa sulla prevenzione della fragilità ossea, che ha riunito 10 Società scientifiche, Federfarma, ANMAR Onlus – Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus e Senior Italia Federanziani, realizzata col supporto incondizionato di Abiogen Pharma e Italfarmaco. All’insegna dello slogan “Fai la prima mossa. Cura le tue ossa”, la campagna sarà presente con uno spot in tv e pubblicità sui quotidiani e magazine a partire da marzo. Saranno distribuiti materiali informativi nei centri anziani, un sito web con consigli per pazienti e caregiver e una pagina Facebook.

Perché parlare di fragilità ossea? «Siamo di fronte a una vera emergenza di salute, destinata a crescere nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione», ha spiegato il professor Stefano Gonnelli, Ordinario di Medicina Interna, Università di Siena e membro del Coordinamento Scientifico dell’iniziativa. «L’impatto clinico e socioeconomico è ancora maggiore, se si considera che una frattura iniziale (non sempre diagnosticata) aumenta significativamente il rischio di fratture successive e può dare inizio a una cascata fratturativa che porta al peggioramento della salute della persona, a una progressiva perdita di autonomia e qualità di vita, oltre che all’aumento dei costi per l’assistenza sanitaria».
Poiché le fratture da fragilità sono spesso una conseguenza dell’osteoporosi, devono essere gestite come eventi clinici prevenibili, relativamente alla diagnosi precoce; invece la diagnosi il più delle volte avviene dopo il ricovero causato da una frattura da fragilità. «Sappiamo che le fratture da fragilità sono un ostacolo all’invecchiamento in buona salute e si ripercuotono sull’indipendenza e sulla qualità di vita, causando disabilità significative e rendendo difficile la vita quotidiana», sottolinea Silvia Tonolo, presidente ANMAR – Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus. «Con questa iniziativa vogliamo aggiungere un piccolo tassello alla consapevolezza e all’informazione. Adottare comportamenti salutari, a partire da un’alimentazione corretta e dall’attività fisica, non fumare e non eccedere in alcolici. Occorre intercettare il paziente in fase precoce di malattia: in caso di precedente frattura è bene parlare con il proprio medico per evitare nuovi episodi».

«Le fratture da fragilità devono essere riconosciute il prima possibile e considerate una priorità per la sanità pubblica, con lo scopo di ottimizzare gli interventi e migliorare la prevenzione secondaria», ha precisato il professor Salvatore Minisola, Ordinario di Medicina Interna, Università La Sapienza di Roma e membro del Coordinamento Scientifico dell’iniziativa. «È indubbio che un paziente, con una o più fratture da fragilità, debba essere considerato affetto da osteoporosi severa e, alla luce dell’elevato rischio di andare incontro ad un’altra frattura nei 12-24 mesi successivi, vada gestito con percorsi assistenziali che lo supportino dopo la dimissione ospedaliera. Ciò vale soprattutto per la prevenzione secondaria, affiancando un’adeguata terapia farmacologica, prescritta dal medico e personalizzata in base alle specifiche caratteristiche del paziente, a una supplementazione di calcio e vitamina D».

di Paola Trombetta

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