Scompenso cardiaco: è fondamentale riconoscerlo

«Fin da giovane soffrivo di stanchezza cronica, mancanza di fiato, soprattutto di notte quando stavo sdraiata. Avevo le gambe sempre gonfie, tanto che ho partorito il mio primo figlio con le gambe fasciate. Ma all’epoca non sapevo di avere una malattia al cuore. Davo la colpa a problemi circolatori, ho pensato anche di soffrire d’asma. Finché una notte sono stata molto male e mi hanno portata al Pronto Soccorso perché non riuscivo più a respirare. Mi venne diagnosticato un infarto lieve, ma soprattutto uno “scompenso cardiaco”. Mi ero molto impressionata da questa definizione: avevo paura che il mio cuore si fermasse da un momento all’altro e per un certo periodo non ho più voluto uscire di casa. Poi ho incontrato due cardiologi all’Ospedale Sant’Andrea, il professor Di Somma e la dottoressa Marini, che mi hanno tranquillizzata e presa in cura. E tramite loro ho incontrato anche l’Associazione pazienti con scompenso cardiaco (AISC), che mi ha cambiato la vita. Organizzano incontri di informazione e con loro faccio salutari camminate almeno una volta alla settimana. E tutto ciò mi ha fatto dimenticare di essere malata…».

Così la signora Rossana, oggi sessantenne, di Fiano Romano, ha raccontato il vissuto della sua malattia, lo scompenso cardiaco, che interessa circa un milione di italiani ed è la seconda causa di ricovero ospedaliero, dopo il parto e la prima negli over-65. Rappresenta anche la prima causa di morte in Italia, addirittura superiore a quella di alcuni tumori, come ovaio e seno nelle donne, prostata e intestino negli uomini. Fino a oggi la terapia dello scompenso cardiaco si basava sull’inibizione neuro-ormonale del sistema renina-angiotensina e del sistema nervoso simpatico. Oggi anche in Italia è rimborsabile un farmaco, composto da due principi attivi, sacubitril e valsartan, che determinano un aumento degli ormoni “natriuretici”, prodotti dal cuore, che funziona non solo come pompa del sangue, ma anche come ghiandola che produce ormoni che riducono la pressione arteriosa e favoriscono l’eliminazione di sodio con le urine. Questa nuova combinazione ha dimostrato di ridurre la mortalità cardiovascolare del 20%, con un prolungamento di un anno e mezzo fino a due anni di sopravvivenza. «Siamo di fronte a un cambiamento radicale del nostro approccio al paziente con scompenso cardiaco, con il passaggio da un’inibizione a una modulazione neuro-ormonale», afferma Michele Senni, direttore della Cardiologia 1 dell’Ospedale ‘Papa Giovanni XXIII’ di Bergamo. «Una strategia di successo, come dimostrano anche i risultati di PARADIGM-HF, il più grande studio clinico mai condotto finora nello scompenso cardiaco cronico, che ha coinvolto 8.400 pazienti nel mondo ed è stato presentato al recente congresso dell’American College of Cardiology di Washington. «In questo trial – spiega Senni, coordinatore dello studio per l’ Italia – la combinazione sacubitril/valsartan è stata confrontata con enalapril, l’ACE-inibitore che rappresenta la terapia tradizionale nello scompenso cardiaco.

I risultati ottenuti sono stati molto promettenti, sia in termini di riduzione della mortalità cardiovascolare del 20%, che dell’ospedalizzazione per scompenso cardiaco, ridotta del 21%, ma anche per la riduzione del 16% della mortalità per le altre cause. Sono in corso altri studi per valutare l’effetto di questa nuova combinazione di farmaci sui disordini del sonno, frequenti in chi soffre di scompenso cardiaco, sul miglioramento dello stato cognitivo e sulla funzionalità cardiaca». Non solo allungamento dell’aspettativa di vita, dunque, ma anche un miglioramento della sua qualità: la fame d’aria e la grave stanchezza tipiche dello scompenso, infatti, si riducono sensibilmente e il paziente può tornare gradualmente a una vita più attiva. «Nell’approccio diagnostico terapeutico è necessario fare una diagnosi precisa e, se possibile, individuare e rimuovere la causa dello scompenso», sostiene Claudio Rapezzi, professore associato presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (DIMES) dell’Università di Bologna e direttore dell’Unità operativa di Cardiologia del Policlinico Sant’Orsola Malpighi. «Il paziente deve seguire una dieta alimentare corretta e attenersi alla terapia prescritta. Questa è costituita da un cocktail di farmaci già definiti e sperimentati: la combinazione secubitril/valsartan viene indicata a circa un terzo dei pazienti con scompenso cardiaco cronico».

Al  via la campagna di sensibilizzazione

Proseguirà fino alla fine di maggio, la Campagna informativa dedicata allo scompenso cardiaco, patologia cardiovascolare ancora oggi poco conosciuta e sottodiagnosticata, ma molto diffusa. L’iniziativa si inserisce nell’European Heart Failure Awareness Day, promossa dal 2010 dalla Heart Failure Association (HFA) della Società Europea di Cardiologia (European Society of Cardiology – ESC) e sostenuta dalla Federazione Italiana di Cardiologia (che coordina le Associazioni Scientifiche Nazionali). Obiettivo della campagna di quest’anno, giunta alla sua quarta edizione italiana, è di fare un passo ulteriore per sensibilizzare e responsabilizzare la popolazione riguardo la prevenzione e la cura attraverso un focus speciale sull’attività fisica. In occasione della Campagna, infatti, sono in programma una serie di eventi dedicati alla promozione di sani stili di vita quali alimentazione, abolizione del fumo, uso responsabile delle bevande alcoliche ma soprattutto al movimento e attività fisica. Saranno tanti i centri che proporranno ai cittadini gare podistiche, camminate e biciclettate. Queste iniziative hanno l’obiettivo di sottolineare l’importanza dell’attività fisica regolare e responsabile per promuovere in ciascuno abitudini di vita sane che permettano di prevenire i fattori di rischio cardiovascolare, come ad esempio sovrappeso, diabete, ipertensione e colesterolo alto. Saranno circa 40 i centri coinvolti nella Campagna di quest’anno, che si svolgerà nel corso di tutto il mese di maggio e sarà coordinata dall’AUSL di Piacenza. Tutte le informazioni sullo scompenso cardiaco e sulla campagna sono disponibili sul sito www.iltuocuore.com e www.associazioneaisc.org Inoltre, si possono seguire tutte le iniziative alla pagina facebook www.facebook.com/scompensocardiaco.

«Mediante una prevenzione efficace saremo in grado di prevenire l’80% delle patologie cardiovascolari e perfino il 40% dei tumori», spiega Massimo Piepoli, membro del Board di HFA e responsabile dell’Unità Operativa Scompenso e Cardiomiopatie dell’Ospedale di Piacenza. «Anche per i pazienti già colpiti da malattia cardiovascolare e da scompenso cardiaco, l’attività fisica viene raccomandata, alla pari delle terapie mediche e chirurgiche più efficaci, come mezzo di cura e di riabilitazione che permette di recuperare una qualità di vita soddisfacente e di migliorare la sopravvivenza. Oltre alla prevenzione, la diagnosi tempestiva e il controllo dei fattori di rischio permettono di rallentare il decorso della patologia».

di Paola Trombetta

 

Nuovo test della troponina per accertare un infarto

Il dolore toracico è la seconda causa più frequente di accesso al Pronto Soccorso. Ed è un sintomo tipico della Sindrome Coronarica Acuta (SCA). Tanto prima viene fatta la diagnosi, quanto migliore sarà la prognosi. Nuove tecniche stanno modificando la pratica di valutazione del paziente con dolore toracico in Pronto Soccorso e quindi migliorando la relativa presa in carico. Tra queste, l’utilizzo della troponina ad alta sensibilità, un’innovazione che è destinata a migliorare l’iter ospedaliero, accelerando i tempi di diagnosi. <Purtroppo, al momento, la diagnosi di esclusione delle SCA richiede tempi lunghi, comportando l’aumento dei costi e l’affollamento del Pronto Soccorso, con impatto negativo sui pazienti e sulle strutture sanitarie>, fa notare Francesco Prati, Presidente della Fondazione “Centro per la Lotta contro l’Infarto<Il rilievo della troponina ad alta sensibilità permette di escludere la diagnosi di infarto miocardico in atto, al momento del ricovero del paziente con solo due misurazioni ravvicinate (a distanza di poche ore). Invece, impiegandola non ad alta sensibilità è necessario trattenere il paziente per almeno 18 ore, ripetendo il prelievo ben tre volte e costringendo il paziente ad una lunga attesa al PS, che spesso comprende anche le ore notturne. Il test delle troponina è anche sicuro: in caso di negatività, la probabilità di eventi cardiovascolari è molto bassa, attestandosi su valori sotto l’ 1%>.  P.T.

 

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