La tavola delle feste per chi soffre di psoriasi

Ci vuole attenzione alla tavola per “salvarsi la pelle”, soprattutto se si soffre di psoriasi e ora che si avvicina il periodo più goloso e ricco dell’anno, quello delle feste natalizie. Ma anche più critico, perché costituito da cibi troppo dolci e troppo grassi che infiammano i tessuti, aumentando la progressione o l’insorgenza di lesioni psoriasiche. Questo non vuole dire che, a Natale, bisogna restare a stecchetto o farsi venire l’acquolina in bocca, vedendo gli altri commensali mangiare, ma soltanto scegliere i cibi giusti. Comunque buoni e raffinati, ma sani per la pelle. Infatti gli esperti, in occasione della seconda riunione della Scuola della Psoriasi organizzata dalla Dermatologia dell’Università Federico II e conclusasi di recente a Napoli, hanno proposto un menu salva psoriasi (ma benefico anche per la linea, trattandosi di cibi ipocalorici), ad hoc soprattutto per quelle giornate in cui a tavola non si bada a spese, e non soltanto economiche.

Per trascorrere delle festività senza preoccupazioni “dermatologiche”, per la cena della vigilia, i piatti privilegiati sono a base di pesce accompagnato da un contorno di verdure invernali, come carote e zucca gialla, mentre per il pranzo di Natale si può optare per piatti della tradizione con carni magre, quali pollo e tacchino ad esempio, farciti con cavolo, bietole o spinaci o anche un tocco di cereali integrali, per la gioia dei cultori del benessere. Siccome non è festa senza un buon dessert, a Natale ci si può concedere una piccola fetta di pandoro o panettone classici, cioè senza farciture, rinunciando però a torrone e marron glacé, troppo ricchi di zuccheri, o ad altri dolci elaborati. Ottima, infine, è una manciata di frutta secca da sgranocchiare o i profumati agrumi fra cui arance e mandarini. «La dieta mediterranea – sottolinea Nicola Balato, professore di Dermatologia all’Università Federico II e responsabile dell’ambulatorio della psoriasi – è la migliore per i pazienti con psoriasi, capace cioè di tenere sotto controllo o di mantenere bassi i livelli di infiammazione la quale non solo è il cardine della malattia ma stimola anche l’insorgenza di altre patologie correlate alle infiammazione nei tessuti, dal diabete alla sindrome metabolica, dall’artrite alle malattie cardiovascolari che spesso vanno a braccetto con le lesioni cutanee.

Dunque meglio prevedere nella dieta natalizia, che già espone a un maggior rischio di abbondare nell’introito di grassi e zuccheri, cibi “calmanti” quali il pesce ricco di omega-3 antinfiammatori, alternato a carni bianchi, entrambi accompagnati da verdura e ortaggi, privilegiando quellia  cui si attribuiscono proprietà antinfiammatorie come carote, zucca gialla, bietole, cavoli, o legumi. Mentre i cibi che accendono la psoriasi, come la carne rossa e i salumi, andrebbero consumati non più di una volta al mese e solo con l’intento di togliersi la voglia». Poiché a Natale va di moda anche un po’ di esotico, si può arricchire il fine pasto con del mango o dell’avocado, e per i più tradizionalisti con frutti di bosco come i mirtilli, tutti frutti con un dimostrato effetto antinfiammatorio.
E in vista dei brindisi di fine anno, dagli esperti arrivano anche alcune raccomandazioni che vanno in direzione di moderare l’alcol. Infatti, alcol e zuccheri aggiunti, contenuti anche in spumanti e champagne di alta qualità, provocano danni per la pelle. «Gli alcolici possono scatenare un peggioramento della malattia – precisa il professor Fabio Ayala, direttore della Clinica Dermatologica Università di Napoli Federico II – e anche compromettere l’efficacia di alcuni trattamenti. L’alcol potrebbe dunque diventare pericoloso sommato agli zuccheri (anche semplici) contenuti nei dessert. I quali non solo hanno un effetto potentemente infiammatorio, ma si associano al rischio di sovrappeso, altra causa che può scatenare la psoriasi in soggetti predisposti. Dunque meglio restringere il consumo di goloserie in questo periodo dell’anno in cui la tentazione è a portata di mano e di gola!
Riguardo infine al glutine, l’associazione con la psoriasi è ancora incerta; pertanto, meglio non ricorrere al fai da te eliminando intere categorie di cibi senza avere la certezza della diagnosi, certificata solo da test mirati che possono aiutare a capire se si è celiaci, adottando  successivamente le eventuali e necessarie contromisure dietetiche».

di Francesca Morelli


Conta lo stile di vita, anche nei piccoli

La psoriasi non è una malattia da grandi. Anzi. Nella maggior parte dei casi la scoperta della malattia avviene infatti in età pediatrica, come confermano i dati italiani con mezzo milione di diagnosi al di sotto della maggiore età. A tal punto che oggi circa 70mila bambini sono già conclamati psoriasici. La malattia presenta ancora dei lati oscuri: ad oggi non si conosce ancora la vera causa di insorgenza, sebbene la teoria più recente e accreditata stima che sia dovuta a una regolazione difettosa del sistema immunitario con un’esagerata risposta immunologica e conseguente sviluppo di infiammazione cronica (come avviene anche nelle MICI, le malattie Infiammatorie Croniche Intestinali e l’Artrite Idiopatica Giovanile), dipendente da una produzione esagerata di molecole che accendono e mantengono l’infiammazione: le citochine, come il TNF-alfa. Complice sembrano essere due fattori chiave: una genetica sfavorevole, molto complessa, combinata a cause ambientali. Oggi però si stanno aprendo nuove forme di cura associate a nuove opzioni terapeutiche: «Oggi i centri specializzati  – commenta la dottoressa Anna Belloni Fortina, Responsabile Dermatologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova – dove è importante rivolgersi in fase precoce per evitare che la psoriasi si estenda e si aggravi nel corso degli anni, offrono terapie di nuova generazione che permettono di gestire al meglio questa malattia e persino di guarire le lesioni».

E lo stile di vita? È fondamentale nel controllo della malattia, specie quello alimentare, perché i bambini con psoriasi tendono facilmente all’obesità e sovrappeso, specie nelle forme più severe di malattia. «Il controllo della nutrizione deve orientarsi non tanto a specifici alimenti – conclude la dottoressa – piuttosto a educare o riportare il ragazzino a un’alimentazione sana e corretta anche nelle quantità e frequenza. La raccomandazione è di seguire una dieta di tipo mediterraneo, secondo i canoni della piramide alimentare con poca carne e molta frutta e verdura, e attenta a includere tutti i complessi nutrizionali, nel rispetto soprattutto dell’ordine dei pasti. Controllando infatti il diario alimentare dei giovani e giovanissimi è emerso che spesso seguono un’alimentazione disordinata, nella maggior parte dei casi dipendente anche da abitudini alimentari familiari scorrette, che assieme a cibi poco sani pesano sul rischio di acquisire chili di troppo». E sulla buona gestione della malattia: ovvero con ripercussioni anche psico-emotive che allontanano dall’aderenza terapeutica e dietetica.

F. M.

 

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