In Africa un “sogno” si è realizzato, contro l’AIDS

«Quando andai in Mozambico, agli inizi degli anni 2000, non pensavo certo che avrei dedicato una parte della mia vita a questo Paese. Ma poi, conoscendo la realtà locale e vedendo le precarie condizioni in cui vivevano le persone affette soprattutto da AIDS e i loro bambini, ho pensato che era assolutamente ingiusta questa condizione e che come donna occidentale avrei dovuto fare qualcosa per queste donne meno fortunate di me». Da qui la decisione di Paola Germano, che lavora per la Comunità di Sant’Egidio a Roma  ed è anche direttore esecutivo del Programma DREAM (Disease Relief though Excellent and Advanced Means), il cui nome in inglese vuol dire anche “Sogno”. Ed è stato proprio un “sogno” quello di aver potuto realizzare questo progetto che ha consentito in pochi anni di salvare decine di migliaia di mamme e bambini in Africa.

Avviato a febbraio del 2002, il progetto DREAM ha realizzato in questi anni 46 centri di Day-hospital in dieci Paesi africani (Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Swaziland, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Angola). Nell’ultimo anno si è arricchito di un nuovo centro medico a Zimpeto, in Mozambico, per la cura dell’AIDS nelle donne e la prevenzione della malattia nei bambini. Il progetto è stato realizzato grazie alla volontà e all’impegno di tante persone che, come Paola, si sono adoperate per queste iniziative: sono stati aiutati milioni di africani, curati 330mila malati di AIDS e fatti nascere 65mila bambini sani da madri sieropositive.  E proprio in occasione delle Festività Natalizie, l’Accademia dei Lincei ha assegnato il Premio “Antonio Feltrinelli” a questa impresa eccezionale, di alto valore morale e umanitario, con un finanziamento di 250mila euro per sostenere il nuovo centro Salute di Zimpeto (Mozambico). Questo Centro è una struttura di grande impatto sanitario e sociale, unica in Mozambico, che ha l’ambizione di diventare un riferimento per la cura delle donne e i bambini per l’intero Paese. Si estende su una superfice di 2.000 mq e è un centro polivalente, in cui sono previste sezioni specializzate per il trattamento dell’infezione da HIV e la prevenzione della trasmissione dalla madre incinta al nascituro, ma anche per la diagnosi precoce delle neoplasie delle donne (cancro del collo dell’utero e del seno), una sezione per la cura della tubercolosi (prima causa di morte tra le persone con HIV, e una tra le prime cause di morte in genere in Mozambico) e una zona destinata alla cura dei pazienti malnutriti, in particolare bambini.

«All’inizio del progetto, abbiamo voluto concentrare le energie alla lotta contro l’AIDS, che era la prima emergenza sanitaria in Africa», spiega Paola Germano. «Abbiamo utilizzato farmaci generici, provenienti dall’India, perché più economici rispetto a quelli utilizzati in Europa. Poi, dieci anni fa, dopo l’istituzione, del “Global Found”, ovvero di un Fondo sanitario, con finanziamenti provenienti dai vari governi per acquistare i farmaci contro AIDS e tubercolosi, abbiamo utilizzato le innovative terapie anche in Africa, dove l’incidenza della malattia si attesta dal 5 al 15%, con punte massime del 20% nello Swaziland. Un risultato che ci ha particolarmente incoraggiato in questi anni è stata l’aderenza del 98%, in particolare delle donne, all’uso delle terapie, addirittura più alta di quella occidentale. Questo perché in Africa le donne sono “disperate” e vogliono vivere a qualunque costo per far crescere i loro figli che, senza di loro e senza le cure adeguate, morirebbero. Per questo il programma di cura per l’AIDS si è ulteriormente allargato, includendo anche un progetto di prevenzione di altre malattie, come il tumore all’utero e al seno e le malattie croniche. E negli ultimi anni abbiamo aggiunto un progetto di supplementazione nutrizionale per i bambini: non basta infatti salvarli da infezioni come l’HIV, se poi rischiano di morire di fame!
Il nuovo centro di Zimpeto si avvale di una fitta rete di collaborazione con i medici europei per la formazione del personale locale, con la possibilità di implementare i consulti clinici, grazie alla telemedicina. In questo senso, il progetto DREAM è anche un esempio di eccellenza italiana, grazie alla estesa rete di collaborazioni scientifiche realizzate con Università e Istituzioni, che mettono le loro conoscenze al servizio di Paesi meno fortunati e con minori risorse come quelli africani. Salvare tante vite umane e ridare un futuro a molte donne e bambini, grazie ai progressi che la medicina ha fatto nel nostro Paese, è un traguardo importante che ci rende orgogliosi di essere italiani».

di Paola Trombetta

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