Occhio secco: una donna su due ne soffre in menopausa

Il caldo, il vento e il sole dell’estate hanno messo a dura prova i nostri occhi. Ma al rientro in ufficio, anche l’aria condizionata e il lavoro prolungato al computer possono causare una minore lubrificazione della superficie oculare, con la conseguenza dell’occhio secco, un disturbo che colpisce in prevalenza le donne, soprattutto dopo i 50 anni ed è stato definito dall’Oms tra i disturbi più ignorati e sottovalutati. Perché si crea questo problema?

«Le lacrime hanno una precisa funzione all’interno dell’occhio e un ruolo fondamentale per la qualità della vista», conferma il professor Aldo Caporossi, direttore della Clinica oculistica al Policlinico A. Gemelli di Roma. «Il film lacrimale è costituito da tre strati che favoriscono l’adesione della lacrima alla congiuntiva e alla cornea. Esternamente si trova uno strato lipidico che impedisce alla componente acquosa di evaporare; internamente, invece, c’è uno strato di “mucine”, proteine che trattengono la parte acquosa a contatto con le strutture oculari. Grazie all’apertura e chiusura delle palpebre, il film lacrimale viene distribuito in modo uniforme e protegge la cornea dall’essiccazione e dalle infezioni, garantendo una corretta idratazione. Quando la lubrificazione diminuisce, si possono verificare fenomeni quali la sensazione di corpo estraneo, di fatica (palpebre pesanti) e di secchezza, che si associano a volte a bruciore e prurito. E, nei casi più gravi, si può avvertire anche dolore e difficoltà visive: siamo allora in presenza di un’infiammazione della cornea».

Ma oltre all’aria condizionata e agli ambienti secchi, ci sono fattori scatenanti o che potrebbero concorrere a peggiorare la secchezza oculare. «L’età provoca una fisiologica riduzione della secrezione lacrimale», conferma il professor Caporossi. «Non a caso dopo i 60 anni è molto comune un deficit dello strato lacrimale, soprattutto nelle donne (50%), in particolare se sono in menopausa da diverso tempo. Alcune terapie farmacologiche come quelle utilizzate per il glaucoma, o alcuni antidepressivi, betabloccanti, diuretici, antistaminici, terapie ormonali possono peggiorare la situazione. Così pure l’inquinamento atmosferico e la presenza di sostanze allergeniche possono asciugare il film lacrimale. A peggiorare i sintomi possono concorrere anche alcuni sport, come il nuoto, soprattutto se praticato a livello agonistico. Nuotare in piscina causa spesso rossore, prurito, irritazione agli occhi, soprattutto se si permane per periodi prolungati e senza la protezione degli occhialini, a causa delle cloramine, cioè la combinazione tra cloro e ammoniaca».

Per verificare i danni sulla lubrificazione lacrimale provocati da acqua clorurata, partirà a fine settembre uno studio su una ventina di giocatori di pallanuoto dalla squadra AS di Roma che durerà nove settimane. A una parte dei giocatori verrà somministrato un collirio a base di acido ialuronico cross-linkato (con effetto più prolungato perché in grado di trattenere acqua), coenzima Q10 e vitamina E. «Già precedenti studi scientifici hanno confermato l’effetto dell’acido ialuronico nel ridurre l’attività infiammatoria sulla superficie oculare», conclude il professore. «Il coenzima Q 10 ha un’azione chiave nei processi ossidativi, agendo come antiossidante. In aggiunta, l’acido ialuronico cross-linkato aumenta l’adesività e la permanenza sulla superficie oculare del coenzima Q 10, consentendo così un effetto a più lunga durata».

Per ulteriori informazioni, si può consultare la pagina FB #soloperituoiocchi.

di Paola Trombetta 

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