Cataratta: la gestione precoce può essere la soluzione

Solo qualche decennio fa, compiere 60 anni significava entrare a tutti gli effetti nella terza età. A guardare le sessantenni di oggi, non si può certo dire la stessa cosa. I progressi della medicina e le migliorate condizioni di vita generali non solo hanno aumentato notevolmente la longevità media della popolazione, ma hanno anche reso la sesta e la settima decade – e spesso anche le successive – un’età in cui la maturità personale, la sicurezza economica e la salute fisica permettono di godere pienamente la vita. Emblematico di questo mutamento è l’intervento di cataratta, riservato in passato a ultrasettantenni o ultraottantenni con una visione ormai compromessa, che veniva recuperata solo parzialmente e spesso a costo di gravi complicanze. Oggi, grazie ai passi da gigante fatti dalla tecnologia, lo stesso intervento si è trasformato in un’occasione per ritrovare, già a partire dai 50-55 anni, una vista pienamente efficiente. A beneficiarne sono soprattutto le donne, più colpite da questo disturbo visivo. Tra 55 e 65 anni, a soffrire di cataratta sono il 4% degli uomini e il 10% delle donne; il 14% e il 23% tra 65 e 75 e il 39% e 46% sopra i 75 anni. «La cataratta è l’opacizzazione del cristallino, una piccola lente che tutti noi abbiamo nell’occhio; è un processo in qualche modo inevitabile, un po’ come i capelli bianchi: in alcuni soggetti – pochi a dire il vero – inizia poco dopo i 40 anni, in altri, che sono la maggioranza, oltre i 70 anni», ha affermato il dottor Andrea Russo, oculista di Brescia, fondatore del Centro Oculistico Bresciano  e dottore di Ricerca in Medicina Molecolare e Traslazionale. «Chiaramente spetta allo specialista oculista, d’accordo con il paziente, decidere quand’è il momento giusto per intervenire; però, col passare degli anni, l’età dell’intervento si sta anticipando sempre di più».

Per eliminare la cataratta, infatti, occorre sostituire il cristallino naturale con uno artificiale, in buona sostanza una lente in materiale acrilico. Negli ultimi anni, sono arrivate sul mercato lenti di nuova generazione, chiamate Premium, che consentono non solo di rimuovere la cataratta, ma anche di correggere i difetti di vista eventualmente presenti, quali la miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo e anche la presbiopia. «Proprio questa possibilità spinge a operare sempre più precocemente, quando la cataratta è solo agli inizi o addirittura assente, nel qual caso si parla più correttamente di lensectomia», ha aggiunto Russo. «Le lenti Premium danno tanti vantaggi, permettendo di eliminare tutti i difetti di vista presenti nell’occhio del paziente con un unico intervento ed evitandogli l’uso degli occhiali». Si tratta in sostanza di lenti multifocali, cioè che consentono di avere più piani di messa a fuoco, e quindi una visione nitida alle brevi, medie e lunghe distanze. Non tutti i pazienti sono candidati per questo tipo d’intervento: sono lenti molto performanti che richiedono un occhio altrettanto performante. «L’occhio deve essere perfettamente sano, non devono cioè esserci patologie della cornea né della retina. Anche i difetti della lacrimazione possono dare fastidi», prosegue Russo.

Chi è interessato all’intervento, non deve fare altro che rivolgersi al proprio oculista di fiducia, o direttamente a un chirurgo oculista con una comprovata esperienza in questo campo, per iniziare l’iter di valutazione clinica. «Prima di decidere sull’opportunità di intervenire, l’occhio del paziente viene sottoposto a una serie di esami approfonditi, nell’arco di una visita della durata di circa un’ora, in primo luogo per escludere che vi siano patologie, e poi anche per capire quale tipo di cristallino è più adatto alla conformazione anatomica e biometrica del suo occhio. Una volta dato l’ok, si procede nel giro di qualche settimana», ha chiarito Russo. «Per quanto riguarda possibili remore e paure riguardanti l’operazione in sé, posso rassicurare tutti i potenziali pazienti: si tratta di un intervento di tipo ambulatoriale che richiede solo un periodo di osservazione di un paio di ore; dura circa un quarto d’ora ed è assolutamente indolore: l’anestesia è di tipo topico, viene praticata cioè solo con gocce instillate nell’occhio, mentre il paziente è sveglio e collaborante».

Decisamente favorevoli anche i dati riguardanti il decorso postoperatorio e la sicurezza dell’intervento. «Dopo l’intervento, il paziente soffrirà per un paio di giorni di una visione un po’ abbagliata o appannata; trascorso questo tempo si recupera un visus normale e si può tornare all’attività quotidiana», conclude Russo. «Voglio sottolineare infine che l’intervento di cataratta è quello più eseguito in Italia (circa 500 mila all’anno) e i margini di rischio sono ridotti veramente al minimo; oltretutto da 5-6 anni il bisturi e la mano del chirurgo oculista sono stati sostituiti da un laser comandato da un computer, che esegue con estrema precisione una serie di passaggi preliminari all’impianto del cristallino artificiale: anche questo va a tutto vantaggio dell’efficacia e della sicurezza dell’operazione».

di Dafne Cervi

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