Dieta “green” a tutte le età, ma con qualche attenzione

Le diete vegetariane piacciono. Almeno in Europa, dove secondo le recenti stime riferite al 2017, quasi l’8% della popolazione si alimenta “green”, il 3% veg rinunciando cioè oltre alla carne e latte, a uova e derivati, e circa il 5% LOV, senza carne e affini, ma portando in tavola qualche alimento di derivazione animale limitato a formaggi, latte e miele. Italia compresa, che sceglie nel 48% dei casi la dieta vegetale, convinta che queste proteine siano più sane e salutari di quelle animali, e nel 32% per un rispetto etico verso gli animali. Poco importa l’età, perché le diete LOV e veg sono seguite da grandi e piccini, incluse mamme in attesa o in allattamento.

«Sebbene la dieta mediterranea rappresenti il regime alimentare più equilibrato – spiega il professor Salvatore Barberi, pediatra presso la ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano – la letteratura internazionale è favorevole al consumo e a stili di vita alimentari vegetariani in genere, anche in fasi della vita più delicate come la gravidanza e l’allattamento nella donna, la prima e seconda infanzia nel bambino e l’adolescenza, purché vengano integrati i principi nutritivi potenzialmente carenti in queste diete di privazione, come raccomanda anche l’Academy of Nutrition and Dietetics». Facendo attenzione in particolare a 6 micro e macro nutrienti: vitamina B12, vitamina D, aminoacidi essenziali, acidi grassi a lunga catena quali EPA e DHA, alcuni minerali in particolare calcio, ferro, iodio, zinco e selenio; tutti elementi indispensabili e fondamentali in queste fasi sensibili della vita e il cui apporto insufficiente potrebbe causare gravi danni alla salute. Carenze realmente possibili ed esistenti: «La vitamina B12 – precisa Barberi – è presente solo in cibi animali, ecco perché tra i vegetariani è necessaria un’integrazione o il ricorso a cibi supplementati, tuttavia ancora poco diffusi in Italia. Le diete ricche di acido folico, come in genere le diete vegane, possono mascherare sintomi ematologici tipici della carenza di vitamina B12 che viene scoperta solo quando si palesano manifestazioni di tipo neurologico.
Dunque il consiglio, soprattutto alle donne in attesa o in allattamento, è di fare molta attenzione a questa vitamina, poiché la quota di vitamina B12 che passa nel feto o nel latte materno, dipende soprattutto dall’assunzione attraverso gli alimenti più che dalle riserve epatiche di cui la mamma dispone». Come a dire che il bambino si nutre di quello che la mamma mangia.

Non meno attenzione va riservata alla vitamina D il cui fabbisogno nei LOV è in parte soddisfatto da alimenti di origine animale, come le uova, e dall’esposizione alla luce solare, mentre nei “green” integralisti  occorre rinforzarne l’apporto con alimenti fortificati o integratori, perché la vita all’aria aperta da sola non basta.

Per il calcio invece stanno più tranquille le mamme LOV che possono fornire questo minerale a se stesse e al piccolo attraverso la dieta al pari di un’alimentazione onnivora, grazie al formaggio, al latte e derivati, alle uova, mentre è decisamente inferiore soprattutto nelle diete veg. «E’ possibile fornire calcio all’organismo – aggiunge il pediatra – integrando quotidianamente nella dieta varie porzioni di cerali integrali, legumi, verdure a basso contenuto di ossalati, semi oleosi, frutta secca e per i LOV anche latticini, alimenti cioè ricchi di questa sostanza».

Per il ferro e lo zinco ci potrebbero essere interferenze alimentari: per il primo il problema è doppio perché gli alimenti green contengono solo ferro eme (e scarsamente non eme). Di che si tratta? «Il ferro – precisa il professore è un principio nutritivo essenziale in quanto contribuisce a trasportare ossigeno nel sangue. E’ presente nei cibi in due forme: eme, che rappresenta il 40% del ferro ed è contenuto soprattutto in carne, pollame e pesce, e viene assorbito facilmente. Mentre il ferro non-eme, pari invece al 60% del ferro, si trova nei tessuti animali e totalmente negli alimenti vegetali, come frutta, verdura, semi, noci, e ha uno svantaggio: il suo assorbimento viene “filtrato” da altri composti come i fitati (i sali dell’acido fitico presenti soprattutto in cereali e legumi), calcio, polifenoli del tè, caffè, cacao. La strategia per bypassare eventuali ostacoli alimentari? Ricorrere a cibi acidi come il limone, gli agrumi o ad alcune verdure che contengono vitamina C o acido citrico che agevolano la metabolizzazione del ferro. «A favore degli alimenti green va detto che molti di questi, come ad esempio i legumi – fa sapere ancora Barberi – contengono mediamente quantità di ferro anche 3-4 volte superiori a quelle apportate dalla carne, che è tra gli alimenti più ferrosi, favorendo fabbisogno e assorbimento adeguati anche nei vegetariani. Mente il ferro non eme, meno biodisponibile negli alimenti green, di norma necessita di essere integrato con dosi raddoppiate rispetto a quelle assunte dai non vegetariani».
Anche lo zinco è spesso carente nelle diete vegetali, talvolta fino al 50%, ostacolato da fitati e fibre. Infine per gli acidi grassi essenziali, l’apporto degli omega 6 potrebbe essere compensato con il consumo di uova, semi oleaginosi, diversi oli vegetali e verdure, mentre più carente potrebbe essere l’apporto di omega 3 legato principalmente all’assunzione di noci, semi di lino e oli derivati.

Quali rischi si corrono se l’organismo in via di sviluppo e crescita va in carenza di queste sostanze? Sono possibili ritardi nella crescita, sia di peso e altezza, sia nello sviluppo psico-motorio e neurologico, ma anche maggiore fragilità ossea e le implicazioni connesse. Cosa consigliare, allora, alle mamme veg che pensano a una gravidanza?
«Di programmarla anche dal punto di vista di integrazione nutrizionale con il proprio medico di riferimento – conclude Barberi – effettuando uno screening pre-concepimento, soprattutto per i 6 citati micro e macro nutrienti, ripetendolo anche durante la gravidanza, l’allattamento e nel bambino nella prima e seconda infanzia fino all’adolescenza». Perché le conseguenze, anche gravi, di una dieta green, non adeguatamente supplementata a causa di scorretta informazione o di un mancato supporto medico, possono essere evitate, garantendo alla mamma e ai nascituri una vita e una crescita in salute.

di Francesca Morelli

 

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