«Mi ha salvato la vita, donandomi il suo midollo»

È andata a Roma qualche settimana fa per invitare personalmente Fabrizio Frizzi alle sue nozze che saranno celebrate a settembre, proponendogli di farle da testimone. Ma lui ha temporeggiato, rispondendo evasivamente che, per quella data, non poteva prevedere dove sarebbe stato, ma avrebbe fatto di tutto per partecipare. Fabrizio ben conosceva la gravità del suo male, un tumore al polmone con metastasi cerebrali, che lo ha portato a morire a soli 60 anni per emorragia cerebrale. Con l’angoscia nel cuore,Valeria era presente ai suoi funerali. La gioia di averlo come testimone di nozze ha lasciato il posto alla tristezza infinita di aver perso il suo “fratellone”, come era solita chiamare Fabrizio. Sì, perché a Fabrizio Valeria deve la vita! Nel 2000, quando aveva 11 anni, ha infatti superato una leucemia mieloide acuta grazie alla donazione di midollo di Fabrizio. «Ero in gravissime condizioni e, dopo tante cure, dalla chemioterapia alla radioterapia, l’unica mia speranza di vita era il trapianto di midollo», racconta Valeria Favorito, trentenne siciliana, ma residente a Verona. «Da mesi aspettavo un donatore compatibile. Il Registro Italiano Donatori, che ha sede presso l’Ospedale Galliera di Genova, lo aveva individuato ed era di Roma. Purtroppo però la donazione venne rimandata diverse volte e, dopo alcuni mesi, il dottor Fabio Benedetti, responsabile dell’Unità trapianti dell’Ospedale di Verona, dal quale ero in cura, sollecitò questa donazione perché le mie condizioni si stavano velocemente aggravando. E finalmente il 21 maggio 2000 ricevetti il midollo da questo donatore, di cui non conoscevo il nome. All’epoca, se le parti erano d’accordo, dopo tre anni dal trapianto si poteva conoscere il donatore. E io volevo con tutto il mio cuore ringraziare quella persona che mi aveva salvato la vita! Inviai allora una lettera anonima di ringraziamenti al Centro Trapianti di Genova che la recapitarono poi a Roma. E Fabrizio, dopo un anno circa, mi rispose, esprimendo la sua gioia e solidarietà, anche se il suo nome venne in realtà cancellato. Ma, da una serie di coincidenze, avevo capito che si trattava di Frizzi. Innanzitutto, poche settimane dopo il trapianto, nella trasmissione “Per tutta la vita”, Romina Power aveva reso noto che Fabrizio quel giorno (era il 20 maggio 2000) aveva donato il suo midollo. E io lo ricevetti esattamente il giorno successivo. Poi una serie di coincidenze mi condussero al suo nome. E quando anni dopo, nel 2006, ho saputo che Fabrizio era a Verona per la “Partita del cuore”, ho fatto di tutto per incontrarlo e poterlo ringraziare di persona. Dopo aver cercato invano l’albergo dove alloggiava, sono riuscita a posizionarmi nella curva sud del campo di calcio e, alla fine della partita, l’ho finalmente incontrato. L’emozione è stata indescrivibile quando mi sono presentata come la bambina che sei anni prima aveva ricevuto il suo midollo. E’ stato il giorno più bello della mia vita! E da allora siamo sempre rimasti in contatto. Ci siamo scritti decine di lettere ed e-mail. E quando mi capitava di andare a Roma, non mancavo di incontrarlo. Come l’ultima volta, un mese fa, quando l’ho invitato al mio matrimonio. Ma l’ho visto molto stanco e provato. Solo chi è stato malato, sa capire la malattia degli altri. Anche se Fabrizio faceva di tutto per nasconderla, tanto che ben poche persone conoscevano davvero il suo stato di salute. Al mio invito come testimone alle mie nozze, ha temporeggiato. “Non ti prometto niente, ma cercherò di fare il possibile per esserci”. Forse aveva già un presentimento della sua fine. Ma mai si sarebbe negato. La parola “no” non apparteneva al suo vocabolario. E’ sempre stato generoso e altruista e ha saputo infondere amore e attenzioni a tutte le persone che incontrava. Non potrò mai dimenticare questa splendida persona che mi ha salvato la vita!».

Effettivamente Valeria, dopo il trapianto di midollo del suo donatore, ha ripreso una vita quasi normale, anche se le sue condizioni di salute hanno avuto alti e bassi e la stanchezza a volte ha il sopravvento e, come lei dice, la fa sentire una vecchia di 70 anni… Possiamo però affermare con certezza che questo trapianto di midollo abbia salvato la vita di Valeria. Per quali patologie è indicato e con quali possibilità di remissione della malattia? Lo abbiamo chiesto al dottor Fabio Benedetti, responsabile dell’Unità trapianti dell’Ospedale di Verona, che ha praticato il trapianto di midollo a Valeria.
«Il trapianto è una buona opzione terapeutica in molte patologie ematologiche di tipo tumorale, come leucemie mieloidi acute, mielodisplasie, alcuni tipi di linfomi, aplasie midollari e in casi di malattie congenite che compromettono la qualità di vita, come le immunodeficienze congenite, le thalassemie omozigoti (morbo di Cooley). Per quanto riguarda le patologie congenite spesso si tratta di bambini in tenera età (primo o secondo anno di vita). Le immunodeficienze si trapiantano dal 1968 e, pur essendo patologie rare, i trapianti hanno cambiato in modo sostanziale le prospettive di vita di questi bambini. Per quanto riguarda i risultati, dipendono dalla patologia e dalle condizioni del paziente. Le possibilità di guarigione (intesa come sopravvivenza libera da malattia a 3 o 5 anni) variano dal 80-90% nel caso del morbo d Cooley, al 70-80% nel caso di immunodeficienze, al 60-65% nel caso di leucemie acute. Nel caso di Valeria, siamo dovuti intervenire in anni successivi, precisamente nel 2013, con un nuovo trapianto. E oggi la sua malattia è ben controllata dal punto di vista ematologico, anche se le conseguenze delle terapie hanno provocato non pochi effetti collaterali».

di Paola Trombetta

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